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Asili nido, col Covid rincari delle rette. Ecco quanto costano

asili nido

A ottobre 2020 metà degli asili nido privati ha aumentato le tariffe, il 43% ha mantenuto quelle del 2019 e il 7% le ha ridotte. Ecco i dati raccolti da Altroconsumo

Il Covid e il lockdown hanno avuto ripercussioni economiche anche sulle scuole. Altroconsumo ha svolto un’inchiesta a ottobre 2020 e rilevato che metà degli asili nido privati ha aumentato le tariffe, il 43% ha mantenuto quelle dello scorso anno e il 7% le ha ridotte.

DOVE È STATA SVOLTA L’INCHIESTA

L’inchiesta, svolta nel mese di ottobre 2020, ha coinvolto 214 asili nido privati: 151 a Milano, 9 a Bari, 17 a Reggio Calabria, 30 a Padova, 7 a Pescara. Hanno partecipato in totale 145 strutture. Ai responsabili degli asili nido è stato chiesto di quali sono stati i problemi affrontati a causa della pandemia e quali sono state le modifiche apportate alla struttura per adeguarsi alle norme indicate dalle linee guida del ministero dell’Istruzione. Altro consumo fa sapere che le soluzioni sono state diverse e spesso hanno richiesto un aumento delle spese.

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LE DIFFICOLTÀ DEGLI ASILI NIDO

Le difficoltà che i gestori degli asili nido hanno dovuto affrontare per la riapertura in sicurezza sono state per esempio la sistemazione degli spazi, l’assunzione di nuovi educatori e personale di servizio. Alcuni hanno dovuto ridurre il numero di bambini ospitati, altri hanno anche raccontato di essere rimasti senza stipendio e di aver dovuto mettere i dipendenti in cassa integrazione.

I DATI

La metà delle strutture ha deciso un aumento in media del 6%, che equivale a 36 euro in più al mese. Altroconsumo ha riportato l’esempio della retta per un bambino di un anno e mezzo in un asilo privato, senza convenzione con il Comune, e per tutti i giorni della settimana.

“La retta comprende il costo del pasto e della tassa di iscrizione. Per ogni nido abbiamo individuato specifiche fasce orarie (da 4 a 6 ore, da più di 6 ore a 8 ore e oltre le 8 ore), perché i nidi applicano varie tariffe a seconda dell’orario di ingresso e uscita: uno stesso tempo di frequenza può corrispondere a tariffe diverse nello stesso nido, a seconda che il bambino frequenti di mattina o di pomeriggio, se entra in anticipo o si ferma per il doposcuola, se mangia in mensa o a casa.

All’interno di queste fasce abbiamo privilegiato le tariffe che prevedevano l’orario più lungo e con il pasto assicurato. Lo scorso anno un bambino spendeva 541 euro per la frequenza in una fascia oraria tra le 4 e le 6 ore, mentre quest’anno spende 557 euro. Anche per le fasce da 6 a 8 ore e per quelle oltre le 8 ore le tariffe sono aumentate, rispettivamente da 587 euro a 608 euro e da 680 euro a 696”.

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LE DIFFERENZE TRA NORD E SUD

Confrontando sempre i dati con il 2019, Bari è la città con l’aumento maggiore, con 45 euro in più al mese, mentre a Reggio Calabria l’aumento è di 9 euro. Nonostante questo primo dato, Bari resta una delle città meno care, seconda solo a Reggio Calabria. Milano, con una retta di 684 euro al mese, è la città più cara e ben distanziata dalle altre.

Le rette sono diverse da Comune a Comune, così come le agevolazioni e quindi emerge che i nidi comunali di Reggio Calabria sono i meno cari per tutte le fasce di reddito. Pescara e Padova sono le città più care per i redditi bassi: con una dichiarazione Isee di 10mila euro, la retta mensile è di 175 euro a Pescara e 188 euro a Padova.

Milano mantiene tariffe economiche per i redditi bassi (103 euro), ma elevate per i redditi dai 30 mila euro di Isee in su, imponendo le tariffe più alte di tutti.

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COSA È PREVISTO IN CASO DI CHIUSURA

Altroconsumo fa sapere inoltre che alcuni asili, dopo la chiusura di primavera della scorsa primavera, hanno introdotto nuove regole sul pagamento della retta. Il consiglio dell’Associazione è quello di leggere le clausole nei contratti firmati con la struttura educativa.

Se non viene specificato nulla, il diritto al rimborso si può far valere tramite una richiesta scritta inviata tramite Pec o raccomandata online.

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