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Riapertura scuola, l’Italia è la peggiore in Europa

scuola

Studenti abbandonati, linee guida incomprensibili e in ritardo. La scuola italiana ai tempi del Covid-19 messa a confronto con Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Norvegia. Per riaprire servono i tamponi e non i test sierologici (acquistati da Arcuri)

Nel progetto di ricerca “Scuolacovid19”, vengono messe a confronto le misure adottate da Italia, Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Norvegia. Il nostro Paese è all’ultimo posto, in quanto si classifica il peggiore per capacità di risposta all’emergenza nel contesto scolastico.

SCUOLACOVID19

Il progetto, realizzato dal dipartimento di Architettura e Studi urbani del Politecnico in collaborazione con il Comune di Milano, ha monitorato e messo a confronto fin dall’inizio della crisi, causata dalla pandemia, i documenti e le misure adottate dai diversi ministeri dell’Istruzione europei.

PERCHÉ L’ITALIA È ALL’ULTIMO POSTO

Tra le criticità che emergono, l’Italia registra il record per giorni di chiusura e le linee guida che, oltre ad essere di difficile fruizione per operatori e genitori, sono state pubblicate all’ultimo momento. Nessuno studente europeo è stato lasciato da solo (seppur seguito, quando è stato possibile, dalla didattica online) così a lungo. L’Italia registra infatti il maggior numero di giorni di chiusura totale delle classi. Per quanto riguarda invece le linee guida sono arrivate ad agosto, lasciando poco tempo ai dirigenti scolastici per organizzarsi. In Spagna, per esempio, già a maggio sono state date indicazioni sulla riapertura. Commentando la fruibilità delle linee guida, Marta Cordini, una delle autrici dello studio, ha dichiarato: “Le informazioni trasmesse sono molto accurate giuridicamente, ma non sono di facile fruizione per gli operatori o per i genitori che devono orientarsi”.

Scuolacovid19

LE RIAPERTURE IN EUROPA

In Gran Bretagna i ragazzi sono potuti tornare a scuola il 2 giugno. In Spagna, Paese che ha dovuto superare una crisi simile all’Italia, molte scuola hanno riaperto il 2 maggio. In Germania, già prima dell’estate, le scuole avevano sperimentato un modello ibrido, fra part-time, lezioni in presenza e insegnamenti a distanza, con gruppi classe molto ristretti e spazi ampi. Adesso le scuole tedesche sono tornate alle abitudini pre-Covid: sono tornati in classe tutti gli studenti e i docenti, con maggiore attenzione e controllo negli spostamenti e nelle aree comuni ma senza ulteriori limitazioni. In Italia, invece, la data del 14 settembre potrebbe slittare ulteriormente in diverse regioni, visto che il 20 e 21 settembre per alcuni territori sarà un vero e proprio election day.

L’ESEMPIO DELLA GERMANIA

Come riportato dal New York Times, in una scuola di Berlino, due giorni dopo la riapertura, una ragazza è stata trovata positiva al Covid-19. Il preside ha mandato a casa tutti i suoi 31 compagni di classe. Il giorno dopo sono stati tutti sottoposti al tampone e 24 ore dopo hanno ricevuto i risultati: tutti negativi. Nel giro di qualche giorno erano tornati tutti in classe. Questo dimostra che evitare contagi è quasi impossibile, ma l’intervento immediato con tamponi e quarantene specifiche possono impedire nuovi focolai e chiusure prolungate.

LA SOLUZIONE

Come si legge su L’Espresso “la sostenibilità del sistema si fonda specialmente sulla velocità delle risposte. E i test. Non però i test sierologici, di cui il commissario Domenico Arcuri ha ordinato 2 milioni di kit alla Abbott Diagnostic per gli operatori scolastici. No: a servire, per il contenimento del contagio, sono i tamponi che rintracciano l’Rna virale nelle vie respiratorie”. Anche uno studio pubblicato da Lancet, ribadisce che solo aumentando i tamponi, tracciando i contatti, e isolando i positivi, si può evitare il rischio di una seconda ondata fra dicembre e febbraio.

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