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Turismo e beni di lusso, è allarme russo. Quanto rischiamo di perdere per le sanzioni?

FIAVET Direttore Tecnico Di Agenzia Di Viagg Turismo Russoi

Il turismo russo rappresenta una quota importante per il nostro Paese, in quanto mediamente i visitatori che vengono dalla Russia spendono molto di più di tutti gli altri. Ma sono in allarme anche i comparti della moda e dell’agroalimentare, in particolare il settore vinicolo

Ci sono zone d’Italia in cui ormai, da qualche tempo, si parla russo. I ristoranti cercano camerieri che sappiano esprimersi in russo, le agenzie immobiliari pubblicano volantini di affitti brevi, ma anche di case in vendita, in alfabeto cirillico. Accade soprattutto nell’estremo Ponente ligure, nella cosiddetta Riviera dei Fiori, come pure all’Argentario e in Versilia. Ma quanto vale il turismo russo in Italia?

Non ci sono dati precisi e nemmeno recenti. Quel che è certo, è che il nostro Paese è da sempre tra le mete preferite dai russi e il grande successo delle trasmissioni dell’ultimo dell’anno “Ciao”, che prendevano bonariamente in giro la nostra televisione commerciale di trent’anni fa, condotte dal comico Ivan Urgant (liquidato dalla tv di Stato perché ha criticato il conflitto in Ucraina) ne sono la prova.

IL TURISMO RUSSO IN ITALIA IN NUMERI

Secondo un report sul turismo internazionale dell’Italia, realizzato dalla Banca d’Italia, nel solo 2013 i turisti russi hanno fatto spese giornaliere in media da 170 euro, superiore del 65% a quella degli altri turisti stranieri che soggiornano qui da noi, in Italia. Dal 2009 e fino al 2014 i pernottamenti di turisti russi in Italia sono passati da poco meno di 3 milioni e 600 mila a quasi 8 milioni mentre la spesa è salita da 623 milioni a 1 miliardo e 328 milioni di euro, grazie anche alla capacità di offrire pacchetti differenziati per tutte le tasche: dal turismo deluxe alla formula del “tutto compreso”.

Non siamo solo meta di magnati e oligarchi, come l’attivismo italiano sul fronte del congelamento dei beni lascia supporre (nei porti di Sanremo e Imperia sono stati sequestrati i mega yacht di ultra lusso di Alexei Mordashov  e di Gennady Timchenko, mentre in Toscana, sulle colline attorno a Lucca, le autorità hanno messo i sigilli a Villa Lazzareschi di Oleg Savchenko): ma una cosa è chiara, il turismo russo si compone da persone molto ricche, che amano la bella vita, il soggiorno in hotel pluristellati e quanto di buono e raffinato il nostro Paese mette in tavola.

A RISCHIO LE ESPORTAZIONI DI VINI E SPUMANTE

Anche per questo Coldiretti teme che le controsanzioni di Mosca mettano al bando vino e spumanti italiani. Il comparto ha un valore che si aggira attorno ai 150 milioni di euro. In particolare l’Italia – riferisce sempre Coldiretti – è il primo Paese fornitore di vino in Russia, con una quota di mercato di circa il 30%, davanti a Francia e Spagna, e ha registrato nel 2021 un boom della domanda di spumanti a partire da Prosecco e Asti ma tra le denominazioni più apprezzate ci sono anche i vini Dop toscani, siciliani, piemontesi e veneti. Tra gli altri prodotti che esportiamo in Russia, spiccano il caffè per 80 milioni di euro, l’olio di oliva per 32 milioni di euro e la pasta per 27 milioni di euro.

Le passate controsanzioni decise dall’egoarca russo con il decreto n. 778 del 7 agosto 2014 sono già costate alle esportazioni agroalimentari tricolori 1,5 miliardi negli ultimi 7 anni e mezzo. L’agroalimentare – spiega Coldiretti – è, fino a ora, l’unico settore colpito direttamente dall’embargo che ha portato al completo azzeramento delle esportazioni in Russia dei prodotti Made in Italy presenti nella lista nera come salumi, formaggi e ortofrutta. E la situazione pare essere destinata a peggiorare.

LA MODA

E poi c’è naturalmente la moda italiana, amata e ammirata in tutto il mondo, in particolare tra i russi più benestanti. Secondo Confartigianato, la moda è il secondo comparto per esportazioni in Russia, con vendite nel 2021 pari a 1.346 milioni di euro (17,5% del totale), dietro ai macchinari e apparecchi per 2.147 milioni di euro (il 27,9% del made in Italy in Russia). Nei settori della moda sono attive 55 mila micro e piccole imprese (MPI) con 306 mila addetti, il 65,8% del settore, un peso di 13,8 punti superiore alla media della manifattura. La moda italiana è caratterizzata dall’alta vocazione artigiana, con 35 mila imprese e 155 mila occupati, il 33,3% del settore.

La regione con la maggiore esposizione sul mercato russo – valutata con l’incidenza percentuale delle esportazioni della moda sul valore aggiunto del territorio – Umbria con 0,34%, Marche con 0,31%, Emilia-Romagna con 0,21%, Veneto con 0,14%, Toscana e Lombardia con 0,10%, tutte con valori sopra alla media.

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