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Tutti i numeri del porto di Genova e di Trieste

Porti Europei Cina

Si teme un venerdì nero per i trasporti di merci e persone. Pronti a fermarsi i ‘camalli’ del porto di Genova e Trieste, cruciali per l’economia nazionale: ecco quante merci passano da quelle banchine

Si prospetta un venerdì nero per il traffico delle merci, se i lavoratori del porto di Genova e di Trieste manterranno la promessa di incrociare le braccia, in dissenso con l’obbligo di green pass per lavorare. I lavoratori giuliani non vaccinati si attestano attorno al 40% del totale. E la maggior parte non intende venire a patti col governo, che dal canto suo ha inviato una circolare del Viminale che apre ai tamponi gratis, perché sono proprio contrari all’idea di esibire il certificato di presunta immunità.

Lo stato di agitazione dei lavoratori del porto di Trieste si trasmette ai ‘camalli’ di Genova: da anni infatti esiste una solidarietà ferrea tra le due categorie, che portano avanti all’unisono le medesime battaglie sindacali. Se le proteste valicassero la giornata odierna e si protraessero a oltranza, le ricadute per l’economia nazionale sarebbero inimmaginabili, tanto più che il Paese si sta rimettendo in moto solo ora. Si tratta infatti delle due porte che il Vecchio continente ha nei suoi confini meridionali, snodi fondamentali per i traffici interni al Mediterraneo e non solo, considerato che la loro posizione strategica permette di intercettare merci che arrivano da Est (Trieste è il capolinea della Nuova via della Seta) e da Ovest.

IL PORTO DI GENOVA E QUELLO DI TRIESTE IN NUMERI

Le ricadute economiche generate dalle attività del porto di Genova (cui si aggiunge quello di Savona) si estendono dalle due città portuali a buona parte del territorio nazionale. Con 28.000 occupati diretti nel porto principale e 8.000 negli scali di Savona e Vado, il complesso delle attività portuali rappresenta uno dei motori dell’economia regionale, con un incidenza del 6% rispetto agli occupati in Liguria.

 


Un specifico studio sviluppato nel 2016 da Nomisma-Prometeia-Tema ha quantificato l’impatto economico-sociale delle attività portuali genovesi in 122.000 occupati su tutto il territorio nazionale (compreso l’indotto), per un valore aggiunto di quasi 10 miliardi di euro. Il Bilancio di Sostenibilità del porto di Savona Vado mostra invece come la filiera portuale rappresenti la prima entità produttiva della provincia con quasi 8.000 addetti.

Il sistema portuale del Mar Ligure Occidentale non ha mai interrotto la sua attività anche durante i momenti più acuti della pandemia, assicurando un fondamentale servizio logistico per le regioni del Nord Italia e del Sud Europa. Dal punto di vista dell’attività portuale, fanno sapere dallo scalo ligure, a fronte di risultati estremamente positivi registrati nei primi due mesi dell’anno scorso, a seguito del primo lockdown di marzo e del crollo delle importazioni dall’Asia, i volumi di traffico si sono ridotti in maniera sostanziale. Complessivamente, nel corso del 2020, al porto di Genova sono arrivate circa 7000 navi (-20% rispetto al 2019) e le movimentazioni di merce hanno chiuso con un volume totale di 58,5 milioni di tonnellate, registrando un calo (-14,2%), esteso a tutte le tipologie di traffico.

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I traffici containerizzati hanno mostrato una tenuta migliore, chiudendo attorno a 2,5 milioni di TEU (acronimo di twenty-foot equivalent unit,  la misura standard di lunghezza nel trasporto dei container) e contenendo la flessione al -6,5% rispetto al numero di TEU ed al -4,9% rispetto al volume di merce. Da rilevare che nella seconda metà dell’anno i volumi sono tornati a crescere anche ben oltre i livelli di traffico del 2019 (+4,5% nel quarto trimestre). Per quanto riguarda il trasporto dei container da e per l’hinterland, la ferrovia ha registrato un incremento del 4.0% (323.075 TEU su 7.877 treni), raggiungendo una quota pari al 14,5% del totale.

Il traffico convenzionale ha chiuso a 13,2 milioni di tonnellate (-13,5%), mostrando un andamento differenziato nelle sue varie componenti. Stabile l’andamento dei prodotti forestali, in leggera flessione i prodotti ortofrutticoli (-3,4%), il segmento degli acciai è stato il segmento più colpito, con un calo superiore al 30%.

Da anni il porto di Genova sconta le difficoltà ben note della rete autostradale ligure, motivo per il quale sempre più merci ormai passano da Trieste, che presenta collegamenti migliori col resto del Vecchio continente. Secondo i dati di Assoporti, nel 2020 su 136,5 milioni di tonnellate di merci importate e 66,5 milioni di esportate, 54 milioni di tonnellate sono transitate solo dallo scalo giuliano. Il porto di Trieste vanta la più alta movimentazione di rinfuse liquide, segue Genova per il traffico container.

Nel 2019, ultimo anno prima della pandemia, lo scalo ha avuto 62.000.000 di tonnellate movimentate, a cui si sono aggiunte 4.000.000 di Monfalcone. Per quanto riguarda i singoli settori merceologici, stabili le rinfuse liquide si erano attestate a 43milioni di tonnellate(+0,30%). In crescita il settore delle rinfuse solide che registra un incremento del +3% con 1.700.000 tonnellate movimentate. Avevano rallentato invece le merci varie (-5%), in discesa a causa del risultato negativo del comparto Ro-Ro (-24%) che era passato da 299.000 unità transitate nel 2018 a 228.000 nel 2019.

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