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Acqua pubblica? A che punto è il ddl grillino avversato dalla Lega

Acqua Pubblica

Domani sarà la giornata mondiale dell’acqua. Nel frattempo, la Camera sta lavorando sulla proposta di legge per l’acqua pubblica. A che punto è la pdl a firma della deputata grillina Daga

Sarà domani, 22 marzo, la Giornata mondiale dell’acqua. Istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e celebrata per la prima volta nel 1993, vuole richiamare l’opinione pubblica sull’importanza dell’acqua e promuoverne una gestione corretta e che eviti sprechi, peraltro uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Del resto, i numeri parlano chiaro: entro il 2050, sottolinea l’Onu, 5 miliardi di persone nel mondo saranno colpite dal problema della carenza del liquido più prezioso del pianeta. Molto prima, invece, questo bene primario in Italia potrebbe essere oggetto di scontro politico.

LA PROPOSTA DI LEGGE DEL MOVIMENTO CINQUE STELLE

Al momento la Camera sta lavorando su una proposta di legge, prima firmataria e relatrice in commissione Ambiente e Lavori pubblici Federica Daga del Movimento Cinque Stelle. Il provvedimento “per la gestione pubblica e partecipata del ciclo integrale delle acque” è stato presentato esattamente un anno fa ma ha cominciato il suo iter in sede referente solo il 25 ottobre scorso. Al centro un tema molto sentito dal Movimento, che infatti lo ha voluto inserire anche nel contratto di governo. “La grande opera più utile – si legge nella parte che precede i 17 articoli – è restituire ai cittadini un sistema di gestione serio del servizio idrico integrato, che ripristini quanto prima una rete di infrastrutture idriche degne di questo nome rinnovando la rete idrica dove serve, bonificando le tubazioni dalla presenza di amianto e di piombo nonché portando le perdite al minimo, in modo da garantire acqua pulita e di buona qualità in tutti i comuni italiani: 365 giorni all’anno, 24 ore su 24”.

La pdl doveva sbarcare in Aula a Montecitorio lunedì 25 marzo ma c’è il rischio che slitti perché ancora manca la relazione tecnica del governo. In commissione sono arrivati circa 240 emendamenti, sia dalla maggioranza sia dall’opposizione con l’eccezione di Leu, e Daga non ha escluso riformulazioni per “aprire” alle proposte di modifica avanzate dai colleghi e in tal modo velocizzare l’iter parlamentare.

LE PERPLESSITÀ DELLA LEGA

Tra i deputati che hanno espresso la volontà di cambiare il testo della proposta anche molti leghisti. Il Carroccio non è contrario in toto al provvedimento ma ha forti perplessità relative alla gestione che ne deriverebbe e ai costi da sostenere. Secondo uno studio elaborato dalla società di consulenza economica Oxera per Utilitalia, che riunisce le imprese di acqua, ambiente ed energia, una riforma del servizio idrico nella direzione auspicata dalla pdl pentastellata potrebbe portare a un impatto sui conti pubblici di circa 15 miliardi, addirittura fino a 22,5 miliardi durante il primo anno.

Peraltro il partito di Matteo Salvini ha anche il problema di non scontentare ulteriormente i suoi elettori, che già – stando ad alcuni sondaggi – pare non siano molto d’accordo con la misura simbolo del M5S di governo, il Reddito di cittadinanza. In molti Comuni del Nord guidati dalla Lega, infatti, gli amministratori non sono favorevoli a che le società pubbliche gestiscano l’acqua e sono dunque preoccupati per il provvedimento in questione.

LA DECISIONE DEL M5S

Le due forze che stanno a Palazzo Chigi dovranno perciò trovare un compromesso, e anche abbastanza velocemente. Dal canto suo, il Movimento è convinto della necessità del provvedimento e ribadisce, come afferma la stessa Daga, che “nel contratto di governo abbiamo chiarito di voler trattare la gestione dell’acqua pubblica quindi noi ci basiamo anche su questo”. Del resto, la deputata sarda – che ha incassato anche l’incoraggiamento del presidente della Camera Roberto Fico e del ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro – “la riforma del sistema che sovrintende alla gestione delle risorse idriche in Italia non è più rinviabile. Ce lo chiedono i cittadini che hanno votato per l’acqua pubblica al referendum del 2011 e ce lo impongono le criticità dell’attuale modello emerse dalla lunga fase di audizioni in commissione Ambiente e Lavori pubblici alla Camera sulla nostra proposta di legge”. La gestione attuale, sostiene, “ha fatto mancare le garanzie date 20 anni fa con l’avvio della privatizzazione del servizio idrico”.

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