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Anfia, Federauto e Unrae: ammodernare i veicoli di trasporto merci per far ripartire il Paese

Merci

Sulle nostre strade veicoli merci vecchi, inquinanti e senza i più moderni sistemi di sicurezza. Le proposte delle associazioni della filiera per non perdere il treno della transizione ecologica e della trasformazione digitale

Un parco macchine vecchio, poco sicuro e inquinante. Ma con grossi investimenti in arrivo e, dunque, in procinto di mutare radicalmente da qui al 2025.  È questa la fotografia scattata da Anfia, Federauto e Unrae, le tre Associazioni che costituiscono e completano la filiera del trasporto pesante e della logistica. Una filiera “che vale oltre 70 miliardi”, racconta a Policy Maker Paolo Starace, presidente della Sezione Veicoli Industriali (Unrae). “Il nostro – spiega – è un mercato in forte contrazione da oltre un decennio a causa della progressiva migrazione delle industrie in quei Paesi in cui la manodopera costa meno, ora ulteriormente colpito dal Covid. Dopo la pandemia è seguito un breve rimbalzo che però sembra avere già esaurito gli effetti”.

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I dati di Anfia, Federauto e Unrae, incrociati, permettono di avere idea cosa circoli sulle nostre strade: “Mezzi molto vecchi, molto inquinanti e privi dei più moderni dispositivi di sicurezza”, taglia corto Luca Sra, Delegato per il Trasporto merci (Anfia), che poi spiega: “Solo il 22% dei veicoli in circolazione è dotato degli ultimi ritrovati. Però abbiamo davanti a noi periodi di grandi investimenti, e l’innovazione poggerà su tre pilastri: diesel pulito, gas naturale ed elettrico”. Gli fa eco Gianandrea Ferrajoli, Coordinatore Federauto Truck: “Siamo all’interno di un cambiamento guidato dal consumatore: abbiamo il dovere di interpretare al meglio transizione ecologica e trasformazione digitale”.

Luca Sra, Delegato per il Trasporto merci (Anfia), Gianandrea Ferrajoli, Coordinatore Federauto Truck (Federauto) e Paolo Starace, Presidente della Sezione Veicoli Industriali (Unrae)

Transizione ecologica e digitale saranno necessari per rinnovare un trasporto delle merci oggi tanto desueto: “I veicoli diesel sono ancora oggi i più diffusi, segue il GNL mentre l’elettrico è praticamente inesistente perché sono ancora troppi i colli di bottiglia legislativi che frenano gli investimenti”, dice Starace di Unrae, “Più della metà nel segmento superiore alle 3,5 tonnellate è ante Euro 4, percentuale che raggiunge il 45% nei mezzo da 16 tonnellate. La situazione migliora nel trasporto terzi dove i mezzi più inquinanti sono il 39,5%”.

“Percentuali tuttavia molto distanti dai nostri vicini di casa: in Germania e Francia la metà dei veicoli adibiti al trasporto merci è Euro VI, un altro 20% è comunque rappresentato dagli Euro V”, aggiunge Ferrajoli di Federauto. “Un veicolo su tre in Italia è infatti Euro 0, 1 o 2”. “Ora – continua Ferrajoli – occorre riformare le norme sulla revisione obbligatoria annuale: tutto è bloccato in attesa dei decreti attuativi del MIMS. Siamo favorevoli alla privatizzazione ma no alla giungla, serve fissare per tempo asticelle qualitative sull’onda di quanto fatto a suo tempo dalla Gran Bretagna o dalla Germania”, conclude il Coordinatore Federauto Truck.

Sull’altro fronte, il numero 1 di Anfia chiede invece “la proroga della percentuale di credito di imposta per gli investimenti in beni strumentali materiali, di rendere operativo il sistema di certificati bianchi e rimodulare il bollo dei veicoli industriali sulla base del criterio chi inquina paga”.

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