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Arera, chi brama per un posto nel cda e chi prova a sventare blitz

Arera

I posti del Consiglio di amministrazione dell’Authority fanno gola e rientrano negli appetiti della politica

Il rinnovo dei vertici di Arera, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, rischia di profilarsi come un terreno di scontro politico. Le premesse non sono delle migliori. Con il mandato settennale del presidente Stefano Besseghini ormai agli sgoccioli, il clima intorno alla nomina del suo successore e degli altri quattro membri del consiglio di amministrazione si sta riscaldando, rivelando interessi contrapposti e strategie sotterranee.

IL RUOLO STRATEGICO DI ARERA

Arera è un’authority cruciale, responsabile della regolazione dei prezzi di energia, gas e acqua, con un impatto diretto sulle bollette di milioni di italiani. Non sorprende, quindi, che i cinque scranni del consiglio siano molto ambiti e oggetto di forti pressioni politiche. Il prestigio delle cariche e il compenso di 240.000 euro annui aumentano l’attrattiva, rendendo la partita ancora più delicata.

IL GIORNALE DI ANGELUCCI PROVA A SMINARE I BLITZ

Secondo quanto riportato dal Giornale, si starebbe già delineando un tentativo di blitz. “A quanto si apprende – scrive il quotidiano degli Angelucci – proprio dall’interno di Arera si segnala un primo approccio. Il direttore divisione Ambiente, Lorenzo Bardelli, starebbe cercando di trovare uno sponsor per la nomina attraverso la sponda di Utilitalia, l’associazione delle utility dove le municipalizzate hanno un’influenza notevole (e di matrice Pd vista la predominanza della sinistra nell’Anci). Iniziativa più che lecita ma, proprio per il carattere bipartisan della procedura, sarebbe più opportuno cercare la strada del dialogo anziché quella dello schieramento”.

BIPARTISAN A SENSO UNICO?

Tuttavia, questo tentativo potrebbe trovare ostacoli rilevanti. Le nomine, infatti, richiedono l’approvazione del Consiglio dei Ministri e il via libera dei due terzi delle commissioni parlamentari competenti. Una prova di forza da parte di una sola area politica potrebbe quindi rivelarsi controproducente, mettendo in discussione l’equilibrio necessario per una governance efficace.

Il Giornale sottolinea come, in nome del dialogo bipartisan, sia opportuno evitare manovre divisive. Ma viene da chiedersi: questo clima di collaborazione bipartisan sarà davvero rispettato? O c’è il rischio, come spesso accade, è che il principio del dialogo diventi un’arma retorica per tutelare gli interessi di una sola parte?

LA NECESSITA’ DI UN APPROCCIO CONDIVISO

Di fronte alle sfide che il settore energetico e ambientale deve affrontare, il rinnovo di Arera rappresenta senza dubbio un’altra prova importante per la politica italiana. Come tante altre che, a tutt’oggi, rimangono congelate in una situazione di stallo permanente.

Una nomina orientata esclusivamente dalla logica delle appartenenze rischia di compromettere la credibilità e l’efficacia di un’istituzione fondamentale per il Paese. Il dialogo e il merito dovrebbero prevalere, ma gli sviluppi recenti lasciano intravedere un percorso tutt’altro che lineare. L’imperativo è quello di evitare una guerra di potere che finirebbe per penalizzare i cittadini e le imprese, già alle prese con le complessità di un mercato energetico in profonda trasformazione.

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