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Bonaccini mette bocca su tutto, ora senza Ziga metterà le mani sul PD?

Stefano Bonaccini

È l’unico vincente in un partito di perdenti, anche se l’ultima gara l’ha disputata con Borgonzoni che inanella solo gaffe. Per questo Bonaccini si sente autorizzato a dettare la linea su tutto e a sindacare su ogni cosa. E ora che Zingaretti si è defilato potrebbe essere pure il cavallo di Troia che riporterà Renzi nel partito…

Da quando, lo scorso settembre, Stefano Bonaccini, calcando il palco della Festa dell’Unità di Modena, disse: “Ma rientrino pure Renzi e Bersani, noi dobbiamo riportare quelli che sono usciti e non ci votano più”, un campanello ha iniziato a tintinnare nelle orecchie del senatore di Rignano.

Matteo Renzi sarà anche impulsivo e autodistruttivo, ma non è uno sprovveduto: prima di uscire dal PD si era accertato di lasciare diversi uomini fidatissimi dentro il partito (su tutti, Luca Lotti, Lorenzo Guerini e Andrea Marcucci, ma la lista è un po’ più lunga). Non ha ancora capito come sfruttarli, se per destabilizzare un partito che già di suo è privo di baricentro e perennemente dilaniato da beghe interne (come quelle che hanno appena portato alle dimissioni di Nicola Zingaretti), oppure se servirsene per farsi riaprire la porta nel caso dovesse mai tornare a bussare.

Poi, di colpo, Bonaccini, forte di tutti i suoi successi elettorali (due, e il secondo giocato contro Lucia Borgonzoni, che ha fatto delle gaffe il suo tratto distintivo), arrivati per di più in un periodo nel quale il PD conosce unicamente la sconfitta, è tornato a socchiudergli quella porta. Lì Renzi ha capito che, più che Lotti, Guerini e Marcucci, sarebbe stato il presidente dell’Emilia Romagna a fargli da portiere.

Le nostre sono ricostruzioni, è vero, sta di fatto, però, che subito dopo che Renzi ha ottenuto il governo Draghi, i renziani hanno iniziato a premere perché il PD elegga un nuovo segretario. E Bonaccini è il favorito. Mentre Italia viva, finita in una maggioranza vastissima, non conta più nulla. Di più: alle prossime elezioni potrebbe sparire, magari nemmeno entrare in Parlamento se la nuova legge elettorale avrà lo sbarramento. È credibile insomma che Renzi stia cercando qualcuno che gli butti giù le chiavi, perché vuole rientrare nel partito. Ma non ha più l’età per scalarlo esternamente, come fece già da giovane, quando alle europee lo portò al 40%, salvo poi prendere batoste in tutte le altre competizioni elettorali successive. E lì entra in gioco il vulcanico Boccaccini.

Mette bocca su tutto, Bonaccini. Forte sempre di tutti i suoi successi elettorali che ne fanno l’unico vincente in un partito di perdenti. E spesso la sua logorrea crea imbarazzanti assonanze con quanto dicono leader di partiti non troppo vicini al PD. Esattamente una settimana fa diceva e ripeteva che bisognasse aprire i ristoranti la sera. La medesima litania ripetuta da Matteo Salvini e che aveva fatto sbottare persino il pacioso Nicola Zingaretti. Pochi giorni dopo la sparata di Bonaccini, però, Bologna veniva dichiarata zona rossa e tutta l’Emilia Romagna arancione scuro. Secondo i dati dell’Ue la Regione che governa sarebbe persino “rosso scuro“, esistesse.

Difficile andare a cena fuori col sindaco di Bologna, Virginio Merola, che tuona: “State a casa o chiudo anche i parchi”. Bonaccini però non se l’è presa. Anzi, con un triplo salto carpiato ha subito cambiato posizione e si è appellato al governo (quello stesso governo contro cui mugugnava per le chiusure) chiedendo di fare presto o sarebbero stati “travolti” dal virus.

La curiosa convergenza tra Bonaccini e Salvini (in altri tempi sarebbe persino contro natura, ma attualmente non scordiamoci che PD e Lega siedono nello stesso governo) si è registrata su un altro tema divisivo e in grado di creare imbarazzi: il vaccino russo Sputnik. Esattamente come sui ristoranti, esattamente come Salvini, che dichiara sempre senza mai avere in mano pezze d’appoggio, Bonaccini non si sa sulla base di quale competenza, quali dati o titoli, interviene e chiede all’esecutivo di servirsene. È lecito supporre che la vicenda, che chiama in gioco gli studi e le autorizzazioni dell’EMA e dell’AIFA, sia un po’ più complessa di “sì, compriamone un po’” o “no, non prendiamolo perché è di Putin”, ma nel dibattito politico italiano a ciò è stata sminuita. Anche grazie ai continui interventi di Bonaccini e Salvini.

Bonaccini comunque ha garantito che prenderà il generale Figliuolo (neo commissario all’emergenza Covid) sotto braccio e gliene parlerà personalmente. E il Carroccio lo ha pure applaudito pubblicamente. I flussi politici dicono che negli anni molti elettori hanno abbandonato il PD proprio a favore della Lega, ma la strategia di Bonaccini sembra appiattirsi sulle posizioni di Salvini pur di recuperarli. Funzionerà? Cosa succederà quando inizierà a brandire il rosario alle feste dell’Unità?

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