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Calenda come Landini, ecco cosa li unisce

Portavoce

Il leader di Azione e il segretario Cgil sono rimasti senza portavoce, chi sbattendo la porta e chi licenziato 

Che il leader di Azione, Carlo Calenda, e il segretario della Cgil, Maurizio Landini, non andassero d’accordo non è una novità. In queste ore continuano a volare gli stracci tra i due. Al centro delle tensioni e di reciproche accuse il dossier caldo sui lavoratori della Magneti Marelli di Crevalcore, che rischiano il licenziamento a causa della volontà della proprietà americana Kkr di chiudere lo stabilimento.

Oggi Calenda, ex ministro dello Sviluppo economico ai tempi del governo Renzi, in un’intervista sul Corriere della Sera sfida il segretario Cgil a un confronto tv, rinfacciandogli accuse di un sostanziale silenzio sulla gestione Elkann su Stellantis e di appiattimento verso il gruppo Gedi (in merito è interessante l’articolo su Start MagazineExor, Stellantis e le capriole di Repubblica‘).

Di contro Landini ha necessità di alzare i toni, anche nei confronti del governo, in vista dell’iniziativa del prossimo 7 ottobre a Roma – senza le altre sigle sindacali ma con decine di associazioni e movimenti civici – che si caratterizzerà come “mobilitazione per la Costituzione”. Uno scontro, quindi, che in questo momento fa gioco alla visibilità di entrambi.

IL PORTAVOCE DI CALENDA SBATTE LA PORTA E SE NE VA

C’è una cosa, però, che accomuna i due leader: i litigi con i propri portavoce. L’ultima novità è stata riportata da Libero. Il portavoce di Azione, Angelino Di Silvio, con un passato anche nello staff di Paolo Bonaiuti, avrebbe rassegnato le dimissioni “alla fine di una litigata furibonda”. “Forse esasperato dalle richieste esigenti, ritenute quasi impossibili, di Calenda, il portavoce – ha spiegato il quotidiano – ha comunicato in un messaggio privato di non essere più a disposizione di Azione”. Di Silvio, dunque, avrebbe sbattuto la porta per insormontabili dissidi venutisi a creare con Calenda. Il leader di Azione, che nel frattempo gongola per il riavvicinamento di Ettore Rosato al suo partito, adesso dovrà cercare un nuovo portavoce.

LANDINI INVECE HA LICENZIATO MASSIMO GIBELLI

Anche Maurizio Landini è rimasto senza portavoce, perché è stato licenziato – con annesse polemiche. Lui è Massimo Gibelli, una lunga esperienza professionale nel sindacato, prima portavoce storico di Sergio Cofferati e poi, una volta rientrato in Cgil, di Susanna Camusso e, per un periodo più breve, dello stesso Landini. Un licenziamento che per altro sarebbe stato fatto «sfruttando anche il Jobs act», aveva spiegato Gibelli.

La risposta di Landini, a cui in molti attribuiscono mire politiche, non si era fatta attendere. «La Cgil – aveva spiegato il segretario generale – ha proceduto a una sua riorganizzazione interna e la scelta che è stata fatta è quella di non avere più la figura del portavoce. Nella riorganizzazione  questo è un lusso che non possiamo più permetterci. Non a caso io non ho più nessun portavoce, quindi abbiamo semplicemente fatto una riorganizzazione che va in questa direzione, né più né meno».

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