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Caos Ilva, il Mef e Urso sapevano del blitz di Fitto (sponda Meloni)?
Mistero intorno al memorandum firmato dal ministro Fitto e Arcelor Mittal, Invitalia (Mef) e altri membri di governo erano all’oscuro. Perché?
L’affare ex Ilva si tinge ogni giorno di più di giallo, avvolto da misteri, avvertimenti e colpi di scena. Come anticipato da Repubblica-Affari&Finanza, il ministro Raffaele Fitto e Arcelor Mittal hanno sottoscritto nelle settimane scorse un accordo di 5 miliardi per il rilancio dell’azienda.
A rendere ancora più escandescente la situazione ci ha pensato l’ad di Invitalia, Bernardo Mattarella, con una lettera di quattro pagine, datata 23 ottobre, inviata ai vertici di Acciaierie d’Italia, con in copia Arcelor Mittal, in cui elenca una serie di richieste, in alcuni casi reiterate, relative al mancato rispetto degli accordi tra le parti, sul destino dell’ex-Ilva di Taranto.
COSA HA SCRITTO L’AD DI INVITALIA MATTARELLA
“Dobbiamo rilevare come solo in data 16 ottobre si è potuto avere formale notizia e conoscenza da parte del cda della sottoscrizione di un MoU – scrive l’ad Bernardo Mattarella – . Sottoscrizione avvenuta l’11 settembre senza che ne fosse data comunicazione e preventiva informazione al cda della holding capogruppo”. Un problema di mancata trasmissione, secondo Invitalia: “Lo stesso rappresentante del socio privato, in occasione delle riunioni consiliari del 21 settembre e del 16 ottobre non ha fornito alcun dettaglio in proposito pur essendo stato personalmente firmatario del medesimo Mou”, prosegue la lettera.
E ancora: “Nelle stesse occasioni e nel corso di colloqui informali con il medesimo socio privato, si è potuto constatare che sarebbero stati redatti e consegnati documenti programmatici citati nel Memorandum senza che gli stessi, ancora una volta, fossero stati messi a disposizione o precedentemente concordati con il cda della holding e con Invitalia, nella sua qualità di socio pubblico chiamato a contribuire allo sviluppo della società. Circostanze queste che, qualora confermate, determinano inevitabilmente il sorgere di precise responsabilità”.
PALAZZO CHIGI: “LAVORO FITTO SU EX ILVA CONDIVISO E CONCORDATO”
Nel pomeriggio Palazzo Chigi fa trapelare sulle agenzie la sua versione: “In relazione a quanto pubblicato oggi da alcune testate giornalistiche, si precisa che, all’interno di un lavoro di squadra riguardante la vicenda ex Ilva di Taranto, il contributo del ministro Fitto, in relazione alle sue specifiche responsabilità (Coesione, Pnrr, Affari europei), è condiviso e concordato con il governo. Non mancheranno – come non sono mancate finora – le necessarie interlocuzioni con tutti i soggetti a vario titolo interessati”.
LA PRECISAZIONE DI INVITALIA: “CON IL GOVERNO COLLABORAZIONE COSTANTE”
A seguire arriva la precisazione della stessa Invitalia: “In merito ad alcune ricostruzioni di stampa pubblicate oggi sulla comunicazione di Invitalia ai vertici di Acciaierie d’Italia e di Arcelor Mittal, si precisa che la richiesta di chiarimenti e informazioni riguarda la corretta governance della società.
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La comunicazione – spiegano dal quartier generale dell’agenzia – non riguarda in alcun modo la collaborazione e il lavoro comune che si sta portando avanti con le istituzioni e in particolare con il Governo, che prosegue costantemente nello sforzo di giungere a una soluzione positiva. Nello specifico la richiesta di chiarimenti e verifiche avanzata riguarda la messa a disposizione di documentazione aggiornata sulla situazione economico-patrimoniale e finanziaria di Acciaierie, nonché alcune recenti scelte aziendali non condivise”.
I SINDACATI: “I MINISTRI CI HANNO MENTITO SULLA PRESENZA DI UN MEMORANDUM”
In una nota unitaria Fiom-Fim-Uilm vanno giù duro: “Siamo di fronte ad un fatto di gravità enorme. All’incontro del 27 settembre scorso a Palazzo Chigi i quattro ministri ci hanno mentito quando hanno negato la presenza di un Memorandum già sottoscritto l’11 settembre tra Governo e Acciaierie d’Italia. Pur non trattandosi di un accordo definitivo è comunque grave il fatto che non siamo stati informati, nonostante la nostra esplicita richiesta”.
FITTO AVREBBE FATTO TUTTO DA SOLO (CON IL VIA LIBERA DI MELONI?)
Come scrive Repubblica “il fatto strano è che di questo accordo (Mou) il socio pubblico di Acciaierie d’Italia, cioè Invitalia (38%) non ne sapeva niente. Ed evidentemente neanche il suo socio di controllo, cioè il Mef. Insomma, Fitto avrebbe fatto tutto da solo trattando direttamente con gli indiani, azionisti di maggioranza (62%)”.
COSA C’E’ DIETRO?
Alcuni osservatori fanno notare che sembra riproporsi lo stesso schema di quanto fatto dallo zoccolo duro di Palazzo Chigi sulla tassa sugli extraprofitti delle banche, portata in Cdm all’oscuro non solo delle banche ma di uno dei soci di maggioranza, ovvero il vicepremier Tajani.
Anche in questo caso, per la riuscita del blitz, evidentemente era necessario restringere il perimetro dei soggetti a conoscenza. Tra questi c’è Invitalia, il cui ad Mattarella è di nomina draghiana all’epoca in cui al Ministero dello sviluppo economico c’era Giorgetti, ora al Mef. E’ lecito quindi ipotizzare che Invitalia abbia messo nero su bianco quello che il Tesoro non poteva dire, per evitare che la situazione deflagrasse in ambito politico e lasciarla vincolata sul piano tecnico.
LE DIVERGENZE TRA FITTO E URSO
Inoltre si vocifera che anche il ministro Urso fosse stato tenuto all’oscuro, altro protagonista della vicenda per le sue competenze. Fitto e Urso, infatti, tra i ministri competenti del dossier Ilva, in questi mesi hanno reso palese le proprie divergenze sul futuro dello stabilimento di Taranto. Il ministro delle imprese e del Made in Italy era per l’acquisizione del controllo da parte di Invitalia, Fitto invece era favorevole a lasciare il controllo di Acciaierie d’Italia ad Arcelor Mittal. Il supporto di Palazzo Chigi al ministro pugliese era già stato esplicitato dal sottosegretario (anche lui pugliese) Mantovano quando nel corso dell’ultima riunione con i sindacati ribadì che il dossier era nelle mani del ministro Fitto.
In tutto ciò non è chiaro ancora il ruolo del Mef sul Memorandum. Per Invitalia, sindacati, altri membri di governo non resta che fidarsi delle parole delle “fonti” di Palazzo Chigi quando prova a rassicurare (mica tanto) che “non mancheranno le necessarie interlocuzioni con tutti i soggetti a vario titolo interessati”.