La segretaria Patrizia Scurti ha inviato una mail di Natale ai dipendenti di Palazzo Chigi…
Chi è Federico Silvio Toniato, il successore di Serafin alla guida della macchina del Senato
Federico Silvio Toniato in pole quale nuovo segretario generale di Palazzo Madama. Alessandro Goracci ed Edoardo Sassoli probabili vice. Ecco chi sono.
Al Senato sono giornate di cambiamenti. Dopo 13 anni Elisabetta Serafin finirà il suo lungo regno di segretaria generale di Palazzo Madama per traslocare alla presidenza di Saipem.
Il Consiglio di presidenza, guidato da Ignazio La Russa, si riunirà nelle prossime ore per definire la successione. Un ruolo molto ambito e strategico, dal punto di vista amministrativo, legislativo e politico. Una figura di potere, considerato che gli alti funzionari dello Stato chiamati a governare la macchina delle massime istituzioni repubblicane “conoscono tutti i segreti e ogni recondito meccanismo funzionale – scrive Repubblica -, in grado di pilotare decreti e votazioni come neppure il più navigato dei politici”.
Ad essere in pole per la successione a Serafin – come aveva già scritto Milano Finanza – è Federico Silvio Toniato, “numero due di Serafin fin dal 2014 quando, a 39 anni, divenne il più giovane vicesegretario dell’Aula della storia. Per lui, a Palazzo Madama, una carriera ultraventennale iniziata nel 2000”.
CHI E’ FEDERICO SILVIO TONIATO
Padovano, classe 1975, il segretario generale in pectore è un enfant prodige. “Un po’ per la sua età — grazie alla quale potrebbe diventare il più giovane mai incaricato, titolo che già conquistò nel 2014, quando venne designato vicario a soli 39 anni — un po’ per la rapida progressione di carriera. Entrato per concorso nel 2000 come consigliere parlamentare, moderato con simpatie politiche trasversali, da sempre vicino alla Comunità di Sant’Egidio, il suo nome – scrive Repubblica – comparve per la prima volta in un comunicato stampa del 2008, allorché l’allora presidente del Senato, Renato Schifani, venne ricevuto da Papa Ratzinger nel Palazzo Apostolico.
Toniato e famiglia furono segnalati, a sorpresa, nella delegazione: menzione mai riservata ad alcun funzionario, segno del peso avuto nell’organizzazione del rendez vous col pontefice. Nel novembre 2011, fu sempre Schifani ad assegnarlo al neo-senatore a vita Mario Monti, alle prese con la formazione del nuovo governo post Berlusconi. Lavoro che fece guadagnare alla brillante “ombra” la qualifica di segretario generale a Palazzo Chigi. Fino al suo rientro, dieci anni fa, nei ranghi di palazzo Madama per scalarne la vetta. E procurarsi una qualifica a vita, senza scadenza: si può perdere solo per revoca”.
Toniato attualmente è detentore del ruolo che aveva Serafin nel 2011 al momento della nomina: dirige infatti l’Area A, vale a dire l’Assemblea e le Commissioni permanenti.
GORACCI E SASSOLI I PROBABILI VICE DI TONIATO
Nella nuova squadra del Segretariato generale del Senato dovrebbero figurare anche Alessandro Goracci ed Edoardo Sassoli.
Goracci, continua Repubblica, “di un paio d’anni più giovane” di Toniato, “stessa laurea col massimo dei voti, ingresso per concorso in Senato, curriculum stellare. A perorarne la causa presso La Russa è stato l’ex premier Giuseppe Conte, che lo volle capo di gabinetto” a Palazzo Chigi. Caduto il governo giallorosso, Goracci è andato a guidare l’Ufficio legislativo del ministro del Lavoro Andrea Orlando.
L’ultimo vice dovrebbe invece essere Edoardo Sassoli, “consigliere anziano di comprovata esperienza”.
CHE STIPENDIO AVRANNO IL SEGRETARIO GENERALE E I VICE?
Sul sito della Camera, fa presente il manifesto, “si specifica che per gli assunti dopo il 2013 il segretario generale è il suo vice non godono di un trattamento economico diverso dagli altri Consiglieri parlamentari, che va dai 70 mila al momento dell’assunzione per salire a 115 mila dopo 10 anni di servizio; 185 mila dopo 20 anni; 240 mila dopo 30 anni (il tetto imposto dal governo Renzi nel 2014 a tutti i dipendenti pubblici). Per gli assunti precedentemente al 2013 la progressione era più rapida: 149 mila dopo 10 anni; 235 mila dopo 20 anni; 328 mila dopo 30 anni; 352 mila al 35esimo anno e 369 dal 40esimo. Per il Senato – si chiede il manifesto – valgono le stesse cifre?”.