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Chi è il direttore generale che ha lasciato il Ministero della Giustizia e perché

Direttore Generale Vincenzo De Lisi

Il direttore generale della DgSia, Vincenzo De Lisi, si è dimesso dall’incarico in via Arenula per presunti dissidi con il capo di gabinetto di Nordio

Di nuovo acque agitate negli uffici del Ministero della Giustizia, dopo gli avvicendamenti e le polemiche dei mesi scorsi che portarono alcune figure centrali del Dicastero guidato da Nordio a lasciare via Arenula.

Come riportato dal Foglio il direttore generale dei sistemi informativi automatizzati, Vincenzo De Lisi, ha rassegnato le sue dimissioni. Si tratta della struttura “chiamata a guidare la trasformazione digitale del processo e dell’amministrazione giudiziaria. Un duro colpo per il ministero di Via Arenula – sottolinea il quotidiano – soprattutto nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi del Pnrr”.

CHI E’ VINCENZO DE LISI

Classe 1969, laureto alla Sapienza di Roma in Ingegneria Elettronica, De Lisi da oltre 25 anni si occupa di progetti di innovazione e trasformazione digitale. Inizia la sua carriera in Andersen Consulting, poi Accenture, per circa 14 anni, continua in CSC e poi Sirti, società Italiana leader nelle infrastrutture, dove svolge in ruolo di CIO per circa 6 anni, successivamente lavora come Advisor in operazioni di M&A tecnologiche per banche e fondi di investimento tramite società leader di settore, e supporta di verse PMI nel percorso digitale. Nel luglio 2021 entra al Ministero della Giustizia come DG della DGSIA per guidare la trasformazione digitale e “aveva saputo conquistare la fiducia dei capi delle procure e dei tribunali sparsi per il Paese, pur non essendo una classica ‘toga fuori ruolo’”.

C’E’ LO ZAMPINO DI BARTOLOZZI DIETRO LE DIMISSIONI DI DE LISI?

Sempre il Foglio annota che “dietro le dimissioni di De Lisi ci sarebbero (anche in questo caso) dissidi con Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del ministro Nordio”.

Ancora una volta, quindi, sembra che ci sia lo zampino della “‘zarina’ di via Arenula”, come l’ha definita in passato Repubblica,  Bartolozzi a inizio anno, infatti, è stata al centro di alcune ricostruzioni giornalistiche che la additavano come la principale causa delle dimissioni dell’allora capo di gabinetto del ministro, Alberto Rizzo. Ruolo che poi Nordio ha affidato proprio a Bartolozzi (già suo vicecapo di gabinetto). Come ricostruiva lo scorso febbraio in un retroscena Liana Milella “Rizzo s’è reso conto che nella vita e nella stanza di Nordio era un’altra la magistrata con assoluto potere, Giusi Bartolozzi. Quella che Nordio chiama “la mia ministra””.

Aggiungeva il Domani: “A portare all’esasperazione il magistrato, stimato dai colleghi e dallo stesso ministro, è stato il ruolo sempre più debordante della vicecapo di gabinetto vicario, Giusi Bartolozzi, che nei mesi si è ritagliata il molo di eminenza grigia, ascoltatissima da Nordio e sempre pronta a mettere bocca in tutte le scelte. Nota, però, anche per le sue intemperanze caratteriali e la sua volontà accentratrice. Con il risultato di provocare dissapori al limite dello scontro, con fonti che raccontano di Rizzo asserragliato nel suo studio mentre il ministro veniva monopolizzato da Bartolozzi”. Di qui la decisione dell’ex presidente del tribunale di Vicenza: meglio lasciarsi alle spalle gli intrighi politici e tornare alla toga.

IN POCHI MESI HANNO LASCIATO VIA ARENULA RIZZO, COVELLI E DE LISI

Nei mesi scorsi, come aveva riferito il Fatto quotidiano, si era registrata anche un’altra “fuga dal Ministero della Giustizia”, con “la numero uno degli ispettori” del Ministero Maria Rosaria Covelli diventata “la nuova presidente della Corte d’appello di Napoli”. Dopo Rizzo e Covelli, quindi, anche De Lisi ha deciso di fare un passo indietro.

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