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Concessioni balneari, cosa cambia con le liberalizzazioni del governo

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Il testo prevede che le concessioni balneari in essere continuano ad avere efficacia fino al 31 dicembre 2023. L’esecutivo propone di abolire i commi dal 675 al 683 dell’articolo 1 della legge 145/2018 che ha disposto l’estensione delle concessioni al 2033. Si attendono ora i decreti per capire come sarà regolamentata la materia

Per assicurare un più razionale e sostenibile utilizzo del demanio marittimo, favorirne la pubblica fruizione e promuovere, in coerenza con la normativa europea, un maggiore dinamismo concorrenziale nel settore, e, soprattutto, per non impattare contro la procedura di infrazione comunitaria, il Governo è intervenuto per liberalizzare il settore degli stabilimenti, prevedendo che, dal 2024, il nostro Paese cambi registro e normi in modo conforme al resto d’Europa le concessioni balneari. Sempre l’esecutivo è delegato ad adottare entro sei mesi dall’entrata in vigore del Disegno di legge Concorrenza, decreti legislativi aventi la finalità di aprire il settore, nel contempo tenendo in adeguata considerazione le peculiarità del comparto, che fino a oggi di fatto prevedeva concessioni a vita, rinnovate tacitamente. Ma è già possibile comprendere diverse informazioni leggendo il provvedimento.

CONCESSIONI BALNEARI, QUANDO CAMBIERA’ TUTTO

Le concessioni balneari in essere «continuano ad avere efficacia fino al 31 dicembre 2023 se in essere alla data di entrata in vigore della presente legge sulla base di proroghe o rinnovi». Nel ddl si precisa che «l’occupazione dello spazio demaniale connessa alle concessioni e ai rapporti non è abusiva». Quindi al momento tutto resta come prima, nel frattempo: «Il governo, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, è delegato ad adottare […] uno o più decreti legislativi volti a riordinare e semplificare la disciplina in materia di concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali, per finalità turistico-ricreative, nonché la disciplina in materia di concessioni per la realizzazione e la gestione di strutture dedicate alla nautica da diporto, ivi inclusi i punti d’ormeggio», che preveda/no «l’affidamento delle concessioni sulla base di procedure selettive nel rispetto dei principi di imparzialità, non discriminazione, parità di trattamento, massima partecipazione, trasparenza e adeguata pubblicità».

Le norme in arrivo dovranno occuparsi della «definizione di criteri uniformi per la quantificazione dell’indennizzo da riconoscere al concessionario uscente, posto a carico del concessionario subentrante, dell’eventuale incolpevole del mancato ammortamento degli investimenti realizzati nel corso del rapporto concessorio e autorizzati dall’ente concedente e dell’eventuale incolpevole della perdita dell’avviamento connesso ad attività commerciali o di interesse turistico».

I REQUISITI PER PARTECIPARE AI BANDI

Con riferimento ai «requisiti di ammissione» l’esecutivo di Mario Draghi, accogliendo le istanze del centrodestra, si impegna a fare in modo «che favoriscano la massima partecipazione di imprese, anche di piccole dimensioni, e di enti del terzo settore». Inoltre promette che si terrà in  «adeguata considerazione, ai fini della scelta del concessionario, del rapporto tra tariffe proposte e della qualità e delle condizioni del servizio offerto agli utenti, alla luce del programma di interventi indicati dall’offerente per migliorare l’accessibilità e la fruibilità del demanio, anche da parte dei soggetti con disabilità, e della idoneità di tali interventi ad assicurare il minimo impatto sul paesaggio, sull’ambiente e sull’ecosistema, con preferenza del programma di interventi che preveda attrezzature non fisse e completamente amovibili».

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LE ATTENZIONI VERSO I BALNEARI ITALIANI

Sarà privilegiato chi dimostra «facoltà di valorizzare il bene» e chi vanta «l’esperienza tecnica e professionale già acquisita in relazione all’attività oggetto di concessione o ad analoghe attività di gestione di beni pubblici, anche in riferimento alla gestione di strutture ricreative titolari di concessioni demaniali al momento della data di entrata in vigore della presente legge, secondo criteri di proporzionalità e di adeguatezza e, comunque, in maniera tale da non precludere l’accesso al settore di nuovi operatori».

Infine, avrà un peso sulla decisione l’«adeguata considerazione degli investimenti, del valore aziendale dell’impresa e dei beni materiali e immateriali, della professionalità acquisita, anche in riferimento alla gestione di strutture ricreative titolari di concessioni demaniali al momento della data di entrata in vigore della presente legge, nonché della valorizzazione di obiettivi di politica sociale, della salute e della sicurezza dei lavoratori, della protezione dell’ambiente e della salvaguardia del patrimonio culturale».

QUANTO DURERANNO LE NUOVE CONCESSIONI BALNEARI?

Il tema è complesso e probabilmente sarà deciso solo coi prossimi interventi. Al momento il testo approvato dal Cdm si limita a dire che la durata «dovrà coprire un periodo non superiore a quanto necessario, per garantire al concessionario l’ammortamento e l’equa remunerazione degli investimenti autorizzati dall’ente concedente in sede di assegnazione della concessione, e comunque da determinarsi in ragione dell’entità e della rilevanza economica delle opere da realizzare con divieto espresso di proroghe e rinnovi anche automatici».

LE ISTANZE AMBIENTALISTE

Infine, le nuove norme sulle concessioni balneari promettono di ascoltare le istanze ambientaliste laddove promettono un «adeguato equilibrio tra le aree demaniali in concessione e le aree libere o libere attrezzate» e la «definizione di una quota del canone annuo concessorio da riservare all’ente concedente e da destinare a interventi di difesa delle coste e di miglioramento della fruibilità delle aree demaniali libere».

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