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Ecco come i tre ex premier Renzi, Gentiloni e Conte mettono alle strette Elly Schlein  

Schlein

Il leader di Iv divide il campo progressista, Gentiloni apre mentre Conte chiude. Nel frattempo la segretaria del Pd si rivolge al Paese

Contesto: festa dell’Unità di Reggio Emilia. Oggetto: Matteo Renzi e Italia Viva. Convitato di pietra: Elly Schlein. Soggetti: prima Paolo Gentiloni, poi Giuseppe Conte. Risultato: fischi al primo, applausi al secondo.

GENTILONI APRE A RENZI E LA PLATEA DEM FISCHIA

Cosa è successo? Semplice. Nel corso della Festa dell’Unità di qualche giorno fa al commissario europeo uscente è bastato solo paventare l’ipotesi di Italia Viva all’interno del campo largo che la platea di Reggio Emilia è esplosa in una bordata di fischi. Ecco cosa ha detto Gentiloni: “Fanno molto bene il Pd e Schlein a lanciare un appello all’unità a tutte le forze di centrosinistra, sia quelle che spontaneamente si collocano nel centrosinistra, sia quelle che di nuovo si collocano nel centrosinistra, penso a Italia Viva. Bisogna lavorare per coalizione larga con tutte le forze che è possibile coinvolgere”. Ai fischi si è aggiunto un coro di no, come sottolineato dal Fattoquotidiano.it.

CONTE SONDA LA BASE DEM SU RENZI, CHE BOCCIA L’ALLEANZA

Ecco invece la cronaca dell’Ansa della giornata in cui è stato “ospite d’onore” il leader del M5S. “Il mattatore è stato Conte (…) Sul leader di Iv, ha tirato fuori anche il colpo di teatro: “Voi vi fidate di lui?”, ha chiesto al pubblico. “Noooo”, è stata la risposta. Impossibile pesare il contributo in decibel dei simpatizzanti M5s e quello dei militanti del Pd. “Non sono io convinto che Renzi faccia perdere i voti – ha detto Conte – lo sono gli italiani che rispondono ai sondaggi. Questo è quello che pensa pubblico, il mio pensiero lo conoscete bene”. E poi, per chi non avesse capito che con Renzi la ruggine è alta qualche metro: “Per il covid c’è una commissione di inchiesta che sembra un plotone di esecuzione contro me e Speranza. Sapete com’è nata? Da un accordo fra Renzi e Meloni. Hanno lavorato in commissione insieme. Eppure Iv era al governo, condividevamo le decisioni”. E giù altri applausi per Conte.

SCHLEIN STRATTONATA DAI TRE EX PREMIER

Elly Schlein per ora non prende posizione netta. Le elezioni politiche sono lontane, ma già per le regionali qualche grattacapo la variabile Renzi lo sta creando. La segretaria Pd, in merito alla strada da seguire sul fronte delle alleanze, si trova in mezzo a questo fuoco di tre ex presidenti del Consiglio. Il redivivo Matteo Renzi, secondo cui il futuro è il bipolarismo e ha deciso da che parte stare, il centrosinistra; Paolo Gentiloni che apre al suo ex segretario e Giuseppe Conte che non lo vuole sentire neppure citare. Posizioni, queste ultime due, legittimate dai fatti e suffragate dalle stesse azioni di Renzi.

L’attuale leader di Iv nel 2016, dopo le dimissioni da presidente del Consiglio a seguito della bocciatura del referendum sulla riforma costituzionale, passò il testimone a Palazzo Chigi proprio a Gentiloni, allora suo ministro degli Esteri. Tra l’altro lo stesso Gentiloni tre anni dopo, nel 2019, venne indicato proprio dall’allora premier Conte quale commissario europeo per l’Italia. Il leader del M5S però ha il dente avvelenato nei confronti di Renzi. Del resto come dargli torto: fu il senatore di Rignano a sancire la crisi del governo Conte II che portò al governo Draghi e c’è sempre il suo zampino sulla commissione parlamentare Covid istituita per fare chiarezza sulla gestione della pandemia.

 E LA SEGRETARIA PD LANCIA IL PATTO CON IL PAESE

Uno scontro che rischia di allargarsi sul fronte  legale, con il leader di Iv che evoca denunce contro il presidente del M5s. In mezzo c’è Elly Schlein. La segretaria Pd confida nel fatto che prima o poi gli animi si calmeranno. Non ha perso le speranze. Ma intanto ha provato a uscire dall’angolo: “Più che nel palazzo, bisogna creare nel Paese questa alternativa”, ha detto chiudendo la festa nazionale dell’Unità, a Reggio Emilia. Insomma, mentre i partiti vanno avanti a ripicche, la strategia della segretaria Pd è quella di guardare fuori. Schlein ha lanciato “una proposta di governo che si fonda su cinque punti, stanno sulle dita di una mano: difesa della sanità pubblica, istruzione e ricerca, lavoro e salari, politiche industriali, diritti sociali e civili”.

BISOGNA FARE I CONTI CON LE FIBRILLAZIONI NEL M5S E IN ITALIA VIVA

Intanto, come abbiamo scritto, Schlein deve fare i conti anche la mina rappresentata dallo scontro all’interno del M5S tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte. E anche con il rischio implosione di Italia Viva, dopo l’addio di Luigi Marattin insieme ad altri 4 dirigenti locali. Un redde rationem che potrebbe portare alla scomparsa del partito di Renzi. Chissà se alla lunga avrà ragione proprio la segretaria Pd, a insistere a parlare di temi più che di nomi. Che significa in concreto: aggrappiamoci all’antimelonismo. Basterà?

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