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L’eolico italiano non chiede soldi ma transizione burocratica

anev

La transizione ecologica passa per la transizione burocratica. L’Associazione Nazionale Energia dal Vento (ANEV) non chiede risorse al governo per il settore dell’eolico ma una semplificazione della burocrazia per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione del 2030

“Libera l’energia, segui il vento”, è questo lo slogan scelto dall’ANEV, l’Associazione Nazionale Energia dal Vento, per la campagna straordinaria di comunicazione che dovrà mobilitare la pubblica opinione sui temi che impediscono al settore dell’eolico di dare il contributo necessario alla decarbonizzazione e segnalare al Governo quali azioni sono necessarie per far sì che accada.

LIBERARE L’EOLICO

Il presidente di ANEV, Simone Togni, nel suo intervento ha ricordato quanto sia fondamentale e attuale il tema dell’eolico per la transizione ecologica. Questa energia pulita e rinnovabile, chiamata nell’attuale fase di transizione ecologica a dare il proprio contributo per la lotta ai cambiamenti climatici e per favorire la decarbonizzazione, incontra infatti troppo spesso sul suo cammino ostacoli burocratici che ne bloccano lo sviluppo. È necessario quindi “liberare l’energia eolica”, così come si libera in aria un aeroplanino, icona della campagna.

NON SOLO TRANSIZIONE ECOLOGICA MA ANCHE BUROCRATICA

Per “liberare l’energia eolica” è necessario, però, attuare una profonda transizione burocratica. Togni ha infatti sottolineato che ANEV non chiede risorse al Governo. L’eolico non necessita di soldi ma di una transizione burocratica che snellisca le procedure.

Il tema della linearità e trasparenza dei processi autorizzativi è centrale nelle battaglie dell’Associazione, che chiede da anni di ricondurre le tempistiche medie degli iter per la realizzazione degli impianti eolici, oggi pari a oltre 5 anni, ai 6 mesi previsti dalla normativa. Tempi che lasciano l’Italia indietro a molti Paesi.

I pareri discordanti tra decisori, il Ministero dei Beni culturali da una parte e il vecchio Ministero dell’Ambiente e il Ministero dello Sviluppo Economico dall’altra, hanno portato negli anni al blocco del settore.

IL PREZZO CHE PAGA L’EOLICO

Oggi la nascita del Ministero della Transizione Ecologica e il nuovo strumento in seno alla Presidenza del Consiglio, il Cite, dovrebbero aiutare a dirimere tali questioni. I dinieghi oramai costanti delle Soprintendenze e le lungaggini del processo autorizzativo hanno comportato, negli ultimi nove anni, il passaggio dai 1.200 MW eolici autorizzati nel triennio 2012/2014, ai 750 MW eolici nel triennio 2015/2017 e ai soli 125 MW nell’ultimo triennio 2018/2020, un calo dell’installato dell’80%.

Solo grazie ad un intervento da parte delle Istituzioni mirato a favorire il corretto funzionamento dei meccanismi autorizzativi, il settore eolico potrà portare i suoi benefici da qui al 2030, come previsto nel PNIEC. Secondo ANEV, il settore potrebbe coprire il 12% dei nostri bisogni entro il 2030, ma solo se si sviluppano gli elementi di riduzione della burocrazia. La semplificazione resta l’elemento centrale.

LE INIZIATIVE DI ANEV

La campagna di sensibilizzazione è mirata ad alimentare il dialogo con le Istituzioni, ma anche ad ampliare la comunicazione social, con l’obiettivo di raggiungere un pubblico più ampio all’insegna dell’hashtag #seguiilvento.

Il programma, in continuo aggiornamento, prevede il lancio di un Manifesto associativo sul PNRR, webinar tematici, incontri pubblici con le Regioni, con il Ministro dei Beni Culturali, con il Ministro della Transizione Ecologica, con il Ministro del Sud, con il Ministro delle Infrastrutture, con le principali Associazioni Ambientaliste, e ancora un Premio Giornalistico, iniziative social e giochi virali rivolti anche al pubblico più giovane.

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