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Fials: scudo penale per medici e infermieri atto di civiltà
Passa l’emendamento sullo scudo penale a tutela di medici e infermieri. Esulta la Fials: «L’approvazione è un atto di civiltà e riconosce il valore dei professionisti in prima linea»
«L’approvazione dell’emendamento sullo scudo penale a medici e infermieri è un atto di civiltà e riconosce il valore dei professionisti in prima linea». È il commento di Giuseppe Carbone, segretario generale della Fials (il sindacato Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità), alla notizia dell’approvazione dello scudo penale per i professionisti sanitari contenuto nel dl Covid (Dl n. 44/2021) promosso dal Senato in prima lettura. Il provvedimento nel suo insieme ha avuto 144 voti favorevoli, 25 contrari e 3 astensioni e dovrà passare alla Camera per l’ok alla conversione in legge (c’è tempo fino al primo giugno).
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Lo «scudo penale non vuol dire nascondere misfatti – precisa Carbone- ma dare valore a ciò che è stato fatto in nome dell’articolo 32 della Costituzione, a garanzia del diritto alla salute di tutti i cittadini». «I professionisti sanitari hanno fronteggiato a mani nude il virus sin dalle prime ore, resistendo lunghissimi mesi in prima linea con spirito di sacrificio e innegabile coraggio. Accogliamo con favore questo segnale di civiltà della politica, che stavolta è riuscita ad essere dalla parte giusta, dalla parte di lavoratori che, nonostante gravi carenze gestionali e organizzative, hanno saputo sostenere sulle loro spalle il Ssn», conclude.
COS’ È LO SCUDO PENALE PER MEDICI E INFERMIERI
Ai fini della valutazione del grado della colpa, si legge nell’emendamento, ”il giudice tiene conto, tra i fattori che ne possono escludere la gravità, della limitatezza delle conoscenze scientifiche al momento del fatto sulle patologie da SARS-Cov-2 e sulle terapie appropriate, nonché della scarsità delle risorse umane e materiali concretamente disponibili in relazione al numero dei casi da trattare, oltre che del minor grado di esperienza e conoscenze tecniche possedute dal personale non specializzato impiegato per far fronte all’emergenza”.