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Governo Draghi, tutti insieme appassionatamente? Il gioco dei veti

Draghi Veti

“Vengo anch’io! No, tu no”. Nel primo giorno di consultazioni nessuno pareva intenzionato a reggere l’esecutivo, ora è una baruffa per non essere gli ultimi a varcare la soglia. E fioccano i veti sugli avversari imbarazzanti che i leader non vogliono al proprio fianco nel venturo governo Draghi

La strada per comporre il venturo governo Draghi è lastricata da veti contrapposti e assomiglia sempre più a quel rompicapo che chiede di trasportare su una zattera da un argine all’altro del fiume capre e cavoli, evitando però di traghettarli assieme perché l’animale non divori la verdura. Più passano le ore, più la zattera del nuovo esecutivo imbarca passeggeri (Giuseppe Conte, Nicola Zingaretti, Nicola Fratoianni, Silvio Berlusconi, Matteo Salvini… decidete pure voi chi sia la capra, chi il cavolo), che però non sono per nulla ansiosi di fare la traversata assieme. E infatti già fioccano i veti.

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LE GIRAVOLTE DI SALVINI PURE SUGLI AUT AUT

Alle giravolte di Matteo Salvini, che ha magistralmente trasformato un partito secessionista in uno sovranista, dovremmo esserci abituati. Non pensavamo fosse diventato in grado di inanellarne in poche ore: due giorni fa, ospite della Gruber, il leader della Lega ha detto: “Improponibile un governone di tutti insieme, i Cinquestelle sino a ieri erano il partito del no, se poi diventa il partito del si, mai dire mai, ma questo ce lo deve dire Draghi. Poi pensate il mio entusiasmo a votare chi mi vuole in galera”. E, nel caso il messaggio non fosse arrivato forte e chiaro: “Draghi dovrà scegliere tra la Lega e i 5 Stelle”.

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Ieri, però, sempre Salvini ha dichiarato: “Chi sono io per dire tu no?”. E poi ha aggiunto: “Mi piacerebbe che ci fossero tutti, questo è un momento tale per cui serve l’energia di tutti”, perché ora occorre solo “pensare all’interesse del Paese e non a quello dei partiti”, quindi è partito l’amarcord ricordando l’immediato dopoguerra, quando “nei governi c’erano tutti, dopo ognuno ha ripreso la sua via”.

LA MELONI DICE NO (MA PURE Sì)

Se Salvini pare rimasto ingarbugliato nelle sue strategie dell’ultimo minuto, risulta per noi difficile anche fare l’esegesi del Meloni – pensiero, la quale, dopo l’incontro con Draghi, è apparsa un po’ più possibilista, senza però dimenticare di piazzare sul tavolo i suoi veti: “A me piacerebbe un governo con il centrodestra compatto. Voglio andar al governo con Salvini e con Berlusoni, non con il Pd e i Cinque Stelle”. Ma poi ha anche aggiunto: “Se ci fosse un governo che possa durare sino a settembre posso valutarlo, ma non posso fare lo stesso con governo di legislatura”. Inutile ricordare che solo 24 ore prima anche la numero 1 di Fratelli d’Italia dicesse tutt’altro…

 

Sarò chiara. Non c’è alcuna possibilità di una partecipazione o anche di un sostegno da parte di Fratelli d’Italia al…

Pubblicato da Giorgia Meloni su Mercoledì 3 febbraio 2021

 

LA SINISTRA SI RICOMPATTA SUI VETI

PD e LeU riescono a ritrovare sintonia e parlare quasi con un’unica vox almeno sui veti in vista di un possibile ingresso della Lega nell’esecutivo di Draghi. Ieri il capogruppo al Senato, l’ex renzianissimo Andrea Marcucci, aveva avvertito: “Non ci sono le condizioni per governare con la Lega… Decideranno Draghi e Mattarella. Ma non credo che chi a Bruxelles sta con la Le Pen e AfD possa usare questo esecutivo per liquidare il suo credo sovranista. Su europeismo, equità fiscale e politiche d’integrazione il Pd non farà passi indietro”.

 

Voglio ringraziare Federico Fornaro e Loredana De Petris che questa mattina hanno posto a #MarioDraghi i temi giusti, a…

Pubblicato da Nicola Fratoianni su Venerdì 5 febbraio 2021

 

Gli ha fatto eco il segretario nazionale di Sinistra italiana Nicola Fratoianni: “Emergono incompatibilità che abbiamo il dovere di riaffermare quando si immagina la costruzione di un governo politico, incompatibilità come quella tra noi e la destra nazionalista di Lega e FdI”.

Leggi anche: Il paradosso di un governo Draghi con tutti dentro, annacquato politicamente

CAPRE, CAVOLI E DRAGHI

Insomma, la matassa è tutt’altro che sbrogliata: con tutti questi veti l’esecutivo con la più vasta maggioranza che si ricordi rischia di non superare nemmeno la delicata fase della sua composizione, figurarsi quali problemi sorgeranno quando ci sarà da decidere l’agenda di governo. Qualcuno, una capra o un cavolo, per il benessere superiore del Paese, dovrà essere per forza sacrificato e fatto scendere dalla zattera di Draghi. Come dice il detto, del resto, non si possono salvare capre e cavoli.

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