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Il rebranding di Giorgia Meloni: come si costruisce un leader (sui social)

Giorgia Meloni

Le elezioni politiche del prossimo 25 settembre hanno costretto i leader politici a calibrare la propria comunicazione in vista dell’approssimarsi dell’appuntamento elettorale. Fratelli d’Italia, il partito che, secondo i sondaggi, è in testa al gradimento degli elettori, ha affidato quasi totalmente la comunicazione al suo leader, Giorgia Meloni.

L’IMMAGINARIO COMUNICATIVO DI FRATELLI D’ITALIA

Fratelli d’Italia arriva da quattro anni di opposizione. Un periodo che il partito che ha raccolto l’eredità della destra italiana ha sfruttato per riappropriarsi di battaglie e tematiche “scippate” negli ultimi anni dalla Lega di Matteo Salvini. Allo stesso tempo FdI ha costruito un nuovo “immaginario comunicativo” che l’ha aiutato a distinguersi dall’alleato leghista, utilizzando, però, i canoni e le strategie che, a ben vedere, sono trasversali rispetto ai nuovi partiti di massa.

IL RIPOSIZIONAMENTO MODERATO

La leader di Fratelli d’Italia sta conducendo una campagna comunicativa che punta a rassicurare elettori e attori internazionali. Dopo gli attacchi di giornali stranieri che accusavano il suo partito di nostalgie fasciste Giorgia Meloni ha pubblicato un video in cui, in tre lingue diverse (inglese, francese e spagnolo), espone le posizioni conservatrici e non eversive del suo partito. La leader di FdI rassicura gli ascoltatori circa la natura democratica della formazione che capeggia, la volontà non cambiare la collocazione europea dell’Italia pur mantenendo alcune critiche ai contenuti delle politiche UE, e l’ancora più saldo posizionamento filoatlantico del nostro paese. L’obiettivo di quel video non erano i suoi elettori o potenziali tali ma gli attori internazionali (partner europei e mercati).

CHI SI OCCUPA DELLA COMUNICAZIONE DI GIORGIA MELONI?

A occuparsi della comunicazione del primo partito del centrodestra è un team guidato da Tommaso Longobardi. Romano, classe 1991, ha conseguito una laurea triennale in Scienze e tecniche psicologiche e dal 2014 lavora nella comunicazione. Il primo lavoro è stato con la Casaleggio Associati. “Ho iniziato con loro circa otto anni fa – ha detto Longobardi al Corriere della Sera -: è stato il mio primo lavoro come social media manager. Per due anni ho lavorato nell’ufficio di Gianroberto. Era più che altro un contesto aziendale, mentre di comunicazione politica ho cominciato a occuparmi quando mi sono trasferito a Roma e ho lavorato per diverse aziende, interfacciandomi anche con esponenti del Movimento 5 Stelle”. Nel suo curriculum c’è anche un’esperienza di un anno all’Europarlamento. Al partito della Meloni ci arriva grazie al passaparola. “Avevo curato alcuni profili che sono arrivati sul suo tavolo e ho iniziato a buttare giù qualche progetto quando si stavano affacciando alla campagna delle politiche del 2018 – aggiunge -. Non avevano una struttura social: siamo partiti in due. Oggi siamo cinque, con alcuni profili dedicati in modo specifico alla parte grafica”.

SUI SOCIAL IL LATO UMANO DELLA LEADER DI FRATELLI D’ITALIA

La crescita sui social della popolarità di Fratelli d’Italia in generale, e di Giorgia Meloni in particolare è merito del suo team. “Quello che abbiamo fatto è mostrare anche il lato umano di Giorgia Meloni, non solo quello politico e magari più aggressivo con cui veniva identificata prima – aggiunge Tommaso Longobardi -. Si pensava che Giorgia potesse essere solo quella cosa lì. Non abbiamo dovuto fare altro che mostrare un altro lato della sua personalità”.

IL TORMENTONE DI “IO SONO GIORGIA”

La costruzione della presenza social di Giorgia Meloni non si avvale di piattaforme esterne per misurare il sentiment. “Io semplicemente non le ho mai valutate perché penso che valga la percezione personale, la capacità di segnalare notizie che sono utili alla narrazione politica di Giorgia”, dice Longobardi. Questo approccio li ha aiutati, nel 2019, a rivolgere a proprio vantaggio il tormentone “Io sono Giorgia” lanciato in rete per deridere il suo discorso in occasione della manifestazione del centrodestra «Orgoglio Italiano». “Ha coinvolto persone che normalmente non seguono la politica: la cantavano persino i bambini, tutta propaganda gratuita regalata da chi voleva attaccarla. E la crescita della sua popolarità e di quella del partito è stata evidente: non voglio dire che sia dovuta solo al tormentone, ma di sicuro c’è stato un contributo rilevante”, ha aggiunto.

LA “DÉDIABOLISATION” DI GIORGIA MELONI

Alla fine negli anni ’80 in Francia venne coniato il termine “dédiabolisation” a indicare il percorso di ammorbidimento delle espressioni del Front national al fine di rendersi appetibile anche per l’elettorato più centrista. Un approccio simile sembra guidare la comunicazione di Giorgia Meloni in questi mesi estivi di campagna elettorale. Le declinazioni di questo approccio riguardano la forma dei contenuti condivisi sui social e i messaggi veicolati. Sono proposte immagini più pulite, chiare, positive, con colori accesi che trasmettono calma e fiducia. La dialettica aggressiva lascia spazio alla mobilitazione dei suoi sostenitori affinché si diano da fare per risollevare le sorti del paese. E anche per gli attacchi agli avversari usa sempre toni bassi.

I CONSIGLI STILISTICI DI MORGAN A GIORGIA MELONI

Il rebrand di Giorgia Meloni passa anche dall’approssimazione al mondo della cultura spesso associata solo agli schieramenti di sinistra. Si può leggere in quest’ottica la collaborazione, anche se non del tutto ufficializzata, con Morgan, il popolare cantautore nonché ex giudice di X-Factor e Amici di Maria De Filippi. “Ho scritto personalmente a Giorgia Meloni le mie critiche pesanti al programma del suo partito – ha detto il cantautore -. Ho letto per caso quel programma e ho fatto le mie contestazioni via WhatsApp, dicendole che il vocabolario usato è fondamentale e che i “manganelli verbali” non pagano. Ho detto la mia sull’uso dei vocaboli, sulle parole, che poi sono parte del mio mestiere”. Marco Castoldi aggiunge che, essendo anarchico, non ha alcuna intenzione di votare per Fratelli d’Italia ma della leader di FdI dice che “è molto meno snob degli altri leader politici e se la tira di meno” e poi ricorda uno dei suoi maestri, Franco Battiato, “Ricordate quando Battiato suonò per Alleanza Nazionale e tutti gli diedero del fascista? Ve lo ricordo io. Disse così: “Io fascista? No, io musicista”, e il musicista è uno che cura l’anima, è un chirurgo, e il chirurgo in sala operatoria non chiede il tesserino di partito al paziente a cuore aperto”.

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