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La politica al tempo del Coronavirus

Coronavirus

I Graffi di Damato sull’Italia chiusa (quasi) a chiave da Conte per cercare di isolare il coronavirus

Altro che Churchill, inteso naturalmente come Winston, quello che gli inglesi chiamarono al governo per non perdere la guerra con Hitler, e licenziarono a missione brillantemente conclusa. Augusto Minzolini sul Giornale della famiglia Berlusconi ha voluto scrivere di un “Conte da ridere” commentando la conferenza stampa di annuncio di  “chiusura dell’Italia”, come ha titolato Il Mattino deludendo forse l’editore Francesco Gaetano Caltagirone, visto che su un altro giornale dello stesso gruppo – Il Messaggero – è stato perentoriamente chiesto al presidente del Consiglio di farla “davvero”, questa benedetta chiusura, di fronte all’estensione del coronavirus e al rischio che gli ospedali non ce la facciano a ricoverare i malati.

A una chiusura vera ed efficace dell’Italia ha invece creduto anche il Corriere della Sera gridandolo bene su tutta la prima pagina, quasi in sintonia col “Tutti in casa” di Repubblica, molto più appropriato del “Tutti a casa” evocato, questa volta infelicemente, dal manifesto come il fuggi fuggi nell’Italia dell’8 settembre 1943. Che ha ispirato anche Il Fatto Quotidiano col titolo sulla “grande fuga” dei “20mila” meridionali scappati in treno e in auto dal Nord verso le loro terre di origine trovando spesso ad accoglierli familiari e amici inferociti dalla paura di esserne contagiati. E propensi perciò a ripetere il grido del Foglio di “stare lontani”, e di obbedire una volta tanto ad un governo decisosi a “blindare tutta l’Italia”, come ha titolato La Stampa.

A leggere i giornali del dopo annuncio di Conte ce n’è insomma per tutti i gusti. E va anche detto che il povero professore di diritto e avvocato catapultato quasi a sua insaputa dalle cinque stelle a Palazzo Chigi meno di due anni fa, fra la sorpresa e le dita incrociate del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, abituato ad altre forme di selezione della classe politica, doveva ben trovarsi in confusione d’animo presentandosi alla conferenza stampa se ha cominciato, o quasi, dicendo di avere appena ricevuto una telefonata, presumibilmente di inconsueto incoraggiamento, dal “ministro Salvini”. Che è proprio quel Matteo tutto leghista da lui praticamente rimosso, anzi destituito, in diretta al Senato l’anno scorso con un intervento da fare rimorire d’invidia, dall’al di là, Andrej Januar’evic Vysinskj, il sinistro e famoso procuratore delle purghe di Stalin.

Su questo lapsus del povero Conte quel perfido di Enrico Mentana, nella mezza maratona improvvisata dalla postazione del suo telegiornale a la 7, sostitutiva dello spazio abituale di Lilli Gruber, ha scommesso per fortuna solo un sorriso pregustandone l’effetto sui quotidiani. Che invece sono stati una volta tanto generosi, anzi generosissimi col presidente del Consiglio fingendo di non essersene accorti, o quasi.

Adesso, esperite tutte queste formalità comunicative o mediatiche, e cogliendo l’occasione anche per fare gli auguri più sinceri di pronta guarigione a Nicola Porro, inciampato nel coronavirus sulla Rete 4 di Mediaset fra l’indifferenza silenziosa e un po’ incivile — debbo dire — dei concorrenti, o almeno di alcuni di questi, non ci resta che attendere gli effetti delle decisioni prese dal governo e seguirne gli sviluppi incrociando le dita. Ma non senza deplorare chi intende specularci sopra, in tutti i modi e sensi: dalle borse alla politica.

 

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