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Lotta al tifo violento, De Laurentiis stimola Meloni: “Faccia come la Thatcher”
Il presidente del Napoli rilancia la legge sugli hooligans che dopo il 1985 il governo conservatore britannico introdusse per riformare il calcio
Giorgia Meloni come Margaret Thatcher? Il paragone è azzardato, certamente frettoloso, eppure c’è chi già ha messo le due donne premier l’una a fianco dell’altra.
Si tratta di Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli (che in Serie A e in Champions League sta dando spettacolo), il contesto è quello amaro e triste degli scontri avvenuti occasione del match europeo di martedì contro l’Eintracht Francoforte andato in scena allo Stadio Maradona (già San Paolo). Ieri si è svolto il Comitato per la sicurezza.
LE PAROLE DI DE LAURENTIIS
Una riunione convocata d’urgenza in Prefettura, dettaglia oggi il Corriere del Mezzogiorno: “alla quale è presente anche il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, oltre al sindaco Gaetano Manfredi e al questore Alessandro Giuliano. Il prefetto Claudio Palomba è netto: «Va rilevato che non ci sono stati scontri fra le tifoserie». Ma non si può ignorare che qualcosa non ha funzionato. «La città per alcune ore è stata in balìa dei teppisti e certo non è andato tutto bene. Ma deve essere chiaro che il tema dell’ordine pubblico in queste situazioni non può essere a carico delle realtà territoriali. È una questione di livello europeo», avverte il sindaco”.
Ma importanti sono state anche le parole proprio di Aurelio De Laurentiis. “I reietti non aspettano altro che unirsi per fronteggiare le forze dell’ordine. Ricordate la sigla Acab (All cops are bastard, ndr )? Tutti contro la polizia. Il tifo è un pretesto. E a chi dice che vorrebbe più tolleranza allo stadio dico che il casino lo fanno a casa loro. E la partita la guardano in tv. Lo stadio è per famiglie e giovani non un luogo dove sniffare cocaina o fumare marijuana. Il calcio siamo noi”.
Un calderone di parole, uno sfogo a tutto tondo. Ch coinvolge anche il Governo in carica. “Spero che la Meloni prenda spunto da quel che ha fatto una premier, anche lei donna, in Inghilterra. La tolleranza zero introdotta da Margaret Thatcher contro gli hooligans negli anni Ottanta ha dato ottimi frutti. Perché Ursula von der Leyen non si attiva? Dobbiamo fondare un partito europeo del calcio?”
Per poi attaccare senza scrupoli il presidente dell’Uefa, Alexander Ceferin. “I delinquenti sono dappertutto e vanno affrontati con consapevolezza. Questi elementi vanno considerati come Black block. Si sono mossi con tecniche militari, spalleggiati e sostenuti da sostenitori dell’Atalanta con i quali sono gemellati, mettendo in campo schemi da assalto. Andrebbero messi limiti allo spazio Schengen”, aggiunge il sindaco partenopeo Manfredi.
COSA HA FATTO IL REGNO UNITO CONTRO GLI HOOLIGANS
A cosa si riferisce, in concreto, De Laurentiis? Dopo la metà degli anni Ottanta, il Regno Unito cominciò a reagire concretamente allo stile violento del tifo negli stadi. Prevenzione e repressione guidarono l’azione del governo. Che intervenne così: ristrutturando gli impianti, responsabilizzando le società di calcio, interrompendo ogni rapporto negativo. Nel 1989 fu introdotta una squadra speciale di sorveglianza nazionale chiamata National Football Intelligence Unit, creata da Scotland Yard. La repressione, inoltre fu favorita dal sistema Crimistoppers (segnalazioni private), oltre che dalla promulgazione di tre leggi: Sporting event Act (1985, contro gli alcolici), Public Order Act (1986), Football Offences Act (1991), Football Disorder Act.
Eppure, i dubbi sulla messa sullo stesso piano dei de contesti – italiano e britannico – non nascono oggi. “’esecutivo di Margaret Thatcher fu effettivamente il primo ad affrontare con risolutezza la piaga dell’hooliganismo dopo averne inizialmente sottovalutato gli effetti. La violenza durante le manifestazioni sportive era peraltro un problema risaputo”, ricordava Ultimo Uomo qui. Spiegando che forse il calcio inglese è rinato più per l’approccio di un altro protagonista, il giudice Peter Taylor.
“La politica della segregazione dei sostenitori ospiti in gabbie rinforzate con spuntoni e filo spinato, principale caratteristica della strategia di controllo della folla, aveva portato più danni che benefici, limitandosi soltanto a contenere l’hooliganismo ma non ad eliminarlo”. E allora forse, anche oggi, i richiami troppo spinti alla repressione sistematica – proprio come accadde nell’epoca Thatcher – possono risultare rischiosi.