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Nuova proroga per la vecchia Aifa, all’Istat si tenta il blitz. Ecco le ultime novità

Schillaci

Le commissioni (uscenti) Aifa rimangono in carica fino al primo dicembre, in attesa della riforma. Mentre per l’Istat continuano ad andare a vuoto i tentativi della maggioranza su Blangiardo

La riforma Aifa targata Schillaci può attendere. La Commissione tecnico-scientifica (Cts) e il Comitato prezzi e rimborso (Cpr) dell’Agenzia restano in carica fino al primo dicembre. È questa la novità delle ultime ore prevista dalla bozza del decreto energia atteso lunedì in Consiglio dei ministri, che proroga così il mandato dei due organismi in scadenza il 1 ottobre. La maggioranza con questa decisione certifica una situazione di difficoltà e di stallo che non riesce a sbloccare.

NUOVO RITARDO PER LA RIFORMA  AIFA TARGATA SCHILLACI

Più volte negli scorsi mesi il ministro della Salute aveva ribadito che la riforma dell’Aifa (incluso le nomine) sarebbe stata portata a compimento entro l’estate. Il sottosegretario Gemmato lo scorso giugno parlava di “qualche settimana”. Con molta probabilità invece arriveremo a ridosso dell’inverno, a distanza dj un anno dall’approvazione repentina della riforma in un Cdm di fine dicembre 2022.

Questo non significa che nel frattempo l’iter non possa andare avanti. I passaggi procedurali sono diversi, a iniziare dall’atteso via libera da parte della Conferenza Stato-Regioni al decreto interministeriale di riforma dell’Aifa. Servirà poi la decisione del Cda sul funzionamento dell’Agenzia, il parere del Consiglio di Stato, la Corte dei Conti, la nomina del Presidente e dei membri della nuova commissione unica, la pubblicazione in GU. Tutto ciò rischia di far slittare la piena operatività dell’Authority al 2024.

ALTRI DUE MESI DI PROROGA PER LE (VECCHIE) COMMISSIONI AIFA

Da qui si spiega probabilmente la decisione del governo di dare continuità ai due organismi, nelle more che la riforma compia i propri passi. Lo stesso dovrebbe valere per il direttore generale facente funzioni, ricoperto oggi da Anna Rosa Marra. Sembra scongiurata quindi l’ipotesi commissariamento che era stata ventilata nei giorni scorsi.

Del resto è stato curioso leggere ieri che, mentre si era in attesa di una fumata bianca, la conferenza Stato-Regioni aveva tra i punti all’ordine del giorno il tema Aifa, ma solo con riferimento all’“Informativa sulla direttiva del Ministro della salute di definizione, per l’anno 2023, degli indirizzi e delle priorità dell’Agenzia italiana del farmaco”. L’agenzia infatti continua a svolgere le proprie attività, tra cui le valutazioni e gli approfondimenti richiesti sulla gratuità della pillola contraccettiva che, ha precisato il ministro Schillaci a luglio, “non possono prescindere della spesa sul Fondo sanitario nazionale”. Approfondimenti che prima o poi si dovranno concludere.

SULL’ISTAT LA MAGGIORANZA CONTINUA A SBATTERE

L’Istituto nazionale di statistica da 175 giorni non ha un presidente. Il motivo è semplice: non ci sono i voti per confermare l’uscente Gian Carlo Blangiardo, sul quale punta la maggioranza. Per essere nominati alla guida dell’Istituto serve infatti raggiungere il quorum di 2/3 dei voti sia alla commissione del Senato che a quella della Camera, entrambe chiamate a esprimere un parere vincolante. Servono dunque in parte i voti dell’opposizione, che non sembra avere – almeno al momento – alcuna intenzione di sostenere il candidato fortemente voluto nel 2019 da Matteo Salvini.

Nel frattempo svolge il suo lavoro. Oggi, ad esempio, l’Istituto pubblica la revisione dei conti nazionali del triennio 2020-2022. Poi, come scrive il Fatto quotidiano, “continua a interloquire con Eurostat per capire se Giancarlo Giorgetti potrà (probabile) scaricare 40 miliardi e più di costi del Superbonus sul deficit 2023 liberando spazio fiscale l’anno prossimo. Roba fondamentale per permettere al governo di scrivere NaDef e manovra”.

A ricoprire la carica di presidente facente funzioni continua a essere Francesco Maria Chelli, in qualità di componente più anziano del Consiglio Istat.
Non è servito a nulla neppure il tentato blitz di Fratelli d’Italia, martedì scorso, che ha provato a riconvocare un voto alla Camera prima di fare dietrofront. Perché? Per lo stesso motivo per cui ad oggi non si riesce ad eleggere il presidente, per la candidatura di Blangiardo rigettata dalle opposizioni.

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