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Perché la Flat Tax della Lega non è Flat. Parla Nicola Rossi

Salvini

La Lega ha inserito nel programma uno dei suoi “cavalli di battaglia”: la flat tax. L’analisi sulla misura (poco flat) di Nicola Rossi, economista, ex presidente dell’Istituto Bruno Leoni

L’attenzione mediatica suscitata dalla proposta di Flat Tax è lo specchio della necessità, avvertita da partiti e analisti, di adeguare il sistema fiscale italiano: la riforma del fisco è presente in tutti i programmi dei partiti e delle coalizioni che parteciperanno alla prossima competizione elettorale.

La misura proposta dalla Lega, però, fa sollevare più di qualche dubbio, anche tra coloro che apprezzano, in teoria, la misura.

LA FLAT TAX DELLA LEGA NON È UNA FLAT TAX

La flat tax proposta dalla Lega non è una flat tax”. Non lascia margini interpretativi il parere espresso da Nicola Rossi, economista, ex presidente dell’Istituto Bruno Leoni, ed autore del libro “Flat Tax: Aliquota unica e minimo vitale per un fisco semplice ed equo” (ed Marsilio). “Può essere considerata alla stregua di simili esercizi che abbiamo visto ripetutamente negli ultimi anni e dunque come un intervento inteso a ridurre il carico fiscale su una particolare categoria di contribuenti. Ma della flat tax non ha nulla, non è questa la flat tax. Naturalmente il fatto che si faccia riferimento all’aliquota del 15% non cambia la sostanza”.

LE TRE FAMIGLIE FISCALI NELLA MISURA DELLA LEGA

La proposta della Lega, nella fase 2 della sua realizzazione, si applicherebbe a tre tipologie di “famiglie fiscali”: i contribuenti single, le famiglie con un unico percettore e almeno un familiare a carico e le famiglie composte da due coniugi percettori di reddito, con o senza altri familiari a carico. “Nel costruire questa propostasi è tenuto conto della dimensione del nucleo familiare e delle caratteristiche del nucleo familiare. Questo non cambia la sostanza del problema, cioè che non è una flat tax – continua il prof. Rossi -. La flat tax è un’imposta sui redditi delle persone fisiche che presenta un’unica aliquota e che solitamente presenta una no tax area invariante rispetto al livello del reddito del contribuente. La somma delle due cose genera un sistema progressivo. La flat tax è molto semplice ma se io provo a spiegarle cos’è la cosiddetta “fase due” della proposta della Lega avrei bisogno di una buona mezz’ora”.

LA FASE DUE COSTA 13 MILIARDI DI EURO

“La fase due della proposta dalla Lega prevede un costo di 13 miliardi. Le coperture potrebbero essere trovare facendo un po’ di attenzione dal lato della spesa, se si intervenisse su altri trattamenti di favore – continua il prof. Rossi – . Ma questo non cambia la natura del problema. È l’ennesimo tentativo di introdurre una riduzione della pressione fiscale a vantaggio di una certa categoria di contribuenti ma della flat tax non ha i caratteri essenziali. Tanto è vero che gli stessi proponenti la considerano nient’altro che una fase nel percorso che dovrebbe portare alla flat tax. Ma siccome della parte successiva di questo percorso non vengono stimati i costi e definite le coperture è abbastanza evidente che si sta pensando a qualcosa di molto simile a ciò che si è fatto per gli autonomi: un trattamento di favore per gli autonomi con un reddito al di sotto di certo ammontare”.

LA FLAT TAX PER I PENSIONATI CHE RIENTRANO IN ITALIA

All’interno della riforma della Lega viene introdotta anche una flat tax per pensionati non residenti in Italia da almeno cinque anni e che decidono di trasferire la propria residenza nel Mezzogiorno. Per loro viene proposta un’aliquota del 7%. “Che ci sia un fenomeno di pensionati che hanno trovato fiscalmente ragionevole andare a risiedere altrove è effettivamente accaduto e non ci trovo nulla di strano. Si vuole fare l’ennesimo, sottolineo l’ennesimo, trattamento di favore per far sì che questi pensionati ritornino si faccia pure ma non è una flat tax, non stiamo qui a prenderci in giro – sottolinea il prof. Rossi -. È il bonus pensionati che spera che i contribuenti tornino. Ma io faccio una domanda molto semplice: il grado di attendibilità del fisco italiano nel momento in cui fa promesse di questo genere, è altrettanto elevato di quello portoghese o greco? Non sono così sicuro perché spesso e volentieri il fisco italiano ha cambiato idea. Corriamo il rischio che i pensionati rientrino in Italia e poi scoprire che non è esattamente così. I trattamenti di favore sono una patologia molto grave del sistema fiscale e bisognerebbe evitare di ricorrervi. Purtroppo da una decina di anni a questa parte è diventato uno strumento molto diffuso e non si rendono contro che stanno minando alla base il sistema nella sua interezza”.

CHI CI PERDE E CHI CI GUADAGNA CON LA PROPOSTA DELLA LEGA

“A perderci con questa impostazione sono coloro i quali la flat tax la vorrebbero sul serio perché vedono trasformata una proposta che ha un suo senso compiuto in un qualcosa che non gli assomiglia per niente”. Anche in questo caso è netto il giudizio dell’ex presidente dell’Istituto Bruno Leoni. “Del resto nel dibattito economico-politico italiano il termine flat tax indica semplicemente una riduzione della pressione fiscale, questo è quello che gli elettori percepiscono e su questo si fa leva ma è bene chiarire che quella non è una flat tax – conclude -. Essendo costruita in quel modo, tutti i contribuenti a cui è indirizzato quel particolare intervento ci guadagnano, tanto che è prevista anche una clausola che, sostanzialmente, salva i pochi casi in cui un guadagno non si vedrebbe”.

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