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Perché Tajani va da Fazio e lancia messaggi alla Rai meloniana

Migranti Centrodestra

Il vicepremier e segretario di Forza Italia Tajani preferisce farsi intervistare sul Nove da Fazio a cui fa i complimenti per lo share e il lavoro giornalistico, mentre i programmi della Rai meloniana continuano ad affondare negli ascolti. Sullo sfondo gli attriti sul taglio al canone

“Complimenti per la trasmissione, vedo ascolti molto alti quindi vuol dire che da un punto di vista giornalistico lavorate bene. Permettetelo di dirlo, quindi complimenti!”. “Mi fa molto piacere! Non so a quanti altro farà piacere, ma a me molto! Grazie”. Il siparietto è andato in scena domenica sera, in diretta, su Canale Nove, tra il vicepremier Antonio Tajani, nonché segretario di Forza Italia, e Fabio Fazio. Tajani, nelle sue vesti di ministro degli Esteri, è stato intervistato sui principali temi di attualità geopolitica.

TAJANI PARLA A (NUORA) FAZIO PERCHE’ (SUOCERA) MELONI INTENDA

Ma i saluti e i complimenti finali del leader di FI non sono sfuggiti ai social e agli addetti ai lavori. Per la serie: parlare a nuora perché suocera intenda. D’altronde lo stesso Fazio, lesto, non si è fatto sfuggire l’occasione per lanciare una stoccata pro domo sua, sostenendo che quei complimenti “non so a quanti altro faranno piacere, ma a me molto”. Chiaramente si riferiva non solo ai vertici Rai ma a Giorgia Meloni e, soprattutto, a Matteo Salvini.

IL FLOP TV DEL MELONIANO PINO INSEGNO DANNEGGIA ANCHE IL TG2 DI PREZIOSI (QUOTA FI)

Il pensiero va infatti alle forti polemiche che stanno investendo il nuovo corso della Rai meloniana. Da settimane non si parla d’altro del flop di alcuni programmi e volti fortemente voluti da Fratelli d’Italia, come ‘Il mercante in fiera’ di Pino Insegno su Rai2 e ‘Avanti popolo’ di Nunzia De Girolamo (ex ministra Pdl) su Rai3.

In particolare il crollo di share del game show di Pino Insegno, in access prime time, ha sollevato nei giorni scorsi le critiche anche del Tg2 diretto da Antonio Preziosi, in quota Forza Italia, che – è la tesi – risentirebbe del calo di ascolti del programma che invece dovrebbe fare da traino.

LE FRIZIONI TRA TAJANI E GLI ALLEATI SUL TAGLIO AL CANONE RAI

Tra l’altro tra Tajani e Meloni, e quindi tra Forza Italia e Fratelli d’Italia, ci sono state forti tensioni nelle ultime settimane proprio intorno alla Rai, a causa della decisione fortemente caldeggiata da Salvini e rincorsa da Meloni di ridurre il canone da 90 a 70 euro annui con il rischio che – per compensare il minor gettito – il servizio pubblico avrebbe dovuto pescare dal mercato e quindi dalla pubblicità, a discapito di Mediaset dei Berlusconi. Un rischio che sembra in parte rientrato. Fratelli d’Italia, infatti, ha messo in parte una toppa, recuperando 430 milioni dalla fiscalità generale: una soluzione temporanea che però copre solo i conti del 2024.

ANCHE AUGIAS LASCIA LA RAI VERSO LA7, L’ANNUNCIO SUL CORSERA EDITO SEMPRE DA CAIRO

Intanto un altro volto storico del servizio pubblico lascia la Rai: Corrado Augias approda su La7 il lunedì in prime time. La notizia viene data dallo stesso giornalista in una intervistona ad Aldo Cazzullo sul Corriere della sera (di Urbaino Cairo come La7). La trasmissione di Augias su Rai3 il sabato, ‘Città segrete’, faceva l’8%, ora Rai3 nello stesso slot fa 1.4% e 2.3%. La Rai nel frattempo, come ricorda oggi il Fatto quotidiano, perde anche i diritti della Coppa Italia.

LE ANSIE DEL DG MELONIANO DELLA RAI, SECONDO IL QUOTIDIANO DI DE BENEDETTI

La Rai finisce sotto i riflettori anche del Domani, il quotidiano di Carlo De Benedetti, che oggi prende di mira il direttore generale Giampaolo Rossi, vicinissimo a Giorgia Meloni. Ecco alcuni stralci: “Un calciatore di serie B che si è ritrovato a giocare in Champions League”. Il giudizio poco lusinghiero – si legge – è di una persona che percorre per lavoro i corridoi di viale Mazzini e riguarda Giampaolo Rossi, quello che doveva essere l’ideologo che doveva lanciare l’arrembaggio alla nuova egemonia culturale della destra alla Rai. Dopo sei mesi in servizio, della rivoluzione ideologica non c’è traccia. Niente, o quasi: a funzionare gli ascolti sono i programmi storici del palinsesto. Le nuove intuizioni di conio sovranista che hanno stravolto il palinsesto restano al palo”.

(…) “Perché poi lui sarebbe direttore generale delegato alla governance – prosegue il Domani in un altro passaggio  -, non all’offerta editoriale: quella casella per ora non è occupata nella Rai sovranista, anche se ufficiosamente è Rossi a gestire l’offerta. È a lui che fanno capo i due uomini prodotto, Angelo Mellone al day time e Paolo Corsini agli approfondimenti. Ma la scommessa non sta pagando. E la parabola discendente di Rossi rischia di investire anche i suoi due dioscuri, nonché il terzo uomo, il colonnello Paolo Petrecca, direttore di Rainews”.

Leggi anche: Chi è il consigliere giuridico di Meloni, padre delle riforme e predestinato alla Consulta

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