skip to Main Content

Pnrr, Fisco e pensioni: analogie e differenze nei programmi elettorali dei diversi partiti

Crisi Governo Italia 23 Riforma Cartabia Legge Sulle Lobby

Tante differenze e qualche analogia nei programmi elettorali dei partiti italiani che si sfideranno alle prossime elezioni del 25 settembre. Le riforme istituzionali, il futuro del Reddito di Cittadinanza e il collocamento internazionale dell’Italia sono al centro del dibattito dei leader dei partiti italiani

Le coalizioni che si sfideranno nel corso delle elezioni del 25 settembre hanno presentato le loro proposte per il futuro dell’Italia. I programmi elettorali dei diversi partiti rivelano le diverse visioni del mondo delle coalizioni e dei partiti di cui sono espressione. E questo genera alcune singolarità tra le proposte. Non mancano però alcuni punti di contatto che accomunano, negli obiettivi ma a volte anche nelle strategie.

RIFORME ISTITUZIONALI: SEMIPRESIDENZIALISMO, PRESIDENZIALISMO O SINDACO D’ITALIA?

Nei programmi elettorali per le prossime elezioni si contano almeno tre riforme che potrebbero modificare profondamente l’impalcatura istituzionale italiana. La prima è quella di Fratelli d’Italia che rispolvera l’idea di trasformare la nostra repubblica da parlamentare a presidenziale. La Lega nel suo programma pensa a un semipresidenzialismo “alla francese”, quindi a una coesistenza di Premier e Presidente della Repubblica. La principale riforma proposta dal Terzo Polo è l’introduzione del “sindaco d’Italia”, un tema molto caro a Matteo Renzi, che vede l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Di minore impatto le riforme istituzionali previste da M5S e PD. Il primo pensa all’introduzione nell’ordinamento italiano della cosiddetta “sfiducia costruttiva”, una misura che prevede che un governo non possa essere sfiduciato se contestualmente il parlamento non vota la fiducia a un altro governo. Il PD, invece, chiede che fin dall’inizio della prossima legislatura venga approvata una nuova legge elettorale senza, però, entrare nel dettaglio.

FISCO: TUTTI I PROGRAMMI ELETTORALI 2022 VOGLIONO SEMPLIFICARLO

Se c’è un tema e un obiettivo che accomuna tutti i programmi elettorali 2022 è avere un fisco più semplice. Ogni partito, però, propone la sua strategia. La coalizione progressista capeggiata dal Partito Democratico propone l’autoliquidazione mensile delle imposte per partite IVA, autonomi e liberi professionisti e professioniste in alternativa al sistema saldo acconto e l’estensione della detrazione IRPEF del 50% a tutte le tipologie di start-up per le persone fisiche under 35, la semplificazione degli adempimenti attraverso il Codice tributario unico, lo sviluppo del fisco digitale, l’abolizione delle micro-tasse, la riduzione dell’IRPEF, a partire dai redditi medi e bassi, e l’aumento degli stipendi netti fino a una mensilità in più, con l’introduzione progressiva di una franchigia da 1.000 euro sui contributi INPS a carico dei lavoratori dipendenti e assimilati. Il centro destra che vede alleati Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Noi moderati, propone “un Fisco equo” che riduca la pressione fiscale per famiglie, imprese e lavoratori autonomi, l’estensione della flat tax alle partite IVA fino a 100.000 euro di fatturato, la pace fiscale e “saldo e stralcio” e la semplificazione degli adempimenti abolendo i micro tributi che comportano eccessivi oneri di gestione per lo Stato.
Anche il programma del Terzo Polo fa le sue promesse sul Fisco che ha alcuni “capisaldi fondamentali”:

  • interventi sull’IRPEF che prevedono, tra le altre cose, l’unificazione tra detrazione per lavoro autonomo e lavoro dipendente e la semplificazione della struttura delle aliquote;
  • interventi sull’IRAP per il completamento dell’abolizione;
  • interventi sull’IRES tra cui il riordino normativo e unificazione del sistema dei crediti di imposta in caso di comportamenti virtuosi e/ o in linea con la transizione ecologica;
  •  introduzione di un sistema IVA a due aliquote, una ridotta e una ordinaria;
  • modifica del regime forfettario con uno scivolo biennale di tassazione agevolata che accompagni gradualmente l’ingresso alla tassazione ordinaria Irpef in caso di superamento del limite di 65.000 euro;
  • riduzione della tassazione del risparmio.

La semplificazione del fisco è l’obiettivo anche del Movimento 5 stelle. Il partito dell’ex Premier Conte suggerisce di introdurre un “cashback fiscale” cioè un meccanismo che permetta l’immediato accredito su conto corrente delle spese detraibili sostenute con strumenti elettronici, la cancellazione dell’IRAP a beneficio di tutte le imprese, il taglio del cuneo fiscale per imprese e lavoratori, la strutturazione della cessione dei crediti fiscali e la maxirateazione delle cartelle esattoriali.

IL REDDITO DI CITTADINANZA: TUTTI I PROGRAMMI ELETTORALI VOGLIONO MODIFICARLO

Anche la misura del Reddito di Cittadinanza trova posto all’interno di tutti i programmi elettorali 2022. E questa non è una sorpresa, in quanto è una misura spesso contestata. La sorpresa è che anche i principali sponsor politici di tale beneficio ne vogliono proporre una revisione. Il testo dei pentastellati promette un “rafforzamento del reddito di cittadinanza”, da attuare su due fronti: da un lato, con l’introduzione di “misure per rendere più efficiente il sistema delle politiche attive”, dall’altro lato, con l’introduzione di un “monitoraggio delle misure antifrode”. Sul rafforzamento delle politiche attive punta anche il Terzo Polo di Renzi e Calenda, che vuole “consentire concretamente alle agenzie private di trovare lavoro ai percettori del reddito”. Anche il PD vuole riformare il Reddito di Cittadinanza, attraverso la revisione dei criteri con cui funziona, che al momento penalizzano le famiglie più numerose con minori, la possibilità per i percettori del reddito di cittadinanza di conservare una parte del sussidio, nel caso in cui trovino un’occupazione, per non disincentivare la ricerca del lavoro e la riduzione dei 10 anni di residenza in Italia richiesta per accedere al sussidio. Nel campo del centrodestra c’è qualche differenza in merito alla gestione del futuro della misura. Se la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha scritto su Facebook che il suo partito vuole sostituire il reddito di cittadinanza con “uno strumento a tutela dei soggetti effettivamente fragili: disabili, over 60 e famiglie con minori a carico privi di reddito”, Matteo Salvini nel suo programma ha spiegato di voler da un lato mantenere i “percettori inidonei al lavoro” modificando gli importi a seconda delle diverse soglie di povertà registrate sul territorio nazionale, dall’altro lato per i percettori idonei al lavoro l’obiettivo è trasformare il sussidio in un “ammortizzatore sociale finalizzato all’occupazione”.

QUASI TUTTI I PARTITI HANNO IGNORATO IL PNRR

Il grande “quasi” assente nei programmi elettorali per le elezioni del 25 settembre è il PNRR sebbene le risorse messe a disposizione del piano italiano da Bruxelles (a cui si aggiunge il cofinanziamento nazionale) ammontino a circa 200 miliardi e rappresentino il più importante e decisivo volano per il rilancio del Paese. La coalizione di centrodestra si propone di riformare, in parte, la destinazione d’uso dei fondi del PNRR. “Non può essere altrimenti – dice Raffaele Fitto che per Fratelli d’Italia ha curato il dossier Pnrr ed è vicepresidente dell’Ecr a Strasburgo – perché il Pnrr nasce e viene finanziato come risposta alla crisi provocata dalla pandemia. Nel frattempo però l’inflazione è cresciuta e la guerra ha fatto schizzare i prezzi non solo del gas e dell’energia in generale ma di tutte le materie prime: come si può pensare di non tener conto di un cambiamento di questa portata”. Posizione che trova d’accordo Antonio Tajani che sottolinea che tutti gli impregni presi con Bruxelles “saranno onorati, a partire dalle riforme incluse nel Pnrr” ma conferma la necessità di “aggiornare” il Piano per tener conto dell’incremento dei costi dell’energia. Pensa a un rinnovamento del PNRR anche la Lega. “Per noi viene prima di tutto l’interesse nazionale – dice Claudio Borghi -. Finora è stato assunto un atteggiamento di sottomissione con Bruxelles che se saremo al governo non adotteremo. Noi eravamo contrari a Next generation Ue e di conseguenza al Pnrr perché ci saremmo potuti finanziare autonomamente, visto che i tassi erano a zero, attraverso altri scostamenti di bilancio come avevamo fatto fino ad allora. Ma nel momento in cui il governo italiano con Giuseppe Conte ha fatto l’accordo si è aperta una nuova partita e infatti abbiamo votato a favore del Pnrr, che però non può essere immodificabile”. Non viene proposta alcuna modifica al PNRR da parte del Terzo Polo. “Il difficile viene adesso – dice Calenda -. Dobbiamo raggiungere ancora l’85% degli obiettivi, realizzare concretamente i progetti e attuare le riforme. Invece di pensare di aggiornare il piano per finanziare i diciottenni come piace a Letta o la flat tax della destra dobbiamo implementarlo mettendo a disposizione dei Comuni le risorse per poter ricorrere anche alla progettazione esterna e consentire automaticamente allo Stato di avocare a sé le decisioni qualora gli enti locali o le regioni siano inadempienti”. Un fermo “no” a modifiche dei progetti arriva dal PD. Ok solo a modifiche come la clausola del 40% di investimenti al Sud che rischia di restare su carta per l’incapacità delle amministrazioni di presentare i progetti. “In questo senso, anche nell’ottica di sostenere le aree interne del Paese, sarebbe utile – dice Antonio Nicita – disaggregare determinati bandi per aree geografiche”. Il M5S nel suo programma elettorale non dedica grande spazio al PNRR. “Il Movimento è disponibile a valutare modifiche necessarie a utilizzare in modo più efficiente le risorse – dice Mario Turco, vicepresidente M5S ed ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio -, ma bisogna fare attenzione perché pregiudicare le rate con scadenze e programma di spesa avrebbe un serio impatto sulla credibilità dell’Italia nei confronti dell’Europa”.

PENSIONI: QUALI SONO I PROGRAMMI ELETTORALI CHE VOGLIONO RIDURRE L’ETÀ PENSIONABILE

I leader della coalizione di centrodestra hanno dedicato molto spazio nei loro discorsi alle questioni relative alla riforma delle pensioni. Se Berlusconi ha rilanciato la sua vecchia promessa elettorale di portare le pensioni minime a 1.000 euro, è Matteo Salvini che ha predisposto un più articolato set di proposte nel suo programma:

  • Quota 41: che consentirebbe di andare in pensione anticipata a chi ha almeno 41 anni di contributi, per le donne si aggiunge un anno di contributi figurativi per ogni figlio,
  •  pensione vecchiaia donne a 63 anni,
  • pensione di garanzia per i giovani con carriere interamente nel regime contributivo, a loro viene riconosciuta una pensione minima di 1.000 euro,
  • rivalutazione pensioni,
  • opzione donna diventa strutturale,
  • ape social,
  • riscatto laurea.

Anche il PD propone “maggiore flessibilità in uscita dal mondo del lavoro” e valuta la possibilità di andare in pensione a partire da 63 anni di età per i lavori più gravosi. Allo stesso modo il PD, proprio come la Lega, vuole rendere strutturali l’APE sociale e Opzione Donna e, per lavoratori più giovani, introdurre una “pensione di garanzia, che stanzi fin da subito le risorse necessarie a garantire una pensione dignitosa a chi ha carriere lavorative discontinue e precarie”. Anche Verdi e Sinistra italiana propongono che si possa uscire dal lavoro a 62 anni o con 41 anni di contributi e fissano a 1000 euro l’assegno per la pensione minima. Il M5S si limita ad ampliare le categorie dei lavori gravosi e usuranti, per consentire a più persone di andare in pensione anticipata, ed evitare il ritorno alla “legge Fornero”. Punta all’abolizione della legge Fornero anche Unione Popolare di de Magistris, che mette un tetto di 5mila euro per le pensioni. Il Terzo polo, in maniera molto singolare, non ha una parte del suo programma esplicitamente dedicata alle pensioni.

IL POSIZIONAMENTO INTERNAZIONALE DELL’ITALIA NEI PROGRAMMI ELETTORALI: TERZO POLO E M5S IGNORANO L’UCRAINA

Il posizionamento internazionale dell’Italia è il primo punto del programma della coalizione di destra che punta a rassicurare circa la collocazione atlantica ed europea del nostro Paese. L’unico elemento di rottura riguarda la proposta di rivedere “le regole del Patto di stabilità e della governance economica”. Il PD è in totale continuità con il governo Draghi sul posizionamento internazionale del nostro paese: forte integrazione con l’Unione Europea, che deve essere accelerata e ampliata, e sostegno all’Ucraina contro l’aggressione della Russia. Il M5S, come il centrodestra, promette una “solida collocazione” europeista ma chiede una riforma del Patto di stabilità. Una differenza significativa si riscontra sulla questione della guerra in Ucraina: il programma non la menziona ma parla di fermare “la corsa al riarmo”. Non cita l’Ucraina neanche il programma del Terzo Polo che suggerisce di adottare una politica estera comune europea e di rendere il paese indipendente dal gas russo.

LA TUTELA DELL’AMBIENTE NEI PROGRAMMI ELETTORALI

Il programma della coalizione di centrodestra definisce l’ambiente come “una priorità” e suggerisce di “rispettare e aggiornare gli impegni internazionali assunti dall’Italia per contrastare i cambiamenti climatici”. Il PD identifica lo sviluppo sostenibile e la transizione ecologica come il primo dei “pilastri di Italia 2027”, a questo si aggiunge la proposta di aderire a Fit For 55, il progetto della Commissione Europea che prevede di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 e di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Terzo Polo che aggiunge la necessità di essere indipendenti dal gas russo e di avviare ricerche in merito al nucleare pulito. Il M5S ripropone alcune delle sue misure più note, come il Superbonus, e in parte punta alla diffusione di nuove tecnologie, come le “smart road” e il cambio del parco auto con modelli elettrici.

 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top