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Quirinale, quel ddl PD che abroga rielezione del Presidente e semestre bianco

Quirinale social presidente della repubblica

I senatori PD firmatari del ddl che vieta la rielezione del presidente: “Se l’eccezione divenisse regola, l’equilibrio dei poteri delineato dalla Carta potrebbe risultarne alterato. Negli Stati Uniti hanno introdotto il divieto del terzo mandato quadriennale solo nel momento in cui l’eccezione avrebbe potuto divenire prassi”

Mossa a sorpresa del Pd che, nella giornata di ieri, ha depositato un disegno di legge di modifica costituzionale, a firma dei senatori Dario Parrini, Luigi Zanda e Gianclaudio Bressa, per intervenire sugli articoli 85 e 88 della Costituzione, vietando la rieleggibilità del presidente della Repubblica. Si fa un gran parlare proprio in questi giorni dell’opportunità di un ‘bis’ per l’attuale inquilino del Colle e, se Sergio Mattarella accettasse (al momento ha lanciato solo segnali tanto eloquenti quanto negativi), potrebbe essere l’ultimo presidente della Repubblica a raddoppiare il settennato. Questo sempre che la modifica costituzionale dem passì entro la fine della legislatura, e non è scontato, considerato l’iter aggravato previsto per questo genere di interventi.

COSA PREVEDE IL DDL PD CHE VIETA LA RIELEZIONE DEL PRESIDENTE

Già “in sede di assemblea costituente – sottolineano Parrini, Zanda e Bressa – si pose il tema dell’opportunità di introdurre limiti alla rielezione del Presidente della Repubblica”. Quindi allegano le dichiarazioni di ex presidenti della Repubblica favorevoli al divieto di una rielezione e contrari al semestre bianco. Come ha anche ricordato Sergio Mattarella, fu Antonio Segni il primo a sostenere, nel messaggio alle Camere del 16 settembre 1963, che il periodo di sette anni è “sufficiente a garantire una continuità nell’azione dello Stato”, e quindi l’opportunità di introdurre “la non immediata rieleggibilità del Presidente”, per “eliminare qualunque, sia pure ingiusto, sospetto che qualche atto del Capo dello Stato sia compiuto al fine di favorirne la rielezione”. Il messaggio era controfirmato, come Presidente del Consiglio, da Giovanni Leone, che difatti presentò alle Camere un disegno di legge costituzionale di modifica degli articoli 85 e 88 della Costituzione come chiesto dal Capo dello Stato. Analoga iniziativa era partita da un gruppo di deputati guidati dal liberale Aldo Bozzi già prima del messaggio presidenziale. Leone, diventato poi Capo dello Stato, richiamò nuovamente l’opportunità di una riforma in tal senso nel proprio messaggio alle camere del 14 ottobre 1975.

Quanto al precedente di Napolitano, i senatori dem spiegano: “il conferimento, nel 2013, di un secondo mandato al presidente Napolitano – che peraltro aveva più volte manifestato una diversa volontà – ha senza dubbio cambiato i termini della questione, che da mera possibilità teorica si è tradotta in precedente, e invita a interrogarsi sull’opportunità di riprendere e tradurre in norma argomentazioni così autorevolmente espresse”.

Nell’articolo 1 del ddl si chiede di aggiungere al primo comma dell’articolo 85 della Costituzione (Il Presidente della Repubblica è eletto per sette anni) che il presidente della Repubblica “non è rieleggibile”. L’articolo 2 del ddl chiede di abrogare il secondo comma dell’articolo 88 (Non può esercitare tale facoltà [di sciogliere le Camere. ndR] negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura), ovvero il cosiddetto semestre bianco che impedisce al presidente della Repubblica di sciogliere anticipatamente le Camere negli ultimi sei mesi del proprio mandato.

“È infatti evidente – affermano i senatori dem – che, se l’eccezione divenisse regola e quella che è stata la regola cominciasse ad apparire come eccezione, l’equilibrio dei poteri delineato dalla Carta potrebbe risultarne alterato. Non è peraltro un caso se gli Stati Uniti, pur in un contesto di elezione sostanzialmente diretta del Presidente, hanno introdotto il divieto del terzo mandato quadriennale solo nel momento in cui l’eccezione avrebbe potuto divenire prassi”. Nel testo del ddl si ricorda poi che “il tentativo più avanzato di riforma in questo senso si ebbe però nella IX legislatura, con la ben nota Commissione bicamerale presieduta proprio da Aldo Bozzi, che proponeva l’introduzione della non immediata rieleggibilità e, quanto agli ultimi sei mesi di mandato, la subordinazione del potere di scioglimento al parere conforme dei Presidenti delle Camere”.

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