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Saltano le nomine del cda Rai? Ecco cosa sta succedendo

cda rai

Contestate le procedure di nomina dei componenti del cda Rai che, secondo i ricorrenti, violerebbero anche l’European Media Freedom Act

Pende una spada di Damocle sulla procedura di nomina dei consiglieri Rai. “È stato presentato al Tar un ricorso che, se accolto, avrebbe l’effetto di sospendere la procedura di nomina dei consiglieri Rai” scrive il Sole24Ore. Fra i ricorrenti ci sono tre persone del mondo Rai: Nino Rizzo Nervo, Stefano Rolando e Patrizio Rossano oltre al professor Giulio Vigevani. In merito è stato annunciato anche un incontro con la stampa promosso tra gli altri dall’associazione Articolo21 e Usigrai.

COSA LAMENTANO I RICORRENTI SUL SISTEMA DI NOMINA DEL CDA RAI

“Il sistema di nomina dei componenti del Cda Rai, contenuto nell’art.63 del TUSMA – sostengono i ricorrenti – presenta profili di illegittimità, in ordine ai criteri adottati, non rispettosi delle “procedure di selezione” imposti dalla legge e profili di costituzionalità rispetto alle precise indicazioni della sentenza n.225 del 1974 della Corte costituzionale. La Consulta ha detto con grande chiarezza in quella sentenza che gli organi direttivi del servizio pubblico non devono essere  “costituiti in modo da rappresentare direttamente o indirettamente espressione, esclusiva o preponderante, del potere esecutivo e che la loro struttura sia tale da garantirne l’obiettività.

COSA PREVEDE L’EUROPEAN MEDIA FREEDOM ACT

“Questo sistema si pone – è la tesi dell’associazione Articolo21 – ora anche in violazione del recente Regolamento UE 2024/1083 denominato European Media Freedom Act (“EMFA”) pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea in data 17 aprile 2024 il quale prevede: che gli Stati membri “istituiscano garanzie giuridiche efficaci per il funzionamento indipendente dei fornitori di media di servizio pubblico in tutta l’Unione, senza che siano influenzati da interessi governativi, politici, economici o privati. e che “i membri del consiglio di amministrazione dei fornitori di media di servizio pubblico [siano] nominati in base a procedure trasparenti, aperte, efficaci e non discriminatorie su criteri trasparenti, oggettivi, non discriminatori e proporzionati stabiliti in anticipo a livello nazionale. La durata del loro mandato è sufficiente a garantire l’effettiva indipendenza dei fornitori di media di servizio pubblico” (art. 5).

I CANDIDATI AL CDA RAI SCALDANO I MOTORI, OCCHI PUNTATI SUI PAPABILI IN QUOTA FDI

Intanto i candidati al Cda scaldano i motori. Tra loro politici, ex parlamentari, manager, giornalisti. Per quanto riguarda l’area di riferimento a Fratelli d’Italia, si vociferava che il partito della premier potesse puntare su Annalisa Terranova, ma non ha inviato la propria candidatura.

Tra i noti all’entourage della premier Meloni, la giornalista Federica Frangi che tra ottobre e novembre scorsi ha gestito – come ricordava il Fatto quotidiano – “la presenza di Fratelli d’Italia in televisione e nei talk show”. Dopo solo un mese “ha lasciato il suo ruolo per fare ritorno in Rai”, dove a marzo è approdata nella redazione cronaca del Tg2; e la giornalista Valeria Falcone, adesso in Enel e in passato portavoce della stessa Meloni quando era ministro della Gioventù. Sui giornali si fanno i nomi anche della costituzionalista Ida Nicotra, dell’avvocatessa Stella Mele, ora nel cda del Poligrafico dello Stato, e di Simonetta Bartolini, docente di Letteratura italiana alla Unint.

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