Il ministro Giuli ha nominato Francesco Spano vicecapo di gabinetto al Mic. Insorgono i cattolici…
Sangiuliano indagato, cosa viene contestato all’ex ministro e cosa rischia
Il Corriere della sera anticipa la notizia delle indagini a carico dell’ex ministro Sangiuliano per peculato e rivelazione di segreto d’ufficio
Gennaro Sangiuliano è indagato dalla procura di Roma in relazione alla vicenda che vede coinvolti l’ex ministro della Cultura e Maria Rosaria Boccia. Ad anticipare la notizia è il Corriere della Sera.
PERCHE’ SANGIULIANO E’ INDAGATO
I reati contestati sarebbero peculato e rivelazione e diffusione di segreto d’ufficio. L’iscrizione sul registro degli indagati nasce dalla denuncia presentata dal portavoce dei Verdi, Angelo Bonelli, la scorsa settimana al posto di polizia della Camera dei deputati. Il fascicolo adesso verrà trasmesso al tribunale dei ministri, considerando la carica ricoperta fino a pochi giorni fa da Sangiuliano.
I fatti che i pm sono chiamati ad approfondire ruotano intorno agli stessi per i quali l’ex titolare del Mic ha presentato le dimissioni irrevocabili, ovvero al rapporto con la 41enne Maria Rosaria Boccia, coinvolta in attività istituzionali anche senza un preciso incarico.
VIAGGI, SOGGIORNI E CENE: ECCO SU COSA SI CONCENTRERANNO LE VERIFICHE DEI MAGISTRATI
“La procura capitolina guidata da Francesco Lo Voi – scrive il Corriere – sceglie dunque la via più diretta per gestire il caso: come impone la legge passa il fascicolo al collegio competente (Il Tribunale dei ministri) indicando le circostanze da approfondire. Le verifiche dovranno concentrarsi sui viaggi, i soggiorni, le cene della 41enne che ha accompagnato assiduamente l’ex ministro negli ultimi mesi di attività, per stabilire se ci sia stata una distrazione di soldi pubblici per fini impropri.
Il che non vuol dire – sottolinea Fulvio Fiano – che ci devono essere necessariamente esborsi diretti del Mic, anche se Boccia ha già diffuso le prenotazioni a suo nome fatte dalla segreteria del dicastero, ma che anche indirettamente sia stata “ospite” del ministro, pur non avendo un ruolo contrattualizzato nel suo staff”.
I CASI PIU’ SPINOSI DELL’AFFAIRE SANGIULIANO-BOCCIA
I casi più spinosi sono quelli dei viaggi in Liguria e in Puglia per presenziare a festival e meeting finanziati dallo stesso ministero. Sangiuliano ha spiegato che le spese erano a carico degli organizzatori, “ma sempre di soldi pubblici si tratterebbe” puntualizza il giornalista del Corriere.
PERCHE’ L’ACCUSA DI RIVELAZIONE DI SEGRETO D’UFFICIO
La seconda pista investigativa riguarda invece la rivelazione di notizie che dovevano restare dentro le stanze del ministero. Boccia ha parlato di documenti ricevuti dal ministero della Cultura. Di contro l’ex ministro nelle scorse ore ha annunciato di voler presentare una denuncia per le “indebite pressioni” ricevute per mano di Boccia a partire dal post del 26 agosto in cui rivelava la nomina, poi non formalizzata, a sua consigliera.
ANCHE LA CORTE DEI CONTI HA ACCESO UN FARO SUL CASO SANGIULIANO
Sempre nella giornata di lunedì anche la procura regionale della Corte dei Conti del Lazio ha acceso un faro sulla vicenda, aprendo un fascicolo. I magistrati, coordinati dal procuratore regionale Paolo Luigi Rebecchi, dovranno verificare eventuali profili di danno erariale, con particolare riferimento a trasferte, utilizzo dell’auto blu e spese per concerti ed eventi. In questa prima fase, in base a quanto appreso dall’Ansa “anche se il riserbo è massimo”, i magistrati contabili non dovrebbero affidare delega alla Guardia di Finanza ma verranno analizzati le voci di spesa sostenute anche dal ministero.
COSA SI RISCHIA PER IL REATO DI PECULATO
In base all’art. 314 del codice penale sul peculato, si prevede che “il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria, è punito con la reclusione da quattro anni a dieci anni e sei mesi. Si applica la pena della reclusione da sei mesi a tre anni quando il colpevole ha agito al solo scopo di fare uso momentaneo della cosa, e questa, dopo l’uso momentaneo, è stata immediatamente restituita”.