La scissione nel Pd ormai è cosa fatta. Ieri la telefonata di Renzi a Conte, Casellati e Fico. Chi segue (e chi non segue) l’ex rottamatore nella sua nuova avventura
Tanto tuonò che piovve. E magari pure prima del previsto. È arrivato oggi l’annuncio dell’addio di Matteo Renzi al Partito Democratico per lanciarsi in una nuova avventura che avrà la sua inaugurazione ufficiale alla decima Leopolda, in programma dal 18 al 20 ottobre a Firenze. Ieri sera la telefonata al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e ai presidenti delle Camere, Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, per anticipare e spiegare la mossa. L’idea dell’ex rottamatore è di dar vita non a un partito bensì a un movimento — di cui ancora si conosce il nome — che supporti il neonato governo Conte 2 ma che guardi anche ai moderati che sono all’opposizione, a partire da Forza Italia. Una decisione che però non rassicura affatto dalle parti di Palazzo Chigi e che a molti esponenti del Nazareno sembra dettata soprattutto dal desiderio di avere voce in capitolo nelle prossime importanti nomine: presidente Agcom e garante privacy ma anche Eni, Enel, Poste, Leonardo e Terna.
CHI SEGUE RENZI
A seguire Renzi un drappello di circa 20 deputati e 10 senatori. Tra loro anche quattro esponenti dell’esecutivo ovvero il ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, la responsabile delle Pari opportunità e della Famiglia, Elena Bonetti, e poi due sottosegretari: Anna Ascani, all’Istruzione, e Ivan Scalfarotto, agli Esteri.
A Montecitorio si sposteranno nel nuovo movimento, oltre a Bonetti, Ascani e Scalfarotto, la fedelissima Maria Elena Boschi, Michele Anzaldi (che in questi giorni sull’argomento ha fatto sentire la sua voce), Ettore Rosato — che preferisce parlare di “separazione consensuale” anziché di “scissione” — Marco Di Maio, Gennaro Migliore, Roberto Giachetti, Silvia Fregolent, Luciano Nobili, Luigi Marattin — capogruppo Pd in commissione Bilancio che dovrebbe diventare capogruppo del movimento renziano — Lucia Annibali, Mattia Mor, Nicola Carè e Massimo Ungaro.
Più piccola la pattuglia a Palazzo Madama di cui faranno parte, oltre allo stesso Renzi e a Bellanova, l’ex tesoriere del Pd a trazione renziana, Francesco Bonifazi, l’ex giornalista dell’Espresso Tommaso Cerno, l’ex sottosegretario alla Salute e poi all’Istruzione Davide Faraone, Eugenio Comincini, Nadia Ginetti, Ernesto Magorno, Mauro Maria Marino — presidente della commissione Finanze e vicepresidente della commissione d’inchiesta sul sistema bancario nella scorsa legislatura — e Donatella Conzatti, dalle fila di Forza Italia. A questo drappello potrebbero aggiungersi Pier Ferdinando Casini, eletto nelle liste del Partito Democratico, e Riccardo Nencini, attualmente nel gruppo Misto.
Comunque già dieci senatori sarebbero sufficienti per costituire una componente nel Misto a Palazzo Madama.
CHI NON LO SEGUE
All’appello, invece, mancherebbero alcuni renziani della prima ora come il neo ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che secondo indiscrezioni di stampa si sarebbe molto speso per evitare l’addio, e l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo Renzi e ministro dello Sport nell’esecutivo Gentiloni, Luca Lotti. A non seguire Renzi sarebbero pure due toscani suoi amici come Dario Nardella, attualmente sindaco di Firenze, e Andrea Marcucci, capogruppo dem al Senato.