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Stefano Menichini, nuovo portavoce del ministro Gualtieri

Stefano Menichini Gualtieri

Stefano Menichini, l’ex capo Ufficio Stampa della Camera, è stato nominato portavoce del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri

L’ex capo Ufficio Stampa della Camera, Stefano Menichini, è il nuovo portavoce del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Menichini è un giornalista romano che ha iniziato la sua esperienza professionale nella redazione del Manifesto. Dal 2016 fino al gennaio 2020 è stato il capo dell’Ufficio Stampa della Camera dei deputati, che da qualche settimana è guidato da Moreno Marinozzi.

CHI È STEFANO MENICHINI

Nel 2003, Stefano Menichini ha partecipato alla fondazione del quotidiano Europa, organo della Margherita, diventandone vicedirettore e poi dal 2005 al 2014 direttore. Fino al 2000 era stato a capo dell’ufficio per la comunicazione istituzionale del comune di Roma, nel periodo della seconda giunta di Francesco Rutelli. Successivamente ha svolto attività di consulenza per la comunicazione e le attività in rete della Presidenza del Consiglio (governo Amato II) e presso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti guidato da Graziano Delrio (2015). Tra le altre attività di Menichini c’è anche quella di editorialista del Post e di Huffington Post. Ha scritto libri sulla nascita del movimento politico dei Verdi, sulle politiche economiche e sociali del governo Berlusconi e Quindici parole (Baldini & Castoldi, 2001), con Francesco Rutelli.

MENICHINI E GUALTIERI

In uno dei suoi ultimi articoli aveva presentato il manifesto del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, arrivato in un momento delicato durante l’emergenza Covid-19. “Nel manifesto di Gualtieri si avvertono la consapevolezza dell’urgenza, il senso della dimensione della sfida e della necessità di non far passare il momento giusto. Sotto il cappello del Green Deal europeo sono fissati i paletti principali: un poderoso sostegno alla riconversione dell’automotive per una mobilità sostenibile; il rilancio della siderurgia, ma decarbonizzata; tenere l’Italia al passo coi i paesi più avanzati nella microelettronica e nell’intelligenza artificiale; l’ulteriore digitalizzazione e semplificazione burocratica. Non mancano i punti delicati, dalla riforma della giustizia civile alla scossa da imprimere al settore bancario, fino alle nuove forme possibili di compartecipazione dello Stato nelle imprese. […] Il manifesto di Gualtieri non è onnicomprensivo (per esempio non prende di petto la revisione del federalismo all’italiana, che così com’è ha fallito la prova dell’emergenza, ma senza il quale nessuna riforma calata da Roma funzionerà mai), però ha questo di buono: nel momento di sparare lo start per una stagione nuova non fa finta che nulla sia accaduto, e per esempio mette in chiaro che lo statalismo è una ricetta irrecuperabile così come lo è consegnare tutto, compresi i servizi pubblici, nelle mani del mercato”.

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