skip to Main Content

Strategia Cloud Italia, cos’è e perché è importante il Cloud di Stato?

Strategia Cloud Italia Polo Strategico Nazionale

Si alza il velo su Strategia Cloud Italia. Secondo indiscrezioni il sistema si baserà su una doppia chiave crittografica per evitare, o quantomeno ridurre, le critiche dei sciovinisti, visto che i dati italiani rischiano di essere stoccati su sistemi esteri

Il governo italiano è pronto a salire sulla ‘nuvola’. Il ministro per la Transizione digitale, Vittorio Colao, presenterà proprio oggi la “Strategia Cloud Italia”, il documento di indirizzo strategico per l’implementazione e il controllo del Cloud della PA. Saranno presenti il Sottosegretario di Stato delegato alla Sicurezza Franco Gabrielli, Roberto Baldoni direttore generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale e Paolo de Rosa, Chief Technology Officer del Dipartimento per la Trasformazione digitale.

COSA HA ANTICIPATO COLAO SULLA STRATEGIA CLOUD ITALIA

Nel cloud di Stato italiano «ci sarà posto per tutti con regole chiare», aveva detto nel fine settimana il titolare della Transizione digitale, intervenuto al Forum Ambrosetti. «Spiegheremo come e perché ci sarà un ruolo per tutti, grazie alle policy di classificazione per i data center, alle regole di cloud first per la Pa e alle regole stabilite dall’agenzia sulla cybersicurezza».

Pare che le parole chiave della Strategia Cloud Italia saranno “doppia chiave crittografica”, ovvero doppia cifratura dei dati e “licenza esclusiva”. Partiamo dalla doppia chiave: è il compromesso raggiunto dai tecnici al lavoro dato che al momento il cloud di Stato italiano si appoggerà quasi senz’altro ad aziende estere (potremmo ipotizzare statunitensi, visto il loro ruolo leader e la rinnovata diffidenza nei confronti della Cina). Per ovviare alle critiche di chi dirà che i dati italiani verranno stoccati su sistemi stranieri, e dunque rischiano con maggiore facilità di finire in altre mani, si predisporrà che una chiave di sicurezza sia consegnata alla nostra PA mentre l’altra resterà ai gestori del cloud. La “licenza esclusiva” sarà invece concessa sulle tecnologie cloud dai colossi Usa ai gestori italiani.

Coi fondi del Next Generation Eu il governo intende portare entro il 2026 circa il 75% delle Pubbliche amministrazioni italiane a utilizzare servizi in cloud. Per accompagnare la migrazione della PA centrali e locali al cloud, è previsto un programma di supporto e incentivo per trasferire basi dati e applicazioni, in particolare rivolto alle amministrazioni locali.

Le amministrazioni potranno scegliere all’interno di una lista predefinita di provider certificati secondo criteri di adeguatezza rispetto sia a requisiti di sicurezza e protezione, sia a standard di performance. Il supporto alle amministrazioni che aderiranno al programma di trasformazione sarà realizzato con “pacchetti” completi che includeranno competenze tecniche e risorse finanziarie.

In una logica di vera e propria “migration as a service” si aiuteranno le amministrazioni nella fase di analisi tecnica e di definizione delle priorità, con risorse specializzate nella gestione amministrativa, nella contrattazione del supporto tecnico esterno necessario all’attuazione e nell’attività complessiva di project management per tutta la durata della trasformazione.

Per facilitare l’orchestrazione di questa significativa mole di lavoro è creato un team dedicato a guida MITD, incaricato di censire e certificare i fornitori idonei per ogni attività della trasformazione e, successivamente, di predisporre “pacchetti”/moduli standard di supporto (che ogni PA combinerà a seconda dei propri bisogni specifici).

Per le PA locali minori, che non hanno la massa critica per una gestione individuale, verrà resa obbligatoria l’aggregazione in raggruppamenti ad hoc per l’esecuzione dell’attività di migrazione. La transizione al cloud è funzionale anche allo sviluppo di un ecosistema di imprese e startup in grado di integrare e migliorare l’offerta e la qualità di prodotti software per la PA.

AL CENTRO DI TUTTO IL POLO STRATEGICO NAZIONALE

La Presidenza del Consiglio dei ministri, secondo le disposizioni previste nell’articolo 35 del Decreto Legge n 76 del 16 luglio 2020, attraverso il Dipartimento per la trasformazione digitale promuoverà lo sviluppo di una infrastruttura ad alta affidabilità localizzata sul territorio nazionale per la razionalizzazione e il consolidamento dei Centri di elaborazione Dati (CED) e relativi sistemi informatici. La struttura è già stata denominata Polo Strategico Nazionale (PSN). L’infrastruttura sarà gestita da un operatore economico selezionato attraverso l’avvio di un partenariato pubblico-privato ad iniziativa di un soggetto proponente.

Obiettivo del Polo Strategico Nazionale è di ospitare i dati ed i servizi strategici di tutte le amministrazioni centrali (circa 200), delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) e delle principali amministrazioni locali (Regioni, città metropolitane, comuni con più di 250 mila abitanti).

LE MANIFESTAZIONI DI INTERESSE

Intanto sono partite le prime manifestazioni di interesse. Concorreranno quasi sicuramente: Leonardo, Tim, Aruba e il Consorzio Italia Cloud che si compone di: Seeweb, Sourcesense, Infordata, Babylon Cloud, Consorzio Eht e Netalia.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top