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Sulle nomine Meloni comanda per gli ad ma resta il nodo presidenze

Paolo Scaroni Presidenze Nomine Società Partecipate

Paolo Scaroni è considerato troppo ingombrante dalla premier per la presidenza di Eni ma forse è destinato a Enel. Come si muovono FI e Lega?

La questione delle nomine è sempre più bollente e rimane irrisolta. Se i nomi circolanti per i posti di amministratore delegato delle società partecipate statali sono oramai sempre gli stessi, mancano ancora di conferme definitive. L’approccio del governo, anzi di Meloni, è però sempre più confermato. Decide lei.

Ma sul tavolo ci sono anche le presidenze. E anche qui i tasselli da riempire ci sono e come.

NOMINE AD, CHE SUCCEDE SULLE PRESIDENZE?

Sulle presidenze, anzitutto, Lega e Forza Italia vorrebbero guadagnare i punti che sembrerebbero perdere nella corsa sugli ad. “In uno schema che vedrebbe due caselle a Fdi, due alla Lega e una a Forza Italia, in base al peso dei partiti ma anche delle società”, dettaglia l’Ansa.

Per domani si cerca l’intesa definitiva anche su questo fronte delle nomine. Dove la matassa è rimasta imbrigliata anche dopo il consiglio dei ministri del pomeriggio di ieri. Dopo il quale soprattutto il leader del Carroccio ha cercato di respingere le voci mediatiche che raccontavano delle persistenti tensioni tra gli alleati.

Che, al netto delle smentite, c’erano e ci sono. Perché – ricorda ad esempio il Domani – “al di là delle trattative dell’ultimo giorno Lega e Forza Italia avevano già perso in partenza. Ma i leghisti perdono di più perché reclamavano di più”.  Il partito del Cav sta capitalizzando, una volta di più, la presenza di una figura rassicurante e decisiva come Gianni Letta. Mentre il vicepremier e ministro delle Infrastrutture sembra più in difficoltà. “C’è il massimo riserbo sulle scelte, ma è chiaro che sarebbe bizzarro che fosse un solo partito ad indicare i nomi a discapito degli altri”, aveva detto il capogruppo alla Camera della Lega Riccardo Molinari.

PAOLO SCARONI ALL’ENEL, CATTANEO A ENI E ZAFARANA A LEONARDO

Insomma, non c’è piena serenità. In questo puzzle non meno rischioso e importante per gli equilibri dentro la maggioranza, Paolo Scaroni – in quota berlusconiana – sarebbe allora destinato a Enel proprio grazie a Letta. Anche se inizialmente destinato alla presidenza Eni, dove però – ricorda Repubblica – “la premier Meloni teme infatti che un rientro del dirigente vicentino nel settore riaccenda le critiche già sgorgate in passato, durante e dopo il novennio scaroniano, che avvicinò molto il Cane a sei zampe alla Russia”.

Dietro Scaroni, appunto, c’è Forza Italia ma anche la Lega appoggerebbe la sua nomina a presidente di Eni. Perché, aggiunge Ricciardi sul quotidiano da poco passato sotto la direzione di Emiliano Fittipaldi,  “Salvini è già stato accontentato con la presidenza di Mps (…)” e “ha perso la battaglia per piazzare Flavio Cattaneo come ad dell’Enel e si può consolare con poco, cioè le presidenze”. Su Eni, però, il nome ancora non c’è anche se è proprio il Carroccio a volersi giocare molto qui. Flavio Cattaneo allora può tornare utile, in proposito.

Oltre Enel, allora, il mosaico sarebbe così composto: per la presidenza di Leonardo c’è Giuseppe Zafarana, generale della Guardia di Finanza, dove rimpiazzerebbe Luciano Carta in uscita e forse destinato alla presidenza di Poste italiane.

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