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Meloni sceglierà Giuseppina Di Foggia come prima donna Ceo in una partecipata?

Meloni Sceglierà Giuseppina Di Foggia?

Amministratore Delegato e Vice Presidente di Nokia Italia e Country Manager per Italia e Malta, è lei il nome che circola per la dirigenza di Terna ma la partita delle nomine è più che aperta e Meloni

La primavera è iniziata, Pasqua è passata e le nomine sono ancora tra noi. Questione dibattuta, divisiva e delicata. Nella quale la premier Giorgia Meloni continua a dare segnali di decisionismo puro. Sfoggiando una postura tesa ad annullare ogni richiesta dalle forze alleate ma anche da altre personalità centrali in Fratelli d’Italia (al governo e non).

Ma i nodi restano ancora da sciogliere, tra tutti quello del profilo femminile a cui affidare il ruolo di ad in una delle società affacciate al rinnovo dei vertici.

Vediamo la situazione.

GIUSEPPINA DI FOGGIA PRIMA AD NELLE PARTECIPATE?

“È amica di Arianna Meloni, sorella della premier”, scrive oggi Il Fatto Quotidiano. E Meloni, che oggi (ma già da ieri) sta cucinando il pasto delle nomine, per dirla come Il Foglio, l’ha individuata come nome forte per soddisfare quella richiesta, anzi, promessa fatta l’8 marzo scorso. “Mi piacerebbe, e lo dico alla vigilia di una scelta importante che il Governo deve fare, immaginare che anche nelle grandi partecipate statali possa esserci un amministratore delegato donna perché non c’è mai stato. Credo che questa sia la grande sfida della parità”, aveva detto la premier.

Giuseppina Di Foggia, “attualmente ricopre la posizione di Amministratore Delegato e Vice Presidente di Nokia Italia e Country Manager per Italia e Malta con la responsabilità di guidare lo sviluppo del business, le operazioni con i clienti e l’esecuzione della strategia in entrambi i Paesi”.

Di lei come indiziata si parla da settimane, sempre più in questi giorni in cui tutto si fa frenetico. Per dove? Per la guida di Terna, dove Stefano Donnarumma è in ballo tra riconferma scontata e passaggio ad Enel per sostituire Francesco Starace. “Roberta Neri è stata scartata tra i nomi in lizza per ricoprire la carica di Ad di Enav (troppo vicina al PD romano, sin dai tempi di Acea con Andrea Mangoni AD)”, abbiamo scritto qualche giorno fa su Policy Maker. Parlando, però, anche di logica di riconferme da non sottovalutare.

IL CURRICULUM

Torniamo a Giuseppina Di Foggia. “Molto sensibile ai temi dei giovani e del lavoro, si legge ancora dal suo curriculum. “Promuove e supporta diversi programmi con focus speciale su alfabetizzazione digitale e avvicinamento delle/i studentesse/i alle materie STEM. Nel 2021 è stata nominata cavaliere del lavoro dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Selezionata dalla rivista Forbes Italia tra le 100 personalità femminili accumunate da leadership e creatività che si sono contraddistinte nel 2021 per impegno, tenacia e competenza. Altresì premiata ai CEO Italian Awards 2021 come migliore CEO dell’anno nella categoria TLC”.

Non solo. “È membro del Consiglio di Amministrazione di Cefriel, del Board dell’Executive MBA dell’Università LUMSA e da ottobre 2020 a dicembre 2021 è stata parte dell’Advisory Board costituito da un selezionato gruppo di CEO italiani di levatura internazionale che hanno assistito il B20 nell’indirizzo generale. È altresì membro dell’Advisory Board Investitori Esteri di Confindustria, del consiglio direttivo di Assolombarda, Presidente dello Steering Committee Inclusione Sociale in Confindustria Digitale e componente del Consiglio Generale di Anitec-Assinform”.

IL DECISIONISMO DI MELONI

Mantenendo presenti le caselle da riempire e i nomi con cui farlo, è importante capire meglio l’approccio del governo e soprattutto della premier in questo gioco. Perché, ad esempio, la scelta dei big per le aziende coinvolte si intreccia con la vituperata partita del Pnrr. “da sole queste aziende possono diventare il core della messa a terra” del piano, scrive oggi Lucia Annunziata su La Stampa. Immaginando “un cambio, che avrebbe profondi impatti sugli equilibri interni del governo (…) un salto nell’efficacia di governo, sicuro; una liberazione dalle dinamiche della coalizione, certo”. Anche se forse, un segnale di decisionismo da Chigi ancora troppo affrettato sebbene ricercato (e promesso) da Meloni con la riforma presidenzialista.

Con la Lega con l’acquolina alla bocca per il pacchetto Ferrovie (copyright Carmelo Caruso, Il Foglio) ma anche attenta a non forzare la mano su Donnarumma in Enel e imbrigliata insieme a Forza Italia sulla possibile scelta meloniana di Cingolani a Leonardo, anche dentro FdI appare chiaro che a decidere è solo e soltanto la premier.

Come scrive il Corriere della Sera, “ne sa qualcosa Francesco Lollobrigida, che non è riuscito a imporre Maurizio Ferrante alle Poste. E ne sa più di qualcosa Guido Crosetto”, sulla partita Leonardo. Dove il co-fondatore di FdI voleva Lorenzo Mariani, ceo di Mbda.

Tra qualche ora, prima del CdM forse si sbloccherà qualcosa. O forse no, resteranno ancora intatti i nodi.

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