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Tutti gli uomini (e le donne) del Presidente. Toto ministri del governo Draghi

Dpcm Draghi

Da Cartabia a Colao passando per Belloni e la riconferma di Lamorgese, con la nota di colore di Ilaria Capua. Ecco come potrebbe essere il dream team del governo Draghi: tutti i possibili ministri

L’ostacolo per una volta non sarà tanto comporre il puzzle di cariche e poltrone, quanto ricompattare la maggioranza attorno a un esecutivo che può essere plasmato in due modi antitetici: tecnico oppure politico. Quest’ultima via sembra la più indicata per rinsaldare l’ormai sfilacciata e logora maggioranza del Conte bis (resterebbero Roberto Gualtieri all’Economia, benedetto perfino da Confindustria, e Roberto Speranza alla Sanità, così da non incrinare i rapporti con Leu che già non è troppo entusiasta di appoggiare Mario Draghi), ma si rivela la via più difficile se si guarda alle larghe intese, perché allora dovrebbe prevedere anche forzisti e leghisti (c’è chi fa il nome di Giancarlo Giorgetti, ma pare che il diretto interessato all’idea di fare il ministro in un governo dalla durata incerta preferisca correre alla carica di sindaco di Milano). Oppure, il governo Draghi potrebbe avere ministri tecnici. Allora tutto cambierebbe. E il toto nomine è già partito.

TOTO MINISTRI DEL GOVERNO DRAGHI: CHE DICONO I BOOKMAKER

Torna a circolare con insistenza il nome di Marta Cartabia, l’ex presidente della Consulta che era già data tra i papabili nel 2018, quando il Conte I non riusciva a decollare. Il suo nome è già stato fatto anche quale possibile candidata a succedere a Sergio Mattarella, il cui settennato  è in scadenza a inizio 2021. Ventilato anche il nome di Paola Severino, già Guardasigilli nell’esecutivo di Mario Monti. Tuttavia firmò la norma omonima che, sospendendo dalle cariche politiche i condannati, buttò di fatto fuori Silvio Berlusconi dal Parlamento. Difficile dunque immaginare i forzisti appoggiare nuovamente un governo con la Severino.

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Nel toto nomi sui ministri del governo Draghi c’è un solo membro del Conte bis che potrebbe salvarsi: Luciana Lamorgese, candidata a restare agli interni. Ma anche in questo caso bisognerebbe prima vedere cosa ne pensa la Lega (ammesso faccia parte della coalizione), che in tema sicurezza si è sempre posta agli antipodi attaccando a più riprese l’ex prefetto. Enrico Giovannini, oggi impegnato con ASVIS, potrebbe tornare al dicastero del Lavoro o andare al MISE. Non sembra credibile la quotazione, al dicastero della Sanità, di Ilaria Capua, direttrice dell’UF One Health Center e ormai volto famigliare per milioni di italiani dato che è tra i “virologi televisivi” che non disdegnano ospitate in tv. Oltre a essere impegnata altrove, ha un passato politico, in Scelta Civica di Mario Monti. Fatto che dovrebbe bastare a renderla poco digeribile al centrodestra.

Licenziata Paola Pisano, che non ha dato motivi per essere confermata visto il flop dell’app Immuni e i numerosi crash di tutti i siti governativi (dall’INPS, al ministero dell’Ambiente per il bonus monopattini, fino ad arrivare ai problemi dell’App IO nei giorni del Cashback di Natale), per il capitolo del Recovery Plan che risponde al nome di “digitalizzazione” si parla del massimo esperto di robotica e IA del Paese: Roberto Cingolani, che però dovrebbe occuparsi del super computer di Genova, il davinci-1 di Leonardo, tutt’ora in costruzione. Potrebbe poi rientrare Vittorio Colao, ex manager Vodafone che ha guidato la task force per far ripartire l’Italia e ha concluso il proprio mandato in contrasto con il presidente del Consiglio uscente, Giuseppe Conte. Per la Farnesina è già stato fatto il nome di Elisabetta Belloni. Ma quel dicastero (o la carica di vicepremier) potrebbe andare proprio a Conte nel tentativo di non sfasciare i 5 Stelle.

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