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Ugl, perché non è stato ancora convocato il congresso
L’ultimo congresso confederale dell’Ugl risale a sei anni fa. Equilibri interni e politici sul perché di questo ritardo
Febbraio 2018, convention center “La Nuvola” di Roma, IV congresso confederale dell’Ugl, storico sindacato di riferimento della destra sociale italiana. Paolo Capone è eletto all’unanimità segretario generale (dopo anni di tira e molla con inclusa querelle giudiziaria). Da allora sono passati sei anni.
Da Statuto, art.12, il congresso confederale “viene convocato ordinariamente ogni quattro anni, su deliberazione del Consiglio Nazionale. In via straordinaria viene convocato su richiesta dei 2/3 dei componenti del Consiglio stesso”. Nel frattempo, nel 2023, si sono tenuti i congressi provinciali. Ma su quello confederale regna una calma apparente. Forse ancora per poco. A meno che Capone non voglia, de facto, arrivare al settennato, alla pari del presidente della Repubblica.
La Cgil ad esempio, il principale sindacato italiano, negli ultimi vent’anni ha sempre rispettato la scadenza dei quattro anni, tranne nel 2019, quando il XVIII Congresso confederale si svolse dopo quattro anni e nove mesi dal precedente. Anche la Uil ha sempre sostanzialmente rispettato il termine dei quattro anni.
Perché allora non è stato ancora convocato il V Congresso confederale dell’Ugl? Le ragioni andrebbero ricercate principalmente all’interno delle dinamiche e degli equilibri del sindacato. Senza dimenticare che sullo sfondo ci sono le elezioni Europee. Quindi, c’entra più la politica che gli aspetti organizzativi.
DA PUNTO DI RIFERIMENTO DI AN ALLE SIMPATIE PER LA LEGA. IL RUOLO DI DURIGON
L’Unione generale del Lavoro, ex Cisnal, in passato era il punto di riferimento nel mondo sindacale del Msi prima e di Alleanza nazionale poi. Basti pensare che nel 2010 l’allora segretaria generale Renata Polverini venne candidata alla presidenza della Regione Lazio in quota An, all’epoca c’era il IV Governo Berlusconi e Gianfranco Fini era presidente della Camera.
Dovendo però scattare una fotografia di ciò che è stata l’Ugl negli anni della gestione Capone, non si può evitare di sovrapporre le sue attività e le sue ‘fortune’ con quelle della Lega di Salvini e, soprattutto, di Claudio Durigon, ex vicesegretario dell’Ugl e indissolubile cinghia di trasmissione tra il Carroccio con il sindacato e con tutto il mondo di riferimento del lavoro e della previdenza.
Con il boom della Lega alle Europee del 2019, quando raggiunse il 34%, per l’Ugl e Durigon fu un periodo di grande ascesa. Oggi i rapporti di forza nel centrodestra si sono capovolti. Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni – ovvero gli ‘eredi’ della tradizione missina e di An – il prossimo giugno potrebbero sfondare il tetto del 30% mentre la Lega annaspa con l’obiettivo di raggiungere la doppia cifra. C’è inoltre la componente ex An di Forza Italia, rappresentata da Maurizio Gasparri, che ha sempre mantenuto un rapporto stretto con l’Ugl.
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Questi sono gli equilibri politici, che inevitabilmente hanno e avranno ripercussioni anche negli equilibri interni al sindacato, che storicamente è sempre stato Lazio-centrico. Ad oggi Capone condivide la segreteria generale con due vicesegretari: Luigi Ulgiati, anche lui vicino a Durigon, e Luca Malcotti, ex assessore della giunta Polverini e vicino all’attuale vicepresidente della Regione Lazio, Roberta Angelilli (Fdi).
Più che retroscena qui siamo ancora alla scena. Vedremo quando sarà convocato il congresso quali saranno le strategie politiche e i candidati in pista. E se sarà all’insegna dell’unitarietà.