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Dove vuole arrivare Luigi Sbarra con la sua Cisl?

Sbarra Calderone

Luigi Sbarra, in solitaria con la sua Cisl, lancia messaggi netti e forti alla premier Meloni ma, soprattutto, a Cgil e Uil

Alcuni si chiedono: dove vuole arrivare Luigi Sbarra? Altri, quelli magari a cui sta pestando i piedi, declinano la domanda diversamente: ma cosa si è messo in testa? Sul fronte sindacale tutti i riflettori oggi sono puntati sul segretario della Cisl, e non è la prima volta. Sbarra – come capitato spesso negli ultimi mesi – ha promosso un’iniziativa in solitaria, distinguendosi dalle mobilitazioni del consolidato duo Landini-Bombardieri.

IL MESSAGGIO DI SBARRA A MELONI

Da Piazza Santi Apostoli, a Roma, ha lanciato alcuni messaggi chiari e forti sia al governo Meloni che alle altre confederazioni sindacali. Anche il momento è cruciale, avviene il giorno dopo lo sciopero al Nord proclamato da Cgil e Uil e prima del nuovo confronto a Palazzo Chigi sulla manovra economica.

In questi mesi la Cisl ha cercato il dialogo con il Governo, adoperandosi con “grande senso di responsabilità” per assicurare relazioni costruttive e propositive. Ha offerto “serietà e affidabilità”, che l’esecutivo deve però “ricambiare con altrettanta responsabilità”.

Sbarra, che sulla manovra ha espresso un giudizio articolato con luci e ombre, dal palco della manifestazione nazionale ha voluto mettere in risalto soprattutto le parti che non vanno bene, a partire dal tema delle pensioni per finire alle privatizzazioni.

SBARRA: “NON ACCETTIAMO LEZIONI DA CGIL E UIL”

Il leader della Cisl è stato tranchant anche con Cgil e Uil: “Smettiamola di pensare a un’egemonia che è finita con il ‘900. Serve condivisione, responsabilità e il rispetto tra di noi. Abbiamo assistito a provocazioni, insulti e ingiurie. Noi rispettiamo, anche se non condividiamo molte volte le scelte e le strategie di Cgil e Uil, ma il sindacato deve restare unito, compatto con grandi obiettivi strategici. Si prenda atto, laicamente, dell’esistenza di differenti sensibilità, di modi diversi di intendere l’azione sindacale e il ruolo del sindacato. Non accettiamo lezioni da nessuno”.

Parole nette, inequivocabili. Dell’ambizione di Sbarra di diventare l’interlocutore privilegiato del governo ne abbiamo già parlato su Policy maker. Il suo è un tentativo di differenziarsi quale rappresentante sociale responsabile, privo di preconcetti. Non attacca la legge di Bilancio a prescindere, delinea i punti di forza e i correttivi che propone alla manovra, con un approccio che è ben diverso da quello al quale si appiglia la Cgil di Landini, che rasenta lo scontro ideologico. E non a caso rivendica che il Novecento è finito vent’anni fa.

QUALI OBIETTIVI SI CELANO DIETRO LE BATTAGLIE DI LUIGI SBARRA?

Sbarra ha aperto un canale di credito ‘politico’ con il governo. Se per meriti propri o per demeriti altrui in questo contesto è secondario. Il punto è che se oggi il tema non è uno scontro sociale tra l’esecutivo e i sindacati unitari bensì la divisione all’interno delle stesse confederazioni sindacali lo si deve proprio per la partita che sta giocando Sbarra. A tutto vantaggio, come narrazione mediatica, del governo Meloni, a cui fa gioco poter sottolineare che parte dei sindacati vuole portare avanti un confronto costruttivo.

Ovviamente è riduttivo ipotizzare che alla base ci siano soltanto calcoli politici dello stesso Sbarra. Che in futuro l’attuale segretario della Cisl possa candidarsi alle elezioni è quasi fisiologico, basta vedere il percorso di tutti i suoi predecessori. Ma Sbarra sta portando avanti una battaglia interna al mondo sindacale. Sia, appunto, per togliere la golden share alla Cgil e sia sul tema della partecipazione. Lunedì, ad esempio. consegnerà alla Camera le firme a sostegno di una legge di iniziativa popolare.

COSA PENSANO GLI EX SEGRETARI CISL FURLAN E BONANNI

Ma cosa pensa chi gli uffici di via Po li ha frequentati ancor prima di Sbarra. Nei giorni scorsi, intervistata da Maria Scopece sulla nostra testata, l’ex segretaria della Cisl Annamaria Furlan, ora nel Pd, ha affermato che ogni organizzazione sindacale “giustamente, ognuna nella sua autonomia, sceglie la forma di mobilitazione che sembra più adatta, più idonea” per poi puntualizzare “non credo che abbiamo bisogno di divisioni, penso che abbiamo bisogno di unità sindacale che si raggiunge anche rispettando scelte diverse. (…) L’importante – ha aggiunto – è il risultato che si deve portare a casa”.

Un altro ex segretario, Raffaele Bonanni che ha guidato la Cisl per sette anni, in una recente intervista a Libero ha spiegato che “la Cisl da sempre cerca di dialogare con chi è al potere per poter ottenere condizioni migliori per i lavoratori” per concludere che “Meloni, come tutti i capi di governo, dialoga con chi è disposto a dialogare”.

Appuntamento al prossimo confronto-scontro.

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