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Vaccini, l’ANM tiene in ostaggio la Giustizia? Così le toghe ricattano Draghi

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Le toghe minacciano la sospensione dell’attività giudiziaria. Un ricatto senza precedenti avanzato nei confronti dell’esecutivo dall’ANM per avere la corsia preferenziale nella somministrazione dei vaccini

‘O arriveranno i vaccini, o rallenteremo la macchina della Giustizia’. Come se fosse possibile rallentarla ulteriormente. Eppure è questo, in estrema sintesi, quanto minacciato dalla corrente dell’Associazione nazionale dei Magistrati in un messaggio diretto al presidente del Consiglio Mario Draghi che nei giorni scorsi aveva spiegato in Parlamento come l’unico criterio che si sarebbe adoperato per il piano vaccinale sarebbe stato quello anagrafico, al fine di tutelare chi è anziano e chi è fragile.

LE PAROLE DI DRAGHI INDIGESTE AI GIUDICI

Intervenendo alle Camere lo scorso 24 marzo, il premier aveva infatti detto: “Per quanto riguarda la copertura vaccinale di coloro che hanno più di 80 anni, persistono purtroppo importanti differenze regionali, che sono molto difficili da accettare. Mentre alcune Regioni seguono le disposizioni del Ministero della Salute, altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale”. Quindi l’altolà alle differenze nelle strategie territoriali che hanno portato perfino a dare la precedenza ad alcuni ordini professionali (quello degli avvocati in Toscana e dei giornalisti in Campania): “Dobbiamo essere uniti nell’uscita dalla pandemia come lo siamo stati soffrendo, insieme, nei mesi precedenti. Tutte le regioni devono attenersi alle priorità indicate dal Ministero della Salute”.

IL RICATTO DELL’ANM SE NON ARRIVERANNO I VACCINI

Non si è fatta attendere la risposta delle toghe, o almeno della principale corrente: “ove dovessero inspiegabilmente mancare interventi normativi, che l’elevato e prevedibile numero di contagi e di vittime tra gli operatori di giustizia impongono, volti alla limitazione dell’attività giudiziaria sull’intero territorio nazionale”, scrivono i magistrati invitando “i dirigenti degli uffici giudiziari ad adottare, a tutela della salute, energiche misure organizzative al fine di rallentare immediatamente tutte le attività dei rispettivi uffici, senza escludere, nei casi più estremi, anche la sospensione dell’attività giudiziaria non urgente”.

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Insomma, uno sciopero bianco vero e proprio, volto a bloccare la Giustizia (che è loro proibito) peraltro in un momento di crisi che non ha eguali nella storia moderna. Questo perché, si lagnano i giudici, il “nuovo piano strategico vaccinale, modificando le linee guida approvate dal Parlamento nel dicembre 2020, non prevede più, tra i gruppi target di popolazione cui offrire il vaccino in via prioritaria, i lavoratori del comparto giustizia”. E allora è lecito, per l’ANM, bloccare i processi e con essi le sorti di migliaia di cittadini, imputati e vittime, finché non arriveranno i vaccini.

Una duplice leva di pressione, che i giudici esercitano su due fronti: da un lato sugli avvocati, che costituiscono una lobby ben rappresentata in Parlamento e che sanno bene che con le cause bloccate si congeleranno anche i loro onorari (e di cause ultimamente ce ne sono già poche, con licenziamenti e sfratti sospesi), dall’altro sull’intera nazione, perché si rischia la paralisi del sistema giudiziario, che prima della pandemia non era comunque dei più celeri al mondo.

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Sorprende che i magistrati arrivino a minacciare di violare la legge e la Carta costituzionale pur di mettere al riparo la propria categoria, questo nonostante i dati dell’Istituto superiore di Sanità non forniscano prove che il Covid-19 stia mietendo vittime tra i giudici, ma tra pluriottuagenari pluripatologici. Amareggia che in periodi in cui la democrazia si è fatta più fragile, molti diritti sono venuti meno e le forze dell’ordine sono scese nelle strade e nelle piazze per far rispettare zone rosse e coprifuoco, chi dovrebbe rappresentare il solo argine al potere politico si dimostri così volubile a sirene corporativistiche e tanto interessato al proprio benessere anziché a quello della collettività. Per nostra fortuna, i lavoratori della GDO, la grande distribuzione, stanno attendendo il loro turno dimostrando maggior senso di responsabilità e dello Stato: un anno fa abbiamo visto tutti le scene di isteria collettiva nei supermercati. Cosa succederebbe allora se domani anche loro minacciassero la serrata, come minaccia l’ANM, se non saranno vaccinati? Probabilmente piomberemmo nella guerra civile. Invece domani cassieri e cassiere, salumieri e magazzinieri saranno al loro posto, ad assicurarci la spesa. Una lezione di civiltà più forte di qualunque sentenza.

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