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Voglie dc fra gli ex Dc nel Pd

Pd

La Schlein fa rimpiangere a Franceschini i tempi della Dc. I Graffi di Damato

È meno di un indizio, per carità. Ma quella cronaca, sul Mattino, di un bel po’ dei “ragazzi di De Mita”, come li ha chiamati il giornale napoletano in omaggio al compianto leader della sinistra scudocrociata, riunitisi a Maiori per ricordare orgogliosamente i 40 anni trascorsi dal congresso del movimento giovanile democristiano conclusosi con l’elezione di Renzo Lusetti a segretario -su Luca Danese, nipote di Giulio Andreotti, e un veneto senza molti santi in Paradiso- mi ha fatto venire il sospetto che anche l’ex ministro della Cultura Dario Franceschini, “artefice” dell’incontro, sia un po’ troppo o tanto deluso dalla politica di questi giorni da rimpiangere il passato. E temo che a creargli tanta delusione contribuisca la segretaria Elly Schlein, che anche lui ha voluto l’anno scorso al Nazareno aspettandosi molto più o di meglio di quanto non stia venendo fuori. Che è un Pd ancora più votato del Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, sia pure di poco, ma a suo sostanziale rimorchio.

È l’immagine o la sensazione che si è fatta del Pd, confessandola un po’ al Foglio qualche giorno fa, anche l’ex capogruppo al Senato Luigi Zanda, e da cui mi sembra tentato pure Romano Prodi. Che ha recentemente avvertito Conte in persona, in un incontro pubblico, che continuando a tenere col Pd i rapporti attuali, a corrente alternata e ambiguità continua, si sprecheranno le sconfitte del campo a denominazione variabile -lungo, corto, stretto, largo, giusto, eccetera- che quel buontempone di Pier Luigi Bersani, fra mucche che girano per i corridoi del Nazareno e tacchini che saltano sui tetti, vorrebbe intitolare addirittura all”alternativa” a Meloni.

Preoccupazioni per lo stato di salute politica del Pd nelle mani di “una profeta straniera” -l’ha chiamata oggi Pino Pisicchio sulla Gazzetta del Mezzogiorno- deve averne anche l’ex presidente della Camera Casini, che però da ospite come ha accettato di essere, eletto da indipendente nelle liste del Nazareno nella sua Bologna, dove probabilmente verrebbe confermato al Parlamento con qualunque partito gli offrisse un giro in carrozza, cerca educatamente di stare zitto. Ma gestisce con antica astuzia e bonomia democristiana la sua agenda, fra convegni, matrimoni, funerali e quant’altro.

C’era anche lui naturalmente a Maiori: in albergo, al ristorante e in chiesa, dove si è sostituito al sacrestano ed ha raccolto le offerte alla parrocchia. Ah, grande, intramontabile Piefurby, variante ormai storica del Pierferdy derivato americanamente dal Pier Ferdinando dell’anagrafe.

Se fossi nella Schein, di qualsiasi colore vestita, sarei meno disinvolta e sicura nelle sue epifanie e comincerei a guardarmi intorno con maggiore prudenza in un partito forse troppo affollato di volpi per poterla ancora proteggere a lungo, se qualcuno avesse peraltro davvero la voglia di farlo anche dopo le elezioni europee del 9 giugno, quando sarà il momento di riflettere, quanto meno, sui loro risultati.

 

I GRAFFI DI DAMATO

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