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Il fastidio del 25 aprile superato a Palazzo Chigi, si torna al lavoro

25 Aprile Passato, Il Governo Torna Al Lavoro

Il governo può ora procedere col programma che gli ha procurato la fiducia delle Camere. Esso riguarda prioritariamente i problemi del lavoro, riportati all’ordine del giorno della prossima riunione del Consiglio dei Ministri

Finalmente il 26 aprile, come dicono a Palazzo Chigi. Dove la festa della Liberazione sarebbe stata vissuta “con fastidio”, ha detto Massimo Cacciari alla Stampa. O addirittura “il fascismo è ancora vivo”, come ha titolato Piero Sansonetti su tutta la prima pagina del Riformista che dirigerà ancora per qualche giorno. Poi passerà   la mano a Matteo Renzi e Andrea Ruggieri per guidare il ritorno della storica Unità nelle edicole grazie allo stesso editore del giornale dove ha deciso, chissà perché, di finire per gareggiare col Fatto Quotidiano, da lui stesso definito “fascista” molto di recente.

Anche il quotidiano di Marco Travaglio, a costo di non seguire una volta tanto l’ex presidente grillino del Consiglio Giuseppe Conte, soddisfatto della lettera di Giorgia Meloni al Corriere della Sera sul 25 aprile, fatta eccezione per il passaggio a sostegno degli aiuti all’Ucraina aggredita dalla Russia; anche il quotidiano di Marco Travaglio, dicevo, ha sentito e sente puzza di fascismo a Palazzo Chigi per “la reticenza” della premier, denunciata in una vignetta, sull’antifascismo. La “incompatibilità con la nostalgia” del Ventennio mussoliniano proclamata dalla Meloni nelle “riflessioni” affidate al Corriere e tradotta da Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani, nel titolo di apertura “Libertà senza nostalgie”, non è stata sufficiente né a Travaglio, né a Sansonetti, né ad altri per sentisi e tanto meno dichiararsi  sollevati.

IL SOLLIEVO DI PALAZZO CHIGI E IL RITORNO AL LAVORO

No. La Meloni è e deve restare da quelle parti una fascista praticamente truccata, descritta dal pur bravo Stefano Rolli, con la sua vignetta sul Secolo XIX, in un ’inseguimento” scomodo e affannoso del presidente della Repubblica festeggiando la Liberazione di 78 anni fa dall’occupazione tedesca e da quel che rimaneva del fascismo ormai non più alleato ma succube del nazismo. Una Meloni, quindi, meritevole con i suoi ministri selezionati da specialisti della materia di finire nei manifesti con la testa in giù a Napoli, come  accadde realmente a Mussolimi, all’amante e ad altri nel 1945 a Milano, in Piazzale Loreto.

Il sollievo a Palazzo Chigi per la festa e il relativo ponte vacanziero alle spalle nasce, più che dal “fastidio” avvertito o denunciato da Cacciari, dal superamento di un’altra curva cosparsa d’olio dagli avversari della premier, e persino dal suo ex leader e amico Gianfranco Fini. Il governo può ora procedere col programma che gli ha procurato la fiducia delle Camere. Esso riguarda prioritariamente i problemi del lavoro, riportati all’ordine del giorno della prossima riunione del Consiglio dei Ministri del primo giorno di maggio, festa appunto del Lavoro.

La Repubblica, come ha ricordato il quirinalista Marzio Breda sul Corriere ripetendo le parole del Capo dello Stato, sarà pure “fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista”, ma i Costituenti la vollero fondata “sul lavoro” indicato da solo nel primo dei 139 articoli della Carta e delle 18 disposizioni transitorie e finali.

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