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Verso il 25 aprile, Fontana al Corsera: “Io pienamente antifascista”

Fontana 25 Aprile

Ignazio La Russa si è appena fatto scavalcare, nel corretto percorso istituzionale col presidente della Repubblica, dalla terza carica dello Stato: il presidente leghista della Camera. I graffi di Damato verso il 25 aprile

In questi giorni di vigilia della festa di Liberazione del 25 aprile intossicati anche da una certa satira che reclama, come fa oggi Il Fatto Quotidiano, il dovere e il diritto di prendere per “il culo”, letterale, una destra non sufficientemente o per niente antifascista, ritenendosi autorizzato alla parolaccia dall’uso fattone a suo tempo del vecchio Cuore di sinistra, complimenti a Stefano Rolli. Che sulla prima pagina della Stampa ha voluto e saputo rappresentare nella sua vignetta la protesta della premier Giorgia Meloni, di fronte ad un calendario, per questa “maledetta primavera”. Maledetta per le polemiche alle quali non hanno saputo sottrarsi anche amici di partito al vertice delle istituzioni come il presidente del Senato Ignazio La Russa. Che ha addirittura attribuito alla Costituzione della Repubblica il merito, diciamo così, di non contenere l’antifascismo esplicitamente in alcun passaggio, confinando nelle disposizioni “transitorie” – ma anche “finali, gli ha fatto notare il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky- il  divieto di ricostituire “sotto qualsiasi forma il disciolto partito fascista”.

Peccato che il direttore dello storico giornale torinese, Massimo Giannini, non abbia voluto tenere conto della vignetta di Rolli sfidando praticamente la Meloni, nel suo editoriale, a dire una buona volta che cosa pensi del fascismo e dell’antifascismo. “Giorgia Meloni -ha scritto il direttore– non parla del giorno della Liberazione dal fascismo. Non ne ha mai parlato fino ad oggi, da presidente del Consiglio. Dopodomani sarà all’Altare della Patria con Sergio Mattarella. Aspettiamo il suo comunicato ufficiale”. Al quale, in verità, non l’obbliga nessuno potendo bastare e avanzare la sua presenza, appunto, accanto a Mattarella.

Eppure, prima ancora di vedere e riflettere sulla vignetta di Rolli, il severo e sospettoso Giannini avrebbe potuto rileggersi la prima pagina di ieri del suo stesso giornale. Dove Flavia Perina, già direttrice del Secolo d’Italia, organo ufficiale prima del Movimento Sociale e poi di Alleanza Nazionale, ha riprodotto un passaggio di certo non secondario del documento di svolta della destra italiana approvato a Fiuggi tanti anni fa e che la Meloni non ha mai rinnegato. “E’ giusto chiedere alla destra italiana -diceva e dice quel passaggio- di affermare senza reticenza che l’antifascismo fu un momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato”.

Credo che non fosse mancato in quella occasione neppure il voto di Ignazio La Russa, che ora invece a Palazzo Madama sembra averlo dimenticato con le sue sortite culturalmente ma anche politicamente provocatorie. Egli si è appena fatto scavalcare, nel corretto percorso istituzionale col presidente della Repubblica, dalla terza carica dello Stato: il presidente leghista della Camera Lorenzo Fontana, corso ai ripari con una intervista al Corriere della Sera orgogliosamente antifascista.

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