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Agcom bacchetta il governo su stop alla pubblicità dei giochi

Sport

Operatori radiotelevisivi, editoria, squadre di calcio risultano penalizzate. L’Agcom auspica un intervento di riforma complessivo dell’intera materia

Penalizzazioni per operatori radiotelevisivi, editoria, squadre di calcio. Rischia di trasformarsi in una “ecatombe” economica per molti settori il divieto di pubblicità ai giochi previsto dal Decreto Dignità. E a certificarlo è un organo super partes come l’Agcom in una Segnalazione-Agcom. Rischiano di farne le spese il mondo del calcio e i media, televisione in primis. Il conto previsto è di “700 milioni in tre anni per le casse dello Stato”. E “non sembra però spaventare”, scrive il Sole 24 Ore.

EDITORI, TV E CALCIO SCENDONO IN CAMPO CONTRO IL DIVIETO

Anche Urbano Cairo è sceso in campo. “Si parla di una parte del problema. Ma tutti questi giochi online sono in realtà molto regolati, al contrario invece della parte offline. È lì che occorrerebbe intervenire con attenzione per combattere comportamenti compulsivi e ludopatie”, ha detto intervistato dal quotidiano di Confindustria. Cairo, d’altronde, è interessato alla questione come patron del Torino Calcio ma anche come editore: “Per quanto riguarda il Torino l’impatto non è significativo. Uno sponsor può essere agevolmente sostituito con un altro. E anche come editore devo dire che, parlando di Tv o di Rcs o dei periodici di Cairo Editore, l’impatto non è materiale”.

A livello televisivo, invece, la Rai avrà poco impatto dalla misura perché dall’aprile del 2017, con la firma della nuova convenzione Stato-Rai per l’affidamento del servizio pubblico, è stato vietato sulla tv pubblica ogni messaggio pubblicitario relativo alle scommesse. “Ad avere la paggio in questo frangente sarebbe quindi Mediaset, che secondo gli analisti di Fidentiis, gestisce il 50% del budget annuale del gioco d’azzardo sui media tradizionali, che sarebbe attorno ai 70 milioni”, si legge sul Sole 24 Ore. Stesso discorso per la Serie dove 11 squadre su 20 hanno un partner commerciale legato al mondo delle scommesse per un budget calcolato in 120 milioni all’anno.

LA SCELTA DEL DIVIETO ASSOLUTO DELLA PUBBLICITÀ DEL GIOCO LEGALE RISULTA RESIDUALE IN EUROPA

Dal punto di vista del quadro normativo di riferimento, avverte l’Agcom, si rileva “l’insussistenza a livello europeo di una disciplina organica di riferimento: gli unici atti esistenti hanno infatti natura di soft law, difettando del carattere di cogenza nei confronti degli Stati membri”. Inoltre, prosegue l’Authority “vale inoltre ricordare come da uno studio della Commissione europea condotto nel 2014 – i cui esiti sembrano ancora validi – sia emerso come tra le varie soluzioni adottate dagli Stati membri la scelta del divieto assoluto della pubblicità del gioco legale (sia fisico che on line) risulti residuale. Si è optato piuttosto per una disciplina normativa più o meno vincolante, con frequente utilizzo di codici di autoregolamentazione (si è cercato di favorire un approccio responsabile alla promozione del gioco, con particolare attenzione ai soggetti più vulnerabili, vietando i messaggi più pervasivi, ingannevoli o illusori)”.

IMPATTO NOTEVOLE NEL SETTORE DELL’EDITORIA

Da un punto di vista economico, invece, il divieto di pubblicità avrà “un impatto notevole sul settore dell’editoria, che già vive una forte contrazione dei ricavi pubblicitari, circostanza che evidentemente incide sotto il profilo occupazionale e che porta con sé inevitabili ricadute anche in termini di pluralismo, privando il settore dell’editoria di una possibile fonte di ricavi”, scrive l’Authority evidenziando che “il trend degli ultimi anni ha mostrato investimenti pubblicitari nel settore dei giochi e scommesse come un mercato in forte crescita” ma “è indubbio che il settore dell’editoria perderà tutto il differenziale maturato nel 2018”.

ANCHE GLI OPERATORI RADIOTELEVISIVI IN SOFFERENZA

Non solo. Lo stop alla pubblicità dei giochi potrebbe gravare “sugli operatori radiotelevisivi stabiliti in Italia, in virtù dell’applicazione del principio del Paese di origine: laddove il fornitore di servizi media fosse stabilito in altro Paese dell’Unione, ma i contenuti venissero diffusi anche in Italia, lo stesso sarebbe legittimato anche a trasmettere pubblicità del gioco con vincita in denaro, sfuggendo tuttavia alla potestà sanzionatoria dell’Autorità”. Con una evidente penalizzazione, dunque, delle tv con sede in Italia.

Nel match Torino-Debrecen il team italiano ha dovuto rinunciare ad uno dei co-sponsor. Sulla divisa degli avversari campeggiava il logo di un Casinò

CALCIO PENALIZZATO

Infine il sistema calcio: con l’entrata in vigore del divieto di sponsorizzazioni da parte delle società di gioco “si stima in circa 100 milioni di euro l’anno, con la conseguente sostanziale penalizzazione in termini di competitività nei confronti delle altre Leghe europee”, il danno subito secondo l’Agcom a cui vanno aggiunte “ripercussioni occupazionali su tutta la filiera che ne uscirebbe assolutamente indebolita rispetto a quelle straniere”.

CRITICITÀ SULLA CONCORRENZA

La norma inoltre, “pone una serie di potenziali criticità sotto il profilo dell’impatto concorrenziale. In via generale, è stato rilevato come il divieto di ogni forma di comunicazione promozionale della propria attività precluda di fatto l’accesso al mercato dei cd. new comers che non potrebbero in alcun modo competere con i marchi già noti presso l’utenza con la conseguenza che un nuovo soggetto, ancorché legittimato ad operare sul mercato sulla base del titolo concessorio conseguito, non potrebbe comunque competere con i marchi già noti”.

RIMODULARE ANCHE I TRATTAMENTI SANZIONATORI

Le nuove norme, dovrebbero quindi “modulare” il trattamento sanzionatorio a seconda della “pericolosità” della “concreta condotta rilevata”. Una sanzione minima di 50mila euro per chi viola il divieto di pubblicità dei giochi risulta “poco ragionevole e sproporzionata”, visto che non è “prevista per alcuna altra fattispecie violativa rientrante nel perimetro tipico dell’attività di vigilanza di questa Autorità, avente ad oggetto la diffusione di contenuti sui servizi di media audiovisivi e radiofonici, in attuazione delle disposizioni del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici”.

LE CONCLUSIONI E GLI AUSPICI DI AGCOM

In conclusione, per l’Agcom è “auspicabile e urgente un intervento di riforma complessivo dell’intera materia che, proprio alla luce delle evidenze emerse, possa introdurre gli strumenti più idonei ed efficaci per contrastare il fenomeno della ludopatia nel rispetto della iniziativa economica privata in particolare laddove la stessa sia assentita e concessa dallo Stato”.

L’Autorità suggerisce di “garantire la conoscenza e la consapevolezza del gioco legale” si “distinguere le attività tipicamente d’azzardo, maggiormente soggette alla compulsività e meno controllabili, e quelle in cui rileva una componente di abilità, e di prevedere, conseguentemente, regole differenziate sulle comunicazioni commerciali”. Ma anche di “adottare una strategia multilivello a scopo di contrasto efficace del gioco che contempli non tanto un divieto assoluto e indiscriminato di pubblicità, ma che abbia ad oggetto una conformazione dei contenuti del messaggio commerciale, in modo da indirizzare i giocatori verso il gioco legale e verso comportamenti responsabili di gioco”. Infine di “potenziare e incentivare campagne di informazione sui rischi connessi al gioco e sui supporti medico terapeutici disponibili”, dettare “regole differenziate che consentano, nel rispetto del principio di neutralità tecnologica”, introdurre “una disciplina ad hoc” per “il gioco alle c.d. machine gambling” e “confermare e chiarire il perimetro di competenza dell’Agcom prevedendo una copertura degli oneri derivanti dall’esercizio della conseguente attività di vigilanza e sanzionatoria”.

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