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Albania, separazione delle carriere, caso Almasri: tutte le liti tra governo e magistratura

Sempre più difficile il rapporto tra magistratura e governo. Sul tavolo c’è la riforma della magistratura con la separazione delle carriere e la riforma del CSM ma a scaldare gli animi anche il caso della scarcerazione di Osama al-Najeem, detto Almasri, e l’applicazione del protocollo Italia – Albania 

Non è un buon momento per le relazioni tra l’esecutivo e la magistratura. Prima la separazione delle carriere, poi il protocollo Italia – Albania fermato a più riprese dai giudici, e, infine, il caso Almasri. Tanto che sabato scorso, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, molti magistrati hanno abbandonato le aule delle Corti d’appello italiane durante gli interventi dei rappresentanti del governo.

LA RIFORMA NORDIO E LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE

A fare della separazione delle carriere un tema politico fu il centrodestra di Silvio Berlusconi, argomento bandiera della sua Forza Italia e anche dell’agire politico dell’ex premier, tanto che nel corso dei suoi mandati le sue attività furono, a più riprese, oggetto di interesse della magistratura. Tuttavia, nonostante i vari progetti di riforma elaborati nel corso degli anni, una vera riforma delle carriere della magistratura non ha mai visto la luce.

Il governo di Mario Draghi, invece, ha introdotto un vincolo al cambio di carriera: i magistrati ora possono passare solo una volta dalla funzione giudicante a quella requirente, e viceversa, ma entro i primi nove anni di carriera. La contestata riforma approvata dalla Camera in prima lettura lo scorso 16 gennaio divide i percorsi già dalla fase concorsuale, richiedendo agli aspiranti magistrati di scegliere ancor prima di essere ammessi alla professione, a seguire prevede, inoltre, regole di avanzamento e promozione definite. Una riforma che per l’ANM (che proprio ieri ha indetto uno sciopero) mette a rischio l’autonomia e l’indipendenza della magistratura.

LA RIFORMA DEL CSM PER CHIUDERE LE CORRENTI

A scaldare gli animi dei magistrati, però, non è solo la separazione delle carriere ma anche la riforma del CSM. La riforma Nordio duplica il Consiglio superiore della magistratura, introducendone uno per la carriera requirente e un altro per quella giudicante. Ma non solo. Oggi il CSM è formato da 27 membri, 3 di diritto (presidente della Repubblica, il primo presidente e il procuratore generale della Corte di Cassazione) e 24 membri eletti di cui due terzi, i “togati” da parte dalla magistratura e un terzo, i “laici”, eletti dal Parlamento in seduta comune.

Se la riforma passerà il presidente della Repubblica presiederà entrambi i CSM, il primo presidente della Cassazione sarà membro di diritto per il CSM dei magistrati giudicanti, mentre il procuratore generale della Cassazione per quello requirente. I restanti membri, sia i togati che i laici, non saranno eletti ma scelti a sorte sia dal Parlamento che dai magistrati. Il terzo dei membri laici arriverà da un elenco definito dal Parlamento in seduta comune, e i restanti due terzi sorteggiati tra tutti i magistrati delle rispettive funzioni.

Questa procedura macchinosa a quale scopo? Al fine di depotenziare il ruolo delle correnti (di ispirazione politico-filosofica) presenti all’interno del corpo della magistratura.

LA SCARCERAZIONE DEL TORTURATORE DI MITIGA

A mettere l’ANM contro l’esecutivo anche un caso internazionale: quello del rilascio di Osama al-Najeem, detto Almasri, ‘l’egiziano’. L’uomo, il suo secondo, e meno benevolo, soprannome è “il torturatore di Mitiga”, è accusato, dalla Corte penale internazionale, di crimini di guerra e contro l’umanità. È accusato di aver ordinato omicidi, torture, stupri, nelle carceri di Tripoli e in particolare in quella di Mitiga, dove sono imprigionati le migliaia di persone migranti che sperano di raggiungere l’Europa. Dal 19 gennaio era nelle carceri italiane, a Torino, il 22 gennaio è stato liberato ed è stato anche riaccompagnato in Libia con un aereo di Stato italiano. “È stato indicato indirettamente di non procedere alla convalida del fermo di Almasri”, spiega l’ANM sottolineando l’inerzia del Guardasigilli.

“Si, la Corte d’Appello ha scarcerato. Ma perché? Perché il Procuratore generale in attuazione della legge ha interpretato (il silenzio del ministro della Giustizia ndr) nel modo più rispettoso delle prerogative del governo. Se il ministro sta zitto vuol dire che non si proceda. È stato interpellato più volte”, sostiene il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia. Le cui parole non si allineano a quanto già affermato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la quale aveva invece detto che la liberazione di Almasri “non è stata una scelta dell’Esecutivo ma è avvenuta su disposizione della magistratura”. Il titolare del Viminale, il ministro Matteo Piantedosi, aveva detto che il libico è stato espulso dal territorio italiano perché “soggetto pericoloso”. Mercoledì Piantedosi riferirà nuovamente in Parlamento, fornendo un approfondimento su tutti i passaggi della vicenda, contemporaneamente il Guardasigilli riferirà sulla vicenda al Copasir.

NON C’È DUE SENZA TRE: 49 MIGRANTI IN VIAGGIO VERSO SHENGJIN IN ALBANIA

Infine, c’è il caso migranti – Albania. Il governo sta provando, per la terza volta, a far funzionare l’accordo siglato circa un anno con il governo di Edi Rama e che prevede la costruzione di strutture localizzate in Albania ma gestite dall’Italia a proprie spese e sotto la propria giurisdizione, per accogliere migranti entrati indebitamente sul territorio italiano. Il pattugliatore Cassiopea della Marina sta portando a Shengjin 49 migranti. Nell’hotspot ‘italiano’ verranno sottoposti alla “procedura accelerata di frontiera” per la presentazione delle richieste di asilo.

 A ottobre e a novembre il Tribunale amministrativo di Roma non convalidò i trattenimenti nei confronti dei migranti (dodici nel primo caso, sette nel secondo) nel centro di Gjader in Albania, che così sono tornati in Italia. Secondo i giudici romani il Bangladesh e l’Egitto non erano “sicuri”, per il rimpatrio dei migranti. Tuttavia, il 31 dicembre dello scorso anno, la Cassazione affermò che la definizione di paesi sicuri “spetta, in generale, soltanto al Ministro degli affari esteri e agli altri Ministri che intervengono in sede di concerto”.

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