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L’ammazzavirus di D’Alema

I Graffi di Damato. Il Covid fregato da D’Alema, prima ancora che dal generale Figliuolo…

Non se l’abbia a male il generale Figliuolo né in abito civile, se mai ne indossa uno, né in alta uniforme, con quei 27 nastrini che un cronista gli ha contato addosso facendo rimediare un buco a tutti i colleghi distratti dalle medaglie, né in quella tenuta mimetica che lui mi sembra preferire negli spostamenti da commissario straordinario alla pandemia, e secondo me lo fa più goffo che marziale, procurandogli buona parte delle cattiverie che si scrivono o si dipingono a suo carico. Non se l’abbia a male, ripeto, il generale Figliuolo ma, più ancora di lui, la certezza che questo maledetto Covid, una volta tanto con la maiuscola, non è invincibile e che farà la fine che merita me l’ha data un’esclusiva dell’informatissimo Tommaso Labate sul Corriere della Sera oggi. Al quale Massimo D’Alema ha confermato di essere risultato positivo a un controllo e di essere guarito a suo modo, cioè sbrigativamente.

“Sì. Sono stato fortunato – ha raccontato l’ex presidente del Consiglio cercando lodevolmente di non attribuirsene il merito ma di lasciarlo tutto al caso o, come vedremo, alla dabbenaggine del mostro – perché ho avuto una carica virale molto bassa. Sono rimasto in isolamento, mi sono curato con gli anti-infiammatori e dopo due settimane sono risultato negativo”. Mica come quel giovane veterano del Parlamento che è Pier Ferdinando Casini, costretto a ricoverarsi all’ospedale Spallanzani senza perdere neppure un etto di peso e uscendone in tempo per non perdersi un salotto televisivo – dico uno – in cui raccontare della sua gloriosa guarigione. Che – ci scommetto una pizza con chiunque voglia sfidarmi – non gli impedirà l’anno prossimo di entrare in un modo o nell’altro, anche di striscio, nelle cronache dell’ennesima edizione della corsa al Quirinale.

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D’Alema, che a quelle cronache – scommetto anche su questo – non si affaccerà neppure di straforo, ha anche raccontato di avere fatto “la prenotazione” del vaccino per la settimana prossima senza cercare di scavalcare nessuno, seguendo “le indicazioni destinate alla mia fascia d’età dalla regione Lazio, che tra l’altro – ha aggiunto, tanto per non perdere l’abitudine di dare i punti o le pagelle – si sta muovendo molto bene”. E ha dato il buon esempio assicurando che si farà iniettare qualunque fiala, di qualunque marca, gli capiterà di ricevere. Rimarrà così ben lontano anche da quei ventilatori cinesi un po’ farlocchi – sembra – che lui ha contribuito a fare arrivare in Italia trovando, grazie alle sue “buone relazioni internazionali”, l’associazione giusta per pagare tutto all’ordine, e non alla ricezione. Così sono stati praticamente anticipati i soldi al “governo italiano”, obbligato a pagare solo alla consegna. È inutile dunque la curiosità attribuita da qualche giornale ai magistrati che vorrebbero sentirlo.

Questo Covid, di nuovo con la maiuscola, dei miei stivali ha tentato – pensate un po’ – di aggredire anche uno come D’Alema, che ha messo k.o. tutti quelli che hanno cercato di rottamarlo: a cominciare da Matteo Renzi. Cui in fondo – viste le dimensioni della sua ultima creatura politica e le sconfitte che l’hanno preceduta, dal referendum costituzionale del 2016 alle elezioni politiche del 2018 – la guerra a D’Alema ha portato più sfiga che altro.

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