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L’assoluzione giudiziaria e mediatica di Berlusconi

Silvio Berlusconi

I graffi di Damato. Per una volta i tempi e le decisioni della magistratura, ma soprattutto i tempi, pur così lunghi e perciò odiosi, hanno giocato a favore di Silvio Berlusconi

Per una volta i tempi e le decisioni della magistratura, ma soprattutto i tempi, pur così lunghi e perciò odiosi, hanno giocato a favore di Silvio Berlusconi. Che è stato assolto con altri imputati a Milano dall’accusa di corruzione in atti giudiziari perché “il fatto non sussiste” -come il Giornale di famiglia si è giustamente divertito a titolare in prima pagina giocando in rosso con l’omonima testata solidale con l’accusa- nello stesso giorno in cui parecchi giornali lo davano praticamente per morto, o rimorto. E ciò a causa della posizione da lui ribadita domenica scorsa contro il presidente ucraino Zelensky mettendo quanto meno a disagio la presidente del Consiglio e alleata Giorgia Meloni.

– Leggi anche: I giornali di oggi, giovedì 16 febbraio

Sul Corriere della Sera, sempre di ieri, Berlusconi era finito in una mega-vignetta di Emilio Giannelli dandosi per “leader di Forse Italia”. Su Repubblica Tommaso Ciriaco informava i lettori della tentazione o decisione di Giorgia Meloni di mettere definitivamente nell’angolo l’ex presidente del Consiglio profittando anche delle critiche piovutegli addosso, sempre per le antipatie verso Zelensky, dal Partito Popolare Europeo. Di cui egli vanta da tempo di essere il maggiore socio italiano, da quando l’allora alleato Pier Ferdinando Casini sudò le sette proverbiali camicie per farlo accogliere convincendo la buonanima di Helmut Kool. Al quale “Pierfurby” fece capire, essendovi resistenze fra i tedeschi, che così sarebbe stato loro più facile influenzarlo, o indirizzarlo. L’uomo già allora era imprevedibile, e troppo nuovo alla politica per convincere e tranquillizzare vecchi marpioni al di là e al di qua delle Alpi, o dell’Atlantico. Lo stesso Casini, del resto, avrebbe poi rotto con lui, che pure gli aveva procurato la presidenza della Camera, preferendo continuare la sua attività parlamentare facendosi eleggere come indipendente al Senato più volte nelle liste del Pd.

Oggi, 24 ore dopo l’annuncio e la descrizione del programma della Meloni di ridimensionare definitivamente un alleato scomodo che peraltro- secondo un retroscena di Francesco Verderami sul Corriere della Sera-aveva ordinato ai suoi ministri di mettersi da parte e lasciarlo solo a trattare direttamente con la presente del Consiglio le tante nomine in programma nelle aziende pubbliche; oggi, dicevo, sulla stessa Repubblica il medesimo Tommaso Ciriaco è tornato sull’argomento con un articolo richiamato in prima pagina con questo titolo che parla da solo: “La premier argina l’alleato risorto”. Come e più di Lazzaro, che Gesù riportò in vita una sola volta, stando al Vangelo secondo Giovanni.

La notizia della resurrezione politica, diciamo così, di Berlusconi ha giustamente entusiasmato elettori rimastigli fedeli o solo amici, fra i quali sono singolari tuttavia  quelli del Foglio. Che gli hanno dedicato una vignetta da Fatto Quotidiano:  col Cavaliere mascherato da maiale che invita le “ragazze” a salire a bordo del suo pullman perché gli “hanno ridato la patente”.

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