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Berlusconi visto dai giornali

Berlusconi

Il dritto e rovescio del ricovero in ospedale di Silvio Berlusconi contagiato virale

“Dritto e rovescio” non è solo il titolo di una fortunata trasmissione delle televisioni del Biscione condotta da uno – Paolo Del Debbio – lasciatosi persino andare qualche tempo fa a parlare di quante possibilità avesse di diventare il delfino politico del suo editore, dopo tutti i delfini ridotti a trote dal Cavaliere di Arcore. “Dritto e rovescio” è anche lo spettacolo in cui si tra traducendo il contagio virale di Berlusconi, cautelativamente ricoverato in ospedale per essere meglio curato, essendo un paziente “a rischio” per definizione del suo medico, su cui hanno titolato quelli di Repubblica.

Il rovescio dello spettacolo è naturalmente il ricovero ospedaliero. Che, unito all’annuncio di una polmonite bilaterale, allunga comunque un segno o un’ombra di debolezza sull’ex presidente del Consiglio, e capo assoluto di un partito interessato, come tutti gli altri, in una campagna elettorale in cui non sono in gioco solo sette consigli regionali e un migliaio di consigli comunali, né solo la sorte referendaria dei tagli dei seggi parlamentari. Cui i gruppi del Cavaliere alle Camere hanno concorso, sia pure con qualche sofferenza cresciuta per strada, man mano che la voglia o la tentazione del no è cresciuta e la partita è diventata a suo modo anch’essa decisiva, o comunque di rilevanza, per la sorte del governo. Berlusconi ne è un oppositore, considerandone la maggioranza “la più a sinistra” nella storia d’Italia, ma ha anche permesso che il suo gruppo al Senato gli desse un aiuto con qualche assenza provvidenziale in votazioni a rischio. Ed ha partecipato a un dibattito politico e mediatico sulla possibilità di soccorrerlo nel caso di una compromissione degli interessi generali del Paese.

Il dritto dello spettacolo di Berlusconi “tamponato” dal virus, secondo un titolo felicemente ironico della Gazzetta del Mezzogiorno, e infine ricoverato è l’insperata – da lui stesso – gara agli auguri e agli incoraggiamenti sviluppatasi fra i politici, anche i più impensabili, come quel Luigi Di Maio che all’inizio di questa legislatura, mentre trattava la formazione del governo con Matteo Salvini, pur sapendo che il negoziato dipendeva dal grado di tolleranza del Cavaliere verso l’alleato leghista sotto sotto autorizzato ad una temporanea  infedeltà, disse che con “quello là” non avrebbe potuto avere nessun rapporto, né facendo né ricevendo telefonate. “Quello là” era naturalmente Berlusconi: un “uomo delle istituzioni”, lo ha invece appena definito Matteo Renzi nell’aula del Senato, mentre Carlo De Benedetti dalla lontana Dogliani gli dava dell'”imbroglione nocivo”, rimediandosi del “disperato” dalla figlia Marina.

Non so se per convinta analisi o per un’amicizia pubblicamente dichiarata per “l’amor nostro”, come Berlusconi viene ancora chiamato ogni tanto da brillanti corsivisti in quel giornale che gli deve in fondo la nascita e la crescita, prima di trovarsi un altro editore, il direttore del Foglio Claudio Cerasa ha cercato di costruire sulla malattia del Cavaliere nuovi scenari politici. Che sarebbero opportuni in una legislatura prigioniera della crisi del partito maggiormente rappresentato in Parlamento: il movimento grillino.

L’asintomaticità di Berlusconi, anche se nel frattempo superata da sintomi di una certa rilevanza,  è stata tradotta da Cerasa, dopo tutti gli auguri rivoltigli anche da avversari, in “progressiva, graduale e decisa” asintomaticità dell’”antiberlusconismo”. Ma bisogna anche qui fare i conti o scommettere su un vaccino, non potendo bastare le aspirine verbali dei no-vax.

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