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Bologna, quelle epurazioni PD all’ombra delle torri

Bologna Pd Roberto Grandi

Spaccatura forse insanabile nel PD di Bologna, i sostenitori della candidata renziana vengono esclusi dalla lista del partito

Si litiga, nella Bologna di Romano Prodi, in vista delle elezioni. Si litiga e non solo, tra le file del PD, dove pare siano ammessi anche i colpi bassi, quelli sotto la cintola. “Oggi, per la prima volta nella storia della nostra città, la dirigenza del PD cittadino decide di comporre la lista a maggioranza, rinunciando ad essere plurale”, è lo sfogo – denuncia che il dem Alberto Aitini, assessore alla Sicurezza, appresa l’ufficialità della sua esclusione dalla lista del Pd, assieme alla collega Virginia Gieri, affida alla propria pagina Facebook.

“Il punto – prosegue Aitini – non sono i posti in Consiglio Comunale come qualcuno ha provato a dire, tentando di mercanteggiarli in questi giorni per mettere a tacere il problema, il punto è che si è deciso deliberatamente di escludere i rappresentanti di una proposta politica che esiste ed è radicata nel PD così come nella comunità bolognese, persone che hanno lavorato in questi anni al servizio dei cittadini con professionalità, impegno, rigore morale, ottenendo risultati ampiamente riconosciuti e apprezzati”.

La loro colpa è essersi smarcati dalla linea ufficiale del partito che propone Matteo Lepore (qui per saperne di più in merito) e aver deciso di appoggiare a oltranza Isabella Conti, 39 anni, sindaca di San Lazzaro di Savena. Una personalità di tutto rispetto, se non fosse che è uscita dal Pd per passare a Italia viva e che il suo nome l’ha fatto proprio Matteo Renzi, più per spaccare i dem che per ottenere una candidatura certa. E a quanto pare il suo piano sta già funzionando.

Da quando è stato avanzato dall’ex premier il nome di Conti, si è parlato continuamente di rischi di epurazione, con tanto di ricorsi per colpire i dem infedeli, che ora chiedono un intervento dalla segreteria nazionale. Curioso, dal momento che tre anni fa erano invece i dem ad accusare la parte renziana di silenziare ogni dissenso interno. “È una scelta antidemocratica e storica – spiega sempre Aitini al Corsera -, perché a Bologna non era mai successa una cosa del genere. Penso che i dirigenti del Pd non abbiano davvero voluto trovare un giusto equilibrio per rappresentare tutte le anime, le idee e la pluralità del partito. Ma hanno deciso di epurare una parte delle persone”.

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