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Codice degli appalti e digitale: cosa sta facendo l’Italia (e cosa vuole l’Ue) per tagliare la burocrazia

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Un obiettivo comune: eliminare la burocrazia. La via europea, con una nuova direttiva a sostegno delle PMI, e la via italiana, con il nuovo codice degli appalti che desta qualche preoccupazione sul lato della trasparenza 

L’obiettivo è di quelli che si ripetono ormai da diverse legislature. Semplificare, deregolamentare ed eliminare i costi amministrativi connessi a un’eccessiva dose di burocrazia. È per questo che la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva per tagliare i vincoli burocratici che ancora frenano le attività e la competitività delle piccole e medie imprese. A ben guardare qualcosa di molto simile è successo in Italia, con l’approvazione del nuovo codice degli appalti che, nelle intenzioni, vuole rendere più agile un settore, troppo spesso imbrigliato da regolamenti sclerotizzanti.

ELIMINARE LA BUROCRAZIA CHE FRENA LA COMPETITIVITÀ

La Commissione europea ha adottato una proposta di direttiva per eliminare parte della burocrazia che frena l’attività e la competitività delle piccole e medie imprese. L’atto punta a facilitare l’ampliamento dell’uso di strumenti e processi digitalinel diritto societario dell’UE, agevolare le operazioni transfrontaliere delle imprese e ad aumentare la trasparenza e la fiducia in ambito societario rendendo disponibili al pubblico maggiori informazioni sulle imprese dell’UE.

PREVISTO UN RISPARMIO DI 437MILIONI DI EURO ANNUI

Secondo le stime della Commissione la riduzione delle incombenze burocratiche permetterà di risparmiare circa 437 milioni di euro all’anno, cifra che finora di perde nei mille rivoli degli oneri amministrativi. La proposta avrà, secondo i calcoli della Commissione, impatto su circa 16 milioni di Srl e su due milioni di società di persone nell’Ue. Nelle intenzioni della Commissioni la direttiva contribuirà all’ulteriore digitalizzazione e informatizzazione del mercato unico e supporterà le imprese, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni, nel processo di transizione digitale che l’Ue si è posta.

GLI STRUMENTI PER RIDURRE LA BUROCRAZIA PROPOSTI DALLA COMMISSIONE EUROPEA

Gli strumenti per ridurre la burocrazia e alleggerire gli oneri amministrativi per le imprese transfrontaliere sono quattro:

  • l’applicazione del principio “una tantum”, in modo che le società non debbano ripresentare le informazioni quando costituiscono una succursale o una società in un altro Stato membro. Le informazioni saranno scambiate tramite il sistema di interconnessione dei registri delle imprese. La registrazione sul portale Bris, pubblico, aumenterà il grado di trasparenza vista l’interconnessione con ilRegistro dei titolari effettivi e il portale unico europeo sui registri d’insolvenza e fallimentari;
  • un certificato societario dell’UE, contenente un insieme di informazioni di base sulle società, disponibile gratuitamente in tutte le lingue dell’UE;
  • un modello standard multilingue per una procura digitale dell’UEche autorizzi una persona a rappresentare la società in un altro Stato membro;
  • l’eliminazione di formalitàquali la necessità di un’apostilla o di traduzioni certificate per i documenti societari.

LE PMI SONO IL 99% DELLE SRL NELL’UE

La Commissione ha scelto di concentrarsi sulle Pmi poiché rappresentano il 99% delle società a responsabilità limitata nell’Ue e tra queste circa il 40 per cento è impegnato in attività o investimenti transfrontaliere. I cambiamenti non saranno immediati: la direttiva dovrà essere approvata prima dal Parlamento, poi dal Consiglio Ue, e poi Stati membri avranno due anni di tempo per mettersi in regola con le nuove norme. “In un mercato globale competitivo – ha detto il commissario per la Giustizia, Didier Reynders –, le imprese devono essere sostenute per consentire loro di operare in modo rapido ed efficace, raccogliendo al tempo stesso i vantaggi del mercato interno dell’Ue. La proposta farà proprio questo”.

LA VIA ITALIANA ALLA SBUROCRATIZZAZIONE: IL NUOVO CODICE PER GLI APPALTI

Se l’Ue si prende i suoi tempi per procedere con la sburocratizzazione, nel nostro paese è stato da approvato il nuovo codice per gli appalti che, a ben guardare, ha le stesse finalità della direttiva alla proposta dalla Commissione Europea: semplificare e sburocratizzare. Ma come? Attraverso un nuovo strumento “che mette in grado istituzioni e imprese di lavorare con celerità per fornire beni e servizi ai cittadini”, si legge nella nota del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. “Per fare una gara si risparmieranno dai sei mesi a un anno, grazie innanzitutto alla digitalizzazione delle procedure (in vigore dal 1° gennaio 2024)”, assicurano da Porta Pia. La strategia seguita dal nuovo “Codice Salvini” è prediligere l’affidamento diretto ai bandi di gara. Per gli appalti fino a 150mila euro si potrà procedere con affidamento diretto, poi fino a 1 milione sarà necessaria una procedura negoziata senza bando invitando 5 imprese, le imprese da invitare salgono 10 per i lavori sotto la soglia Ue di 5,38 milioni. La gara vera e propria resta, quindi, una possibilità residuale.

PIÙ DIGITALE E MENO CARTA

Anche il legislatore italiano ha deciso di percorrere la strada della informatizzazione e della trasparenza digitale: le aziende coinvolte dall’appalto saranno tracciate in una banca dati che “conterrà le informazioni relative alle imprese, una sorta di carta d’identità digitale, consultabile sempre, senza che sia necessario per chi partecipa alle gare presentare di volta in volta plichi di documentazione, con notevoli risparmi di costi e soprattutto di carta”.

 MENO BUROCRAZIA E MENO TRASPARENZA? LA MANO EUROPEA E L’ANAC

Il codice per gli appalti, sebbene nelle intenzioni voglia sburocratizzare e rendere più agile il rapporto tra pubblico e privato, dall’altro, a differenza della normativa in gestazione all’UE, fa sorgere più di qualche dubbio in materia di trasparenza. A chiedere attenzione è stato il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia. “Attenzione, però, a spostare l’attenzione solo sul ‘fare in fretta’, che non può mai perdere di vista il ‘fare bene’ – si legge in una nota dell’ANAC -. Semplificazione e rapidità sono valori importanti, ma non possono andare a discapito di principi altrettanto importanti come trasparenza, controllabilità e libera concorrenza, che nel nuovo Codice non hanno trovato tutta l’attenzione necessaria, specie in una fase del Paese in cui stanno affluendo ingenti risorse europee“.

I SINDACATI SCENDONO IN PIAZZA CONTRO IL NUOVO CODICE DEGLI APPALTI

I sindacati sono preoccupati dalle ricadute del nuovo codice sulla qualità del lavoro, tanto che annunciano una manifestazione il prossimo sabato. Secondo il leader della UIL Pierpaolo Bombardieri, il rischio è che ci siano “gare al massimo ribasso e si rischia di indebolire tutto ciò che si è provato a costruire per la sicurezza sul lavoro e per l’applicazione dei contratti, soprattutto nell’edilizia. La logica della semplificazione che si scarica sempre sui lavoratori non è più accettabile”. Sarà accanto ai sindacati in piazza anche la nuova Capogruppo Pd alla Camera, Chiara Braga. “Sul tema degli appalti, che sono così importanti per i lavori e i servizi di questo Paese, questo governo ci sta riportando alla stagione della legge Obiettivo – dice la deputata aRadio Immagina – Noi pensiamo si debba fare una battaglia e saremo al fianco delle forze sociali, ad esempio i sindacati, che chiedono proprio su questo tema regole diverse che garantiscano la qualità del lavoro, la concorrenza e il rispetto della normativa”

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