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Com’è messa l’Italia sul Pnrr? Tutte le pulci della Corte dei conti

Mezzogiorno

Picco di spesa nel 2024 e territorializzazione delle risorse. C’è ancora molto da fare per ridurre il divario nord-mezzogiorno. La relazione semestrale 

Il picco di spesa per le opere del PNRR si avrà nel biennio 2024- 2025 “con valori annuali che supereranno i 45 miliardi”. A dirlo sono i magistrati contabili della Corte dei conti che hanno presentato, nella Sala della Regina di Montecitorio, la Relazione semestrale sullo stato di attuazione del PNRR.

PNRR: PICCO DI SPESA NEL BIENNIO 2024-2025

La Corte rileva che nei primi due anni il PNRR è stato oggetto di revisione nella programmazione delle risorse. Una revisione che ha imposto di spostare parte delle previsioni di spesa dal primo triennio al secondo biennio. E non si parla di importi irrisori ma “oltre 20 miliardi complessivi”.

Dal 2023 è prevista un’accelerazione, rispetto alle previsioni iniziali, di oltre 5 miliardi. Al termine del 2023 “nonostante il recupero, il livello della spesa cumulata dovrebbe rimanere inferiore di quasi 15 miliardi, rispetto al quadro finanziario iniziale”. Il picco di spesa si raggiungerà nel “biennio 2024- 2025” con valori annuali “che supereranno i 45 miliardi”.

Sul punto è intervenuto anche il commento di Angelo Maria Quaglini, consigliere delle Sezioni riunite della Corte dei Conti, che ha presentato la relazione semestrale. “La nuova pianificazione – ha spiegato – ha previsto una traslazione in avanti delle spese previste per il triennio 2020-2022, con inizio nel 2023 e con un’accelerazione di 5 mld. Nel successivo biennio è invece previsto un picco di spesa. Ci sono margini di ulteriore sviluppo. Nel 2022 risultavano raggiunti tutti gli obiettivi fissati per il 2022”.

GLI OBIETTIVI DEL SECONDO SEMESTRE 2022

La relazione continua con una buona notizia: tutti gli obiettivi del secondo semestre risultano conseguiti. “Risultano tutti conseguiti i 55 obiettivi del secondo semestre 2022. In esito a tale avanzamento 38 iniziative hanno esaurito gli obiettivi europei per le stesse fissati: si tratta di 31 riforme, segnando un progresso del 49 per cento sul totale di categoria, e 7 investimenti, pari ad oltre il 3 per cento del complesso – si legge nella relazione -.

Dette 38 misure non possono naturalmente considerarsi ultimate, in quanto le stesse potrebbero necessitare di step realizzativi ulteriori, rispetto agli obiettivi concordati in sede europea. Per i 52 obiettivi nazionali, la ricognizione effettuata dalla Corte dei conti evidenzia un tasso di conseguimento più basso (62 per cento, n. 32); a fine anno, le attività inerenti a 7 target risultavano solo avviate, 5 target figuravano ancora in via di definizione, mentre per ulteriori 8 obiettivi emergevano ritardi rispetto alla scadenza programmata”.

LA TERRITORIALIZZAZIONE DEL PNRR

“Il PNRR è un’opportunità straordinaria per l’ammodernamento del Paese e per superare i divari che contrastano la sviluppo e la crescita”. A dirlo è il presidente della Camera Lorenzo Fontana padrone di casa alla presentazione della Relazione della Corte dei conti. A questo il consigliere della Corte dei conti, Quaglino ha aggiunto che “i dati Regis mostrano una territorializzazione del Piano: assegnati oltre 72 miliardi di finanziamenti e la mappatura evidenza che il 39,2% delle risorse sono andate al Sud e alle isole, il 30% al Nord, il 15% al Centro.

Emerge quindi una corsia preferenziale per il Mezzogiorno”. L’aumento della “quota di riserva a favore del Mezzogiorno nell’ambito del PNRR trova quindi giustificazione in dinamiche dell’accumulazione pubblica che, nel difficile decennio aperto dalla crisi finanziaria mondiale, avrebbero mancato di compensare i pregressi divari territoriali – si legge nella relazione della Corte -. L’analisi delle procedure con cui le singole Amministrazioni stanno dando attuazione al Piano porta il Dipartimento per le politiche di coesione a considerare pari al 41 per cento la quota di risorse formalmente assegnata al Mezzogiorno e superiore al 45 per cento la parte di tali appostamenti riferibile a “progetti identificati”, ossia con certezza di destinazione”.

Ma tutto ciò costituisce “condizione necessaria, ma non sufficiente per il conseguimento dell’obiettivo di riduzione dei divari territoriali”.

I RITARDI DEL MEZZOGIORNO IN CAMPO DIGITALE

Grande rilievo, nel PNRR, riveste la transizione digitale. Anche in questo campo il Sud presenta ritardi significativi rispetto alla media italiana. “La presenza di ritardi digitali, seppur territorialmente differenziati, può essere associata agli ampi divari di produttività che penalizzano il Mezzogiorno nel confronto italiano (e ancor più europeo)”, si legge.

La capacità del PNRR di incidere su tali dimensioni potrebbe quindi sostenere un recupero della produttività. Il PNRR prevede 71 misure destinate al recupero del gap digitale e ad esse si associa “una dotazione finanziaria complessiva di 41,3 miliardi”, di questi 14,9 miliardi, sono attribuiti al Mezzogiorno, il 36,3 per cento.

LE RIFORME STRUTTURALI CHE TRAINANO IL PERCORSO RIFORMATORE

A dare impulso sono state, soprattutto, le “riforme strutturali, in particolare nel settore della giustizia civile e penale, in quello della concorrenza e delle politiche attive del lavoro”. Nel corso dell’ultimo semestre è proseguito “il percorso riformatore che investe la Pubblica amministrazione, nella prospettiva della semplificazione procedurale, del miglioramento del sistema di riscossione, in particolare nella direzione più volte segnalata dalla Corte dei conti di favorire la compliance dei contribuenti, nonché del miglioramento dell’efficienza della spesa, rafforzando le tecniche di analisi e valutazione”.

Le riforme che la Corte dei conti ritiene di rilievo riguardano anche il “settore dell’istruzione, in particolare grazie all’approvazione della riforma degli istituti tecnici e professionali e all’istituzione del Sistema terziario di istruzione tecnologica e superiore, tutti passaggi in grado di incidere sulla capacità di generare figure professionali ad alta occupabilità, funzionali a ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro in settori altamente specializzati”.

Nel secondo semestre sono stati conseguiti obiettivi in materia di investimenti infrastrutturali prevalentemente legati al settore dei trasporti ferroviari, e sul fronte della transizione verde e digitale, in particolare nel settore pubblico e in campo sanitario.

L’ASSUNZIONE DI PERSONALE DEDICATO AL PNRR E LE DIFFICOLTÀ DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI

La Corte esprime qualche perplessità in merito alle modalità di reclutamento del personale dedicato al PNRR. Il giudizio della Corte si concentra sulle “formule non stabili” attraverso le quali è stato assunto il personale dedicato all’attuazione del PNRR che avrebbe “fatto emergere non poche difficoltà, per le Amministrazioni, nel garantire la continuità operativa delle strutture che, al contrario, necessiterebbero di un quadro di risorse certo per tutto l’orizzonte temporale del Piano”.

Non solo mezzogiorno: Personale dedicato al PNRR

NON SOLO MEZZOGIORNO, ECCO GLI ALTRI GAP DA RIDURRE

Molto c’è da fare per ciò che riguarda la riduzione dei divari di genere e per l’occupazione dei più giovani, due dimensioni trasversali rispetto alle misure specifiche del PNRR. ” Il tasso di occupazione giovanile (al 31,1 per cento tra i 15 e i 29 anni) è inferiore di oltre 16 punti alla media europea, i giovani che non studiano e non lavorano nella stessa fascia sono il 23 per cento contro il 13 della UE – rileva la Corte -.

Ancor più netto il ritardo sul fronte delle condizioni di genere: il tasso di mancata partecipazione al lavoro delle donne è al 22,8 per cento in Italia contro il 10,9 europeo (il 5,1 in Germania, il 9,8 in Francia); le donne che vivono in famiglie con grave deprivazione abitativa sono il 6,1 per cento in Italia contro l’1,3 per cento in Germania e il 3,8 in Francia”.

Alla riduzione di queste disuguaglianze sono destinate risorse per “49,7 miliardi per il divario di genere e di 54,6 miliardi per interventi a favore della questione giovanile”. Alla fine 2022 erano 131 i traguardi e obiettivi relativi alla riduzione di queste due disuguaglianze. “Di tali obiettivi, sempre a fine anno – scrive la Corte -, ne risultano completati 118, il 90 per cento, tra i quali rientrano tutti quelli aventi rilevanza europea. Nel 2023 dovranno essere conseguite altre 69 scadenze”.

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