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Cecilia Sala è libera, Mohammad Abedini resta nel carcere di Opera

giornalisti

Con una nota Palazzo Chigi rende nota la scarcerazione della giornalista Cecilia Sala, detenuta nel carcere di Evin a Teheran dallo scorso 19 dicembre 

Cecilia Sala è stata liberata. Ad annunciarlo una nota di Palazzo Chigi che ha comunicato la liberazione e il rientro della giornalista detenuta nella prigione di Evin dal 19 dicembre scorso.

Ad accogliere Cecilia Sala all’aeroporto di Ciampino c’erano il compagno e collega Daniele Raineri, i genitori della giornalista, la Premier Giorgia Meloni e il ministro degli esteri Antonio Tajani.

 

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“Grazie a un intenso lavoro sui canali diplomatici e di intelligence, la nostra connazionale è stata rilasciata dalle autorità iraniane e sta rientrando in Italia. Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, esprime gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il ritorno di Cecilia, permettendole di riabbracciare i suoi familiari e colleghi – si legge nella nota di Palazzo Chigi -. Il Presidente ha informato personalmente i genitori della giornalista nel corso di una telefonata avvenuta pochi minuti fa”.

CECILIA SALA E L’ACCUSA DI VIOLAZIONE DELLE LEGGI DELLA REPUBBLICA ISLAMICA 

Cecilia Sala era stata arrestata a Teheran lo scorso 19 dicembre. L’accusa, resa pubblica solo molti giorni dopo, era di “violazione delle leggi della Repubblica Islamica”. I servizi di sicurezza iraniani l’hanno prelevata dal suo albergo e condotta in una cella d’isolamento nella prigione di Evin, dove sono imprigionati i dissidenti iraniani e cittadini stranieri.

La prima visita dell’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amodei, c’è stata solo 27 dicembre sebbene la stessa sia stata informata il giorno del suo arresto. Negli ultimi giorni avevano destato preoccupazione le condizioni di detenzione della 29enne, giornalista freelance e podcaster.

IL LEGAME CON L’ARRESTO DELL’INGEGNERE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI 

Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Esmail Baghaei, nel corso di un aggiornamento settimanale, aveva negato che l’arresto della giornalista fosse collegato tra al fermo di Mohammad Abedini Najafabadi, l’ingegnere iraniano esperto di droni e detenuto in Italia dal 16 dicembre per essere estradato negli Stati Uniti con l’accusa di avere aggirato gli embarghi e avere fornito droni e materiali elettronici all’Iran. In realtà a stabilire un collegamento era stato il viceministro degli Esteri (con delega agli Affari politici) Vahid Jalalzadeh nel colloquio con l’ambasciatrice Amodei. “La connessione tra la carcerazione di Abedini e quella di Sala è stata affrontata nella parte ufficiosa del colloquio tra l’ambasciatrice Amadei e il viceministro Jalatzadeh – ha scritto Giovanni Bianconi sul Corriere della sera -. È stato quest’ultimo a stabilire il nesso, quasi dettando le condizioni per una possibile soluzione che riguardi entrambi i detenuti: uscire di prigione dietro una contropartita di qualche genere, senza ulteriori conseguenze giudiziarie”.

I GIUDICI DI MILANO RESPINGONO RICHIESTA DI DOMICILIARI DI ABEDINI

La procura generale di Milano ha espresso parere negativo sull’istanza della difesa di Abedini che aveva chiesto i domiciliari. L’Ingegnere iraniano resta nel carcere di Opera almeno fino al 15 gennaio, giorno in cui è fissata l’udienza.

Leggi anche: Cecilia Sala: perché Teheran ha arrestato la giornalista italiana 

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