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Che cosa si dice sullo scoop Abc sul finanziamento del Venezuela al 5 Stelle

M5s Movimento Stelle Comunali

I graffi di Damato sulla “bomba di Caracas” caduta sull’incendio del Movimento 5 Stelle

Scusatemi tanto, ma pur con tutto il male che penso del Movimento 5 Stelle, della sua origine protestararia-comica e della sovrarappresentanza in un Parlamento eletto solo due anni fa avendo però sulla faccia le rughe di un quasi centenario, non sono riuscito né a stupirmi né a ndignarmi di fronte alla “bomba di Caracas”. Così l’ha definita in un titolone di prima pagina La Verità di Maurizio Belpietro riferendo dei tre milioni e mezzo, non ho capito se di dollari o di euro, che una decina d’anni fa le 5 Stelle, appunto, avrebbero preso dal Venezuela di Hugo Chavez e Nicolas Maduro.

“UNA BOMBA D’ACQUA”

Più che di soldi, o “soldi e veleni”, come li ha chiamati Il Gazzettino, mi è sembrata e mi sembra una bomba d’acqua, di fronte alla quale mi  fanno ridere anche le proteste e minacce di querele dei dirigenti di un movimento alle prese, come vedremo, con  problemi molto più seri e reali. Che si riflettono sul governo sino a lasciarlo “appeso al falò cinquestelle”, come al Messaggero hanno titolato l’editoriale di Alessandro Campi.

Ho trovato alquanto esagerata anche la scelta del maggiore giornale italiano – il Corriere della Sera – di  aprire con questa vicenda il numero di questo martedì 16 giugno, o la decisione  di Repubblica di mettere sulle piste di questa “storia” addirittura Filippo Ceccarelli. Non parlo poi della  carica di umorismo sfuggita al mio amico Piero Sansonetti aprendo il suo Riformista con la domanda “Ma allora è Maduro il capo politico dei 5 Stelle?”, dopo avere tante volte scritto che il capo è di notte Beppe Grillo e di giorno Marco Travaglio, o viceversa.

No, questa bomba d’acqua fa il paio con quella, pur supportata dalla solita indagine giudiziaria dai tempi altrettanto solitamente biblici, dei 60 milioni, addirittura, che Matteo Salvini avrebbe cercato, senza neppure riuscirvi, a strappare per la sua Lega a Putin mandando a trattarli personaggi un po’ da operetta in un albergo di Mosca zeppo, come tutti gli alberghi di quella città ben prima di Putin, di spie fisiche ed elettroniche.

Personalmente, sono abituato alle storie molto più serie e provate dei finanziamenti sovietici al Pci negli anni della cosiddetta guerra fredda e di quelli conseguenti, o a monte, degli americani ai partiti di governo e sindacati più o meno fiancheggiatori. Di fronte a quelle storie, vere, che cosa volete che provi di fronte a quelle presunte di oggi? E poi, via, con tutti i guai che sono riusciti a procurare ai loro connazionali Chavez e Maduro come potete considerarli così intelligenti, così furbi, così bravi da prevedere dieci anni fa le magnifiche sorti dei grillini in Italia e guadagnarsene favori e sudditanza alla modica cifra di tre milioni e mezzo di dollari, o simili? Cerchiamo di essere seri.

“LA BUFALA” LIQUIDATA DA TRAVAGLIO

Per una volta condivido “la bufala” cui è ricorso sul Fatto Quotidiano il direttore Travaglio per liquidare la faccenda nel contesto di un editoriale in cui mi sono divertito a vedere tradurre  in uno “stallo” quasi banale la crisi in cui si trova il Movimento, di cui egli può quanto meno ritenersi tra i più informati in circolazione. Ma dove non riesce neppure lui a scegliere bene fra Grillo e il contestatore appena ripropostosi nella persona di Alessandro Di Battista. Il primo, secondo Travaglio, avrebbe ragione a scommettere su Conte e l’altro a “denunciare l’afasia programmatica e identitaria” di un movimento che “non è più quello di prima, ma non è mai diventato qualcos’altro”. Ben detto, purtroppo, per tutti noi, incolpevoli e costretti a subirne i danni.

 

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