Obiettivi, presupposti e conclusioni della conferenza di ieri: gli interventi di Meloni
Su iniziativa del Governo italiano, si sono riuniti a Roma, presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, i leader di quasi tutti gli Stati della sponda Sud del Mediterraneo allargato, del Medio Oriente e del Golfo, gli Stati Ue di primo approdo e alcuni partner del Sahel e del Corno d’Africa, i vertici delle Istituzioni europee e delle Istituzioni finanziarie internazionali, per affrontare le emergenze e lanciare una strategia di sviluppo condivisa. Al termine dei lavori, la conferenza stampa del Presidente Meloni.
Tutti i dettagli.
GLI OBIETTIVI DELLA CONFERENZA: L’AGENDA
Avviare un percorso internazionale per attuare misure concrete per la crescita e lo sviluppo del Mediterraneo allargato e l’Africa; affrontare le cause profonde dei flussi irregolari per sconfiggere l’attività criminale dei trafficanti di esseri umani; individuare soluzioni a tutela dell’ambiente cogliendo le sfide della diversificazione energetica e del cambiamento climatico. Con questi obiettivi si svolge a Roma, presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il 23 luglio la prima ‘Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni’ organizzata su iniziativa del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni.
Si tratta di un’iniziativa di politica estera dove l’Italia esercita il suo ruolo centrale nel Mediterraneo allargato con il fine di dare avvio a un percorso pluriennale, con impegni concreti e verificabili da parte degli Stati partecipanti sui temi dello sviluppo e delle migrazioni.
Un ulteriore passaggio dell’azione diplomatica a tutto campo del Governo Meloni per affrontare le emergenze secondo un approccio integrato che punta a costruire un partenariato tra pari, multidimensionale e di lungo periodo, fondato sulla solidarietà fra le Nazioni, sul rispetto della loro sovranità e sulla condivisione delle responsabilità.
La Conferenza mira a governare il fenomeno migratorio, contrastare il traffico di esseri umani e promuovere lo sviluppo economico secondo un nuovo modello di collaborazione fra Stati, attraverso la pianificazione e la realizzazione congiunta di iniziative e progetti in sei settori principali: agricoltura; energia; infrastrutture; educazione-formazione; sanità; acqua e igiene.
Il formato comprende i leader di quasi tutti gli Stati della sponda Sud del Mediterraneo allargato, del Medio Oriente e del Golfo, nonché gli Stati Ue di primo approdo e alcuni partner del Sahel e del Corno d’Africa e i vertici delle Istituzioni europee e delle Istituzioni finanziarie internazionali. Nazioni di origine, di transito, di primo arrivo in Europa e partner come gli Stati del Consiglio di Cooperazione del Golfo.
L’INTERVENTO DI APERTURA DI MELONI
Cari amici, è un grande onore per il Governo italiano, per me, accogliervi a Roma per questa conferenza dedicata allo sviluppo e alle migrazioni. Voglio ovviamente ringraziare il Ministro Tajani, il Ministero degli Esteri, voglio salutare la delegazione del Governo italiano che è presente qui oggi, c’è anche la presenza del Vice Premier Matteo Salvini, il Ministro degli Interni, ma devo ringraziare soprattutto voi, uno a uno, per aver accettato l’invito del Governo italiano a prendere parte a questa iniziativa che io spero possa essere la prima di molte altre iniziative.
Il fatto che attorno a questo tavolo siedano i massimi rappresentanti di oltre 20 Stati, molti a livello di Capi di Stato e di governo, e che ci siano diverse organizzazioni internazionali, dimostra non solo l’amicizia che intercorre tra le nostre Nazioni, dimostra soprattutto la consapevolezza che ciascuno di noi ha che, per affrontare efficacemente le grandi sfide che abbiamo di fronte, è fondamentale che siamo capaci di lavorare insieme. Io credo che sia la prima volta che in tema di migrazione e sviluppo si incontrino gli attori che sono intorno a questo tavolo. Gli Stati europei del Mediterraneo di primo approdo delle rotte migratorie, gli Stati del Magreb, diversi Stati del Sahel, africani, medio orientali di origine e transito dei flussi, Paesi del Golfo, insieme a questi, come dicevo, le principali organizzazioni internazionali, i massimi rappresentanti dell’Unione europea, l’Unione africana.
Un’iniziativa che è unica nel suo genere, un’iniziativa nella quale personalmente credo fortemente. Questo non vuole essere un format chiuso, anzi noi lo consideriamo l’inizio di un percorso, un percorso che ci piace chiamare “processo di Roma”, che deve rafforzare sempre di più il dialogo tra noi ma anche essere aperto ad altri contributi. Su una cosa voglio essere chiara. Quello che noi inauguriamo oggi è soprattutto un dialogo tra pari, basato sul reciproco rispetto, perché quello tra Europa e Mediterraneo allargato non può essere un rapporto “competitivo” o addirittura conflittuale. Non deve essere un rapporto fatto di interessi contrapposti da mediare, perché i nostri interessi, alla prova dei fatti, sono molto più convergenti di quanto noi stessi a volte riconosciamo. Così in quel rapporto io vedo soprattutto grandissime opportunità, che sono opportunità comuni e che possono però essere esplorate pienamente solamente partendo da un rapporto basato sulla lealtà e sulla franchezza.
Allora voglio essere io la prima a essere franca. So che per molti di voi in passato l’Europa non ha sempre considerato come propri i problemi del resto del mondo e che più in generale l’Occidente ha, a volte, dato l’impressione di essere più attento a dare lezioni piuttosto che a dare una mano. E probabilmente anche questa diffidenza che poi ha reso difficile a volte andare avanti nella soluzione di dossier che erano strategici, ma sicuramente è stato così per quello che riguarda il dossier migratorio. Noi abbiamo spesso approcciato la questione delle migrazioni e più specificamente dell’immigrazione non governata, dell’immigrazione illegale, come un tema che contrapponeva i Paesi di partenza e di transito da una parte e i Paesi di approdo dall’altro. Invece non è così. Perché l’immigrazione illegale di massa danneggia tutti, danneggia ciascuno di noi. Nessuno ne trae vantaggio se non le organizzazioni criminali che si arricchiscono sulla pelle dei più deboli, dei più fragili e che poi utilizzano la loro forza anche contro gli Stati, condizionandone le istituzioni, mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini, l’economia, la stabilità politica, l’equilibrio democratico. E prima ancora degli Stati, tutto questo riguarda le persone, perché al centro dei flussi migratori ci sono soprattutto loro, le persone: vite, speranze, paure, sofferenze. Usati, sfruttati da organizzazioni criminali che seguono solamente la logica del profitto. E ognuno di noi ha negli occhi e nei propri ricordi la morte di chi non è riuscito a superare i viaggi della speranza, la disperazione dei sopravvissuti che hanno perso le persone care. E allora è nostro dovere occuparci, ovviamente, dei nostri Stati, ma è nostro dovere anche occuparci del destino di queste persone. Ecco perché io penso che dobbiamo iniziare insieme un percorso di dialogo che però deve portarci a centrare obiettivi concreti. E allora io provo in apertura di questa Conferenza a suggerire qualche punto specifico di discussione, rimanendo ovviamente attenti a quelli che doveste suggerire voi e aggiungere durante il dibattito.
Primo, contrasto all’immigrazione illegale.Secondo, governo di flussi legali di migrazione. Terzo, sostegno ai profughi e ai rifugiati e soprattutto, la cosa più importante di tutte, perché altrimenti tutto quello che facciamo sarà insufficiente, una cooperazione ad ampio raggio per sostenere lo sviluppo in Africa e più in generale nei Paesi di provenienza delle rotte dei migranti, affrontando alle radici e le cause profonde delle grandi migrazioni.
Riguardo il tema del contrasto all’immigrazione illegale, io penso che la nostra priorità dovrebbe essere quella di rafforzare la collaborazione operativa tra le nostre forze di polizia, le autorità giudiziarie dei differenti Stati, l’impegno a perseguire i trafficanti, gli esseri umani, di aggiornare le legislazioni quando fossero carenti, così che il lavoro fatto da una Nazione non venga poi reso vano da una dimensione delle reti di trafficanti che ormai è estremamente estesa. L’Italia già mette ad esempio a disposizione di quegli Stati che intendano usufruirne, l’esperienza e la professionalità dei propri magistrati, dei propri funzionari di polizia per attività di formazione e per suggerimenti in tema di norme necessarie. Lo abbiamo fatto in passato con i Paesi di provenienza e transito e siamo ovviamente ancora più disponibili oggi. Accanto a questo io penso che occorra ragionare di come insieme possiamo occuparci di quelle che sono le principali armi che vengono usate per questo commercio, che sono le imbarcazioni delle reti di trafficanti, sempre più inadeguate a compiere le traversate per le quali i trafficanti si fanno pagare migliaia di dollari, disinteressandosi del fatto che in molti casi quelle imbarcazioni si ribalteranno e provocheranno la morte di chi è salito a bordo, perché a quel punto chi è salito a bordo avrà già pagato. E poi io credo sia fondamentale la cooperazione per colpire il cuore di queste mafie che sono le reti finanziarie e, da questo punto vista, credo e propongo che sarebbe utile un coordinamento tra le nostre strutture di intelligence perché noi parliamo sempre degli scafisti ma lo scafista è l’ultimo anello di una catena sempre più lunga in queste organizzazioni. E poi è importante lavorare in termini di cooperazione per migliorare i centri presenti nei Paesi di origine, di transito, una migliore gestione degli strumenti di rimpatrio, soprattutto per quello che riguarda gli strumenti volontari.
E, punto secondo, combattere l’immigrazione illegale, combattere le reti di trafficanti ci consente soprattutto di offrire nuove opportunità di migrazione legale. Noi dobbiamo interrogarci su come possiamo cogliere i frutti positivi delle migrazioni e questo è possibile soltanto con una gestione fondata sulla cooperazione tra di noi. L’Italia e l’Europa hanno bisogno di immigrazione, per questo noi non possiamo continuare a dare il segnale che verrà premiato chi entra illegalmente a discapito di chi vorrebbe farlo legalmente. Come non possiamo dare il segnale che da una parte siamo aperti a far entrare molte persone, ma dall’altra non ci occupiamo del destino che quelle persone avranno quando si ritroveranno nelle nostre Nazioni, perché quella non è solidarietà. Il Governo che presiedo ha già dato da questo punto di vista un forte segnale. Noi abbiamo programmato un Decreto flussi per la prima volta triennale, aumentando le quote rispetto al passato di ingressi legali, immaginando quote privilegiate per gli Stati che collaborano per fermare la rete di partenze illegali e con ingressi fuori quota aggiuntivi per i lavoratori che seguono percorsi di formazione prima di partire. È il modello che cerchiamo di promuovere anche in Europa, un modello sul quale ovviamente è fondamentale la collaborazione anche vostra.
Il terzo punto è il sostegno a profughi e rifugiati, che è un dovere al quale nessuno può sottrarsi nel pieno rispetto del diritto internazionale. Chi fugge dalle guerre, chi fugge dal terrorismo, dalla fame, dalle catastrofi naturali, ha il diritto di mettersi in salvo, anche quando questo comporta attraversare i propri confini. Però anche su questo serve, diciamo così, chiarezza, perché questo diritto non può comportare automaticamente la possibilità di essere accolti ovunque nel mondo. Il peso maggiore inevitabilmente tende a ricadere sulle Nazioni che sono confinanti. Quello che accade ad esempio alla Turchia, primo Stato al mondo per numero di profughi accolti sul proprio territorio, è quello che oggi accade ad esempio alla Polonia in tema di aiuto ai profughi del conflitto ucraino. E allora il primo impegno qui non può che essere potenziare il sostegno non solo economico per quegli Stati che si ritrovano a fare carico di grandi flussi di rifugiati, che è un dovere di solidarietà certamente ma è anche il modo migliore per evitare ulteriori situazioni di instabilità. E poi accanto a questo il potenziamento dei corridoi umanitari, legali, sicuri, anche verso Stati più lontani, come appunto l’Europa. Anche sotto questo aspetto l’Italia è in prima fila nel contesto europeo. E ho lasciato per ultimo, dichiarando a monte, che era però il punto più importante, la quarta questione, quella senza la quale, come dicevo, ogni altro sforzo che facciamo sarà inevitabilmente vano. Il quarto punto è la collaborazione ad ampio raggio per sostenere lo sviluppo in Africa e in generale nei Paesi di provenienza dei migranti, affrontando alla radice le cause profonde che stanno alla base delle grandi migrazioni. In un’epoca nella quale si presta molta attenzione al diritto a migrare, noi non stiamo prestando sufficiente attenzione al diritto a non dover emigrare, a non dover scappare dalle proprie case, a non dover abbandonare la propria terra, a non dover lasciare i propri familiari in cerca di una vita migliore. Noi italiani siamo oggi terra di immigrazione, ma siamo stati terra di emigrazione diversi anni fa e conosciamo molto bene le storie difficili di chi abbandona le proprie terre, i propri cari, in cerca di condizioni migliori. E sappiamo bene anche che l’emigrazione comporta un grande costo economico, oltre che umano, per la Nazione che la vive, perché molto spesso quella Nazione si priva delle migliori energie che ha, si priva dei suoi giovani, magari dopo aver sostenuto il costo della loro crescita, della loro formazione. Per questo, in un’ottica di partenariato a vantaggio reciproco, credo che il primo obiettivo di questa Conferenza debba essere quello di lanciare iniziative e progetti di sviluppo per la regione del Mediterraneo allargato, dell’Africa Sub-Sahariana, attraverso la pianificazione e la realizzazione congiunta di iniziative e progetti che dal mio punto di vista dovrebbero concentrarsi prevalentemente su ciò che è strutturale e quindi su sei settori principali che individuo personalmente, ma anche qui sono assolutamente in attesa di ascoltare il vostro contributo. Agricoltura, energia, infrastrutture, educazione e formazione, sanità, acqua, igiene. Per questo l’obiettivo dei nostri lavori deve essere anche il reperimento delle risorse necessarie per realizzare queste iniziative di sviluppo, coinvolgendo non solo gli Stati e le organizzazioni internazionali, ma anche valorizzando le iniziative private e imprenditoriali. Mi piacerebbe cioè che ci dessimo l’obiettivo anche di medio termine di un fondo per lo sviluppo, che però preveda una fondamentale novità, e cioè che la sua gestione, come utilizzarlo, si decida con il contributo fondamentale dei Paesi che ne utilizzeranno le risorse. L’Italia nella sola cooperazione allo sviluppo è già impegnata per poco meno di un miliardo di euro in Africa. A queste risorse si sommeranno quelle a favore del clima, 3 miliardi nei prossimi anni e le molte iniziative delle nostre grandi e medie imprese. È la nostra parte in un complesso molto più ampio di risorse che possiamo attivare e siamo ovviamente pronti a fare ancora di più in un’ottica di partenariato strategico. Ma il partenariato, anche su questo voglio essere franca, deve essere paritario, non predatorio, multidimensionale, di lungo periodo, deve essere fondato sul rispetto e non su un approccio paternalistico degli uni sugli altri, sulla solidarietà, sul rispetto della sovranità di ciascuno, sulla condivisione di responsabilità, sulla tutela della legalità, perché questo è l’unico modo serio di rafforzare il nostro legame, di fidarci l’uno dell’altro sempre di più e di favorire lo sviluppo e la prosperità dei nostri popoli. Queste sono le ragioni, e concludo, che muovono questo appuntamento e sono certa che la discussione che ci accingiamo ad avviare in questa sessione e in quella successiva, che coinvolge anche le organizzazioni e le istituzioni finanziarie internazionali, ci indirizzerà verso approdi ambiziosi e condivisi. Quindi vi ringrazio ancora una volta di cuore per essere qui, vi ringrazio per il contributo che porterete e dichiaro ufficialmente aperti i nostri lavori. Grazie.
CHE COSA SI E’ DECISO ALLA CONFERENZA: IL PUNTO DI MELONI A FINE GIORNATA
Dunque, buonasera a tutti. Doveroso punto all’atto della conclusione di questa importante Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni che oggi l’Italia ha ospitato. Chiaramente non posso non partire da un ringraziamento a tutti i leader che hanno partecipato alla Conferenza, così come ovviamente al Ministero degli Affari Esteri, al Ministro Antonio Tajani, che ci ha ospitato qui alla Farnesina, ai diplomatici, allo staff di Palazzo Chigi che con me hanno lavorato alla realizzazione di questo evento, devo dire anche in tempi molto ristretti.
Molti si sono chiesti come sia nata questa iniziativa, qualcuno si è perfino sorpreso, non io. Girando molto, come ho fatto in questi mesi, mi sono resa conto ancora di più del ruolo fondamentale che l’Italia può giocare particolarmente nel Mediterraneo, con l’Africa, con il vicino Oriente, che sono il nostro ieri, il nostro oggi e lavoriamo perché siano anche il nostro domani.
Quello che accade oggi non sono idee astratte e il ruolo dell’Italia nel contesto mediterraneo non è un’idea astratta. In Africa, nell’Africa sub-sahariana, nell’Africa mediterranea, l’Italia tramite la cooperazione allo sviluppo ha un portafoglio di iniziative a dono di oltre un miliardo, a cui si aggiungono ulteriori iniziative nel vicino Oriente, Libano, Giordania, Siria, pari a ulteriori 250 milioni di euro. Negli interventi a credito sono in corso di realizzazione progetti per quasi un miliardo di euro in Africa e per oltre 220 milioni nei tre Stati che ho citato del Medio Oriente. A questi vanno aggiunti i progetti di Cassa Depositi e Prestiti che non cito per brevità. Il commercio tra Italia e Africa ha registrato negli ultimi anni un incremento medio quasi del 7% e si attesta oggi intorno ai 70 miliardi di euro. Lo scorso anno in particolare sono cresciute quasi del 90% le nostre importazioni, particolarmente nel settore delle materie prime critiche.
A questo aggiungo, perché pochi lo sanno, che SACE è la seconda agenzia di credito all’esportazione al mondo per esposizione in Africa. Ha garantito progetti delle aziende italiane nell’area per oltre 25 miliardi di euro, con una leva che supera i 50 miliardi di euro. L’Italia ha le carte in regola per giocare un ruolo da protagonista nel Mediterraneo e in Africa, non solamente per l’attenzione che sul piano degli investimenti ha sempre rivolto a queste Nazioni, ma anche per l’approccio che ha saputo dimostrare, un approccio che, ho ripetuto molte volte, una cooperazione non predatoria, una cooperazione paritaria, un approccio che non deve essere paternalistico, che deve aiutare queste Nazioni, accompagnarle, cercare di capire le loro difficoltà, intervenire su quelle difficoltà.
Nasce così l’iniziativa di questa Conferenza, dalla consapevolezza del ruolo che l’Italia può giocare per queste ragioni, per ragioni anche geografiche, per cui noi siamo inevitabilmente un ponte tra l’Europa, l’Africa e il Medio Oriente.
Eppure, da quando abbiamo immaginato questa Conferenza alla sua realizzazione oggi, c’è da dire che ha superato le nostre aspettative, non solamente per la partecipazione straordinaria, nessuna delle Nazioni che è stata invitata era assente oggi, la gran parte dei Paesi, oltre 20, che hanno preso parte alla Conferenza era rappresentata al rango di Capi di Stato e di Governo, c’erano i massimi vertici delle istituzioni europee, c’era l’Unione africana, c’erano 10 organizzazioni, oltre 10 organizzazioni di vario genere internazionali, finanziarie, umanitarie. Assolutamente una partecipazione straordinaria per la quale ancora una volta voglio ringraziare tutti i miei omologhi e tutte le delegazioni, ma la Conferenza supera le nostre aspettative anche per la capacità che all’esito di questo appuntamento abbiamo avuto di stilare delle conclusioni che sono state sottoscritte da tutti gli Stati e le organizzazioni multilaterali partecipanti che, secondo me, sono particolarmente importanti perché danno la dimensione di un’iniziativa che non serviva solamente a parlare. Danno la dimensione di quello che noi chiamiamo “processo di Roma”, cioè l’inizio di un percorso nel quale Nazioni che, per esempio sulla materia migratoria, ma non solamente sulla materia migratoria, hanno in passato spesso considerato i loro interessi non necessariamente convergenti, oggi capiscono quanto invece quegli interessi lo siano, capiscono che per affrontare e gestire le grandi crisi del nostro tempo è fondamentale saper lavorare insieme.
Dicevo “processo” perché ovviamente noi ci diamo un orizzonte ampio, questo è l’inizio di una piattaforma strategica, di una piattaforma inclusiva, oggi c’erano, come ho detto, molti Paesi ma molti altri devono essere coinvolti in questo processo. È un lavoro pluriennale per un’azione collettiva con una serie di obiettivi urgenti per tutti. Lavorare sullo sviluppo, perché il tema delle migrazioni oggi è un tema del quale vanno soprattutto rincorse e comprese le cause. Oggi per chi ha seguito tra voi il dibattito ci si rende conto di quanto il fenomeno sia multiforme, di quanto ogni Nazione abbia dei problemi, ma tutti sono vittima in qualche modo del fenomeno se non viene gestito e particolarmente delle reti di trafficanti. Fermare le reti di trafficanti è un obiettivo che tutti condividiamo, promuovere percorsi sicuri e legali, migliorare le procedure di asilo e di gestione, ripartire equamente gli oneri per i Paesi che ospitano i rifugiati, aiutare i Paesi che più di tutti si stanno caricando il peso di chi scappa dalla guerra, dal terrorismo e ha inevitabilmente bisogno di vedere rispettato il diritto internazionale.
Per fare questo serve un lavoro comune, molto ampio, che nessuno può evidentemente fare da solo. Servono ovviamente finanziamenti che devono essere più adeguati, iniziative e progetti di cooperazione. Dobbiamo rafforzare le iniziative soprattutto di lotta alla povertà e di protezione sociale, creare posti di lavoro e sviluppo delle competenze, sostenere una formazione, un’istruzione di qualità, l’imprenditorialità, garantire servizi essenziali, c’è il tema ovviamente della lotta ai cambiamenti climatici, cioè sono molte le materie sulle quali solamente una cooperazione multilaterale ad ampio raggio che rimetta al centro il Mediterraneo può davvero arrivare a dare delle soluzioni. Voi avete visto oggi, avrete seguito, presumo, la mia introduzione, quindi non voglio dilungarmi troppo, abbiamo lavorato prevalentemente su quattro filoni di discussione che ricalcano i punti delle conclusioni che sono state adottate stasera. Contrasto all’immigrazione illegale, particolarmente alla rete dei trafficanti. Sfruttando la disperazione umana ci sono ormai organizzazioni criminali che sono mosse solamente da interessi di lucro e che nel fare il loro lavoro destabilizzano anche i Paesi nei quali operano. Noi pensiamo che sia giusto lavorare per rafforzare la cooperazione tra le forze di polizia, le nostre autorità giudiziarie, per il più possibile amalgamare anche le legislazioni che si occupano di questa materia per evitare che il lavoro che fa una Nazione venga poi reso vano dal fatto che la rete di trafficanti è sempre più lunga. Bisogna colpire le reti finanziarie, “follow the money”, avrebbe detto qualcuno a cui siamo molto legati anni fa, e poi ovviamente una migliore cooperazione per la gestione degli strumenti di rimpatrio.
Combattere la rete dei trafficanti, combattere l’immigrazione illegale è anche il modo migliore e la precondizione per offrire nuove opportunità di migrazione legale. E qui noi abbiamo portato l’esempio del Governo italiano, che per la prima volta ha attivato un Decreto flussi triennale con quote maggiori rispetto a quanto venisse fatto in precedenza, proprio perché le quote erano coperte da chi entrava illegalmente, che immagina corsie preferenziali per le Nazioni che con noi collaborano nella lotta ai trafficanti e quote aggiuntive per coloro che fanno percorsi di formazione concordati prima della partenza. È un modello sul quale stiamo cercando di coinvolgere le altre Nazioni, l’Unione europea, è un modello sul quale è importante lavorare insieme.
E poi il tema del sostegno ai profughi e ai rifugiati, soprattutto ribadendo il diritto, come dicevo, per chi scappa da guerra e persecuzione a mettersi in salvo, ma è inevitabile che il peso maggiore di chi scappa da guerra e persecuzioni ricade inevitabilmente, deve ricadere inevitabilmente sulle Nazioni che sono più prossime e serve aiuto per queste Nazioni, che non sempre hanno avuto aiuto a sufficienza. Oggi sono state molte le testimonianze in questo senso, penso al Libano, penso alla Giordania, e siamo qui anche per occuparci del peso che queste Nazioni si stanno caricando. E poi, come dicevo, più importante di tutto la cooperazione con i Paesi africani, in generale con i Paesi di provenienza dei migranti. Noi abbiamo parlato di un modello di sviluppo ampio, non predatorio, sostenibile. Questo è soprattutto il “processo di Roma”.
Significa anche finanziare le iniziative con una pluralità di strumenti, comprese le donazioni degli Stati partecipanti, compresi gli strumenti che sono già attivi presso l’Unione europea. Voglio ringraziare anche Ursula von der Leyen, Charles Michel, i MED5 che erano qui oggi, così come voglio ringraziare lo sceicco Mohammed Bin Zayed, Presidente degli Emirati Arabi Uniti, che oggi ha dato un segnale di concretezza dichiarando di aver già dedicato 100 milioni di euro per avviare queste iniziative. Per me è un segnale importante, chiaramente è un segnale, ma è un segnale importante di concretezza. La cosa che ho sentito dire più spesso oggi è che abbiamo visto molte di queste iniziative, spesso si fanno iniziative che trattano anche questo tema, ma la concretezza, gli obiettivi di concretezza, di approccio che questa iniziativa ha dato oggi è un inedito. E sono molto fiera di questo perché penso che queste iniziative abbiano un senso, se riescono a dare il segnale di qualcosa di nuovo. E quindi le donazioni degli Stati che partecipano, oggi erano presenti a questa conferenza Nazioni che non sono teatro di immigrazione, che non sono vittime del fenomeno, che non soffrono il fenomeno migratorio, ma che erano qui perché capiscono come lavorare tutti insieme contro le reti di criminali significa anche lavorare per la stabilità del Nord Africa e del Mediterraneo.
E quindi, dicevo, il coinvolgimento pubblico, ma io credo che su questo ci sia anche un lavoro importante che può fare il settore privato nell’essere coinvolto in questo piano d’azione. Chiaramente dobbiamo guardare lo scenario, leggere il contesto, anticipare gli eventi, gli Emirati Arabi Uniti ad esempio quest’anno ospiteranno la COP28, l’evento sui cambiamenti climatici, e anche questa è un’altra materia che ci coinvolge, che coinvolge particolarmente l’Africa così come oggi rischia di impattare con maggiore forza il mancato rinnovo dell’accordo sul grano per responsabilità della Russia e quindi noi dobbiamo essere pronti a dare una mano a 360 gradi.
Le conclusioni di questa Conferenza, vista la rilevanza della Conferenza, saranno inviate anche al Segretario Generale dell’ONU e da domani il nostro obiettivo è lavorare ai seguiti concreti di questa iniziativa. Noi lavoreremo dando vita, da domani, a un Comitato direttivo dei Paesi che hanno partecipato per passare alle iniziative concrete, organizzeremo quanto prima una conferenza dei donatori in Italia ma in una anche delle altre Nazioni. Già abbiamo almeno due Nazioni che si sono candidate a ospitare la prossima tappa di questo evento, quindi è secondo me una grande giornata ma è da considerarsi ovviamente come l’inizio di un lavoro che durerà molto tempo ma che dimostra la serietà con la quale l’Italia affronta materie che sono epocali e strutturali, senza iniziative “spot” ma con un lavoro molto faticoso, molto lungo, molto serio.
E questa serietà non viene evidentemente percepita solamente da noi, viene percepita anche dai nostri interlocutori. Vi ringrazio, sono qui a vostra disposizione.
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